Fenicotteri, trote e lontre, ecco le Zone umide d'Italia

di REDAZIONE
(foto Legambiente)

“Valorizza, gestisci, ripristina, ama le zone umide”: è lo slogan della Giornata Mondiale delle Zone umide (World Wetlands Day) che si celebra il 2 febbraio per ricordare l’anniversario della relativa Convenzione, firmata a Ramsar (Iran) nel 1971 e sottoscritta finora da 170 Paesi.

La convenzione interessa una lista di quasi 2.500 zone di importanza strategica internazionale. 66 di esse  si trovano in Italia e alla vigilia dell'appuntamento Legambiente presenta un report sugli Ecosistemi Acquatici e una mappa di 15 buone pratiche italiane, citando progetti disseminati nel paese: dalla tutela della trota mediterranea al centro visite sulla lontra nel Parco nazionale del Gran Paradiso, dal monitoraggio del fenicottero rosa del Parco nazionale del Gran Sasso fino al censimento in Sicilia delle zone umide delle isole del Mediterraneo.



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La Giornata internazionale mette al centro dell'attenzione l’importanza delle aree acquitrinose, delle paludi, delle torbiere oppure delle zone naturali o artificiali d’acqua, dolce ma anche marina (con meno di 6 metri di profondità). Sono ecosistemi che presentano ricche biodiversità e  accolgono e conservano piante, uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci e invertebrati; habitat che danno il loro contributo al raggiungimento degli obiettivi europei e mondiali al 2030 nella stabilizzazione delle emissioni di gas serra e nella mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici.



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(Monticchio)


In Italia saranno oltre 45 gli appuntamenti organizzati da Legambiente e consultabili QUI , grazie al contributo dei circoli territoriali: dalle attività di birdwatching alle azioni di volontariato, dai webinar alle escursioni guidate alla scoperta di queste aree preziose. 

Tra i quindici esempi indicati come virtuosi nella tutela della biodiversità acquatica e delle zone umide si inserisce il progetto Life Streams avviato in 6 aree pilota (Parco nazionale della Maiella, Parco regionale Montemarcello-Magra-Vara, Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco nazionale dei Monti Sibillini, Parco nazionale del Pollino e Regione Sardegna) e poi esteso ad altre 11 aree per il recupero e la conservazione delle popolazioni di trota mediterranea, a rischio di estinzione. 


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(Lago Corniolo)


Sempre al ripopolamento di questa specie si è pensato nel bacino dell’Orba nel Parco del Beigua (SV) e in Molise, nei bacini fluviali del Biferno e del Volturno. Nell’ambito del progetto internazionale MediWet (Mediterranean Islands Wetlands), il censimento delle aree umide delle isole del Mediterraneo, l’Università di Catania ha individuato in Sicilia 11mila zone umide, piccoli invasi artificiali al servizio dell’agricoltura ma anche aree di grande pregio naturalistico. 

Seguono la mobilitazione popolare che ha spinto la Regione Autonoma del Friuli-Venezia Giulia a sostenere la candidatura Unesco dell’area del Tagliamento, il progetto sulla ricostruzione della zona umida di Mola realizzato dal Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, la campagna Goletta dei Fiumi per monitorare lo stato di salute dei maggiori fiumi della Regione Campania, il Contratto - sottoscritto da 11 comuni - per migliorare la tutela delle zone umide del Golfo di Oristano. E ancora: la nascita di un centro visite sulla lontra nel Parco nazionale del Gran Paradiso, il monitoraggio del Parco nazionale del Gran Sasso diventato habitat dei fenicotteri rosa, il censimento degli uccelli acquatici svernanti realizzato dalla Regione Puglia, in Umbria la gestione delle Zone a regolamento specifico “No Kill” della Valnerina, la tutela del Lago di Paola (LT) nel Parco nazionale del Circeo, la valorizzazione del lago nato da una frana nel Comune di Santa Sofia (FC).


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(Il lago Ampollino)


In generale l’Italia custodisce uno dei patrimoni più ricchi di biodiversità d’Europa, con circa il 37% del totale della fauna euromediterranea e una flora costituita da oltre 6.700 specie di piante vascolari. Ricchezza messa a rischio da fenomeni come l'inquinamento diffuso, l’urbanizzazione, l'agricoltura intensiva, l'eccessivo sfruttamento delle risorse, i crescenti impatti delle specie aliene invasive e i cambiamenti climatici che, secondo l’ONU, hanno già avuto un impatto globale negativo sul 47% dei mammiferi terrestri e il 23% degli uccelli. 

Da segnalare infine un allarme sulle specie aliene invasive: secondo la Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) quasi la metà delle specie ittiche d’acqua dolce è a elevato rischio di estinzione (48%) e proprio i pesci presentano anche la maggiore percentuale di specie già estinte in Italia (pari al 4% del totale). 


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