Eroismo delle Apuane, così la Resistenza sfondò la linea Gotica
di FABIO ZANCHI*
“Una mattina / mi son svegliato…” Ho aperto gli scuri della camera da letto. La giornata si annunciava bella, piena di sole. L’aria primaverile era ancora frizzantina. Il sole stava alzandosi sul Folgorito, una delle cime più belle delle Apuane. Dalla valle che ospita le numerose frazioni che danno vita al paese di Montignoso venivano le note di Bella ciao. Sì, proprio così: non me lo stavo sognando. Del resto era l’8 Aprile, non una giornata qualsiasi. E non era qualsiasi neppure il luogo: le frazioni di Piazza e di Capanne, da cui il 5 aprile del 1945 partì l’assalto al monte Folgorito, che aprì la breccia nella parte occidentale della Linea Gotica. Montignoso fu liberata l’8 aprile. Due giorni più tardi toccò alla città di Massa e poi a Carrara. Nel 2004 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì a Montignoso la Medaglia d’oro al Valore civile. Le note di Bella ciao, in occasione dell’anniversario della Liberazione, venivano diffuse a tutto volume dal palazzo del Comune, là in basso, in collaborazione con l’Anpi.
(Il cippo che segna l’inizio della
Linea Gotica sul mar Tirreno foto di Giulio Peranzoni)
Da queste parti la memoria della Resistenza è ancora ben coltivata. Per fortuna. In questa zona, a cavallo tra Versilia e Garfagnana, non si può certo dimenticare che i nazisti, insieme ai fascisti, si resero colpevoli delle stragi più efferate. Nel giro di appena un mese, dal 12 agosto 1944 al 16 settembre dello stesso anno, si va dall’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, con 560 vittime, alle 53 vittime di Bardine di San Terenzio (Fivizzano, 19 agosto), alle 107 di Valla (Fivizzano, 19 agosto), alle 13 di Guadine (Massa, 24 agosto), alle 174 di Vinca (Fivizzano) e alle 70 di Forno (tra il 24 e il 27 agosto), alle 40 di Massa (10 settembre), alle 147 delle Fosse del Frigido (Massa, 16 settembre), all’eccidio di Bergiola con 72 trucidati (Carrara, 16 settembre). A Montignoso la resistenza delle popolazioni durò sette mesi. Un periodo durissimo, dalla liberazione di Pietrasanta da parte delle truppe americane, il 19 settembre ’44. Mesi durante i quali tra i civili si ebbero quasi duecento morti. Nella sola notte di Natale del ’44 le vittime di un bombardamento furono 38.
Racconta Piercarlo Albertosi, presidente dell’Anpi di Montignoso: “Quando, alle prime luci del 5 aprile 1945, un gruppo di nippo-americani (i Nisei), guidati da 'Sciamino', il partigiano versiliese Pacifico Luisi del Gruppo Patrioti Apuani, aveva risalito un impervio sentiero che da Azzano, già territorio liberato, conduceva al monte Carchio, la tensione era altissima.
(Villa Schiff Giorgini, sede del Museo della linea Gotica foto di Fabio Zanchi)
Altri tentativi erano falliti nelle settimane precedenti e molti soldati americani erano stati uccisi. Chi aveva registrato il maggior numero di perdite era stata la divisione statunitense “Buffalo” formata dagli afro-americani che, in seguito, sarebbe stata l’artefice della liberazione di Montignoso.
Quel mattino, però, c’erano due importanti novità: la prima era rappresentata dalla non comune attitudine militare dei “Nisei”, uno dei gruppi scelti dell’esercito statunitense. La seconda consisteva nell’aver affidato la guida ai partigiani del luogo, che conoscevano a menadito quella parte di territorio e avevano condotto i soldati americani al di sopra del posto di guardia gestito da una piccola guarnigione tedesca che, colta di sorpresa, non aveva potuto opporre nessuna resistenza.
Catturata senza colpo ferire la guarnigione, il pertugio aperto dai nippo-americani del 100esimo Battaglione, 442esimo Reggimento, era stato utilizzato per far arrivare altri soldati; qualche ora dopo, a metà mattina, veniva sferrato il vero e proprio attacco frontale alle truppe tedesche che, nell’affannoso tentativo di tamponare quella falla, erano nella zona di Montignoso tra il Campaccio, il Monte Carchio e il Monte Folgorito”.
(La cima del Folgorito da villa Schiff foto di Fabio Zanchi)
Oggi sono molte le tracce di quei tempi. Alla foce del Cinquale si trova il cippo che segna l’inizio della Linea Gotica sul mar Tirreno. Più in su, sulla strada che porta al Pasquilio, a Piazza, a due passi dal bar Anpi, c’è Villa Schiff Giorgini che ospita il Museo della Linea Gotica. Se si ha la fortuna di avere Albertosi come guida, come ho avuto io, si viene a contatto con una delle pagine più avvincenti della liberazione del nostro Paese. Nel Museo c’è un grande plastico che riproduce la zona delle Apuane con gli schieramenti lungo la Linea Gotica. Su tutte le pareti, una serie di schermi con testimonianze e una ricchissima documentazione sulla Resistenza. Nel cortile di Villa Schiff, a metà del bel giardino in fondo al quale si vede la cima del Folgorito si trova il monumento a Nerino Garbuio, il partigiano diciannovenne che i nazisti impiccarono dopo indicibili torture che non riuscirono a strappargli il nome e il nascondiglio dei suoi compagni. In una teca c’è anche il chiodo cui il corpo di Garbuio restò appeso per sette giorni, per ordine dei suoi torturatori. La sua storia è ben raccontata da una graphic novel del disegnatore Giulio Peranzoni(https://www.youtube.com/watch?v=OdpUWoNlHCs&t=121s).
(Il monumento a Nerino Garbuio foto di Fabio Zanchi)
Alla Resistenza e alla Liberazione dal nazifascismo è legato il nome di Pietro Del Giudice, che ho avuto modo di conoscere e incontrare anni fa, grazie a mio cognato Pietro. La storia di Del Giudice è molto particolare. Era un domenicano del convento di San Marco a Firenze. Si ritirò sulle montagne della Versilia dopo un esaurimento nervoso. Nell’estate del ’44, dopo l’eccidio di Forno, prese la sua decisione, che racconta così in una bella intervista che gli fece Pietro Ichino: “Non era più tempo di celebrare messa, era tempo di lotta e di resistenza”. Lasciò la tonaca e dette vita alla formazione dei Patrioti Apuani. Con i suoi uomini tenne aperto un varco tra l’Altissimo e il Corchia, due cime delle Apuane, assicurando i contatti tra le formazioni partigiane e preparando il terreno per l’arrivo delle truppe alleate. Dopo la Resistenza fu il primo prefetto di Massa Carrara o, come diceva di sé, “prefetto dei calcinacci”. Cioè della ricostruzione di un territorio devastato e di una popolazione stremata dalla guerra (l’intervista a Del Giudice, per chi voglia leggerla, si trova in https://archivio.pietroichino.it/articoli/view.asp?IDArticle=763. Su Youtube c’è un breve video, in cui Del Giudice, pochi anni prima di morire, parla della lotta partigiana: https://www.facebook.com/watch/?v=282392119799756 ).
(Il chiodo del martirio di Nerino Garbuio foto di Fabio Zanchi)
Da Montignoso, su per il Pasquilio, dove si trova il Monumento ai Patrioti apuani, al Carchio, al Folgorito: i percorsi sulle tracce della Resistenza sono numerosi e ricchi di interesse. Il Pasquilio, per esempio, era una località particolarmente cara a Eugenio Montale e a Giuseppe Ungaretti, oltre che allo scrittore e impresario teatrale Enrico Pea, nato a Seravezza, qualche chilometro più in giù verso il mare della Versilia. Negli anni sono numerosi gli itinerari che sono stati aperti. Alcuni di essi sono adatti agli escursionisti più o meno esperti, altri sono diventati la passione dei ciclisti. Si va dal sentiero CAI 140 – se ne trova una meticolosa descrizione su http://www.escursioniapuane.com/SDF/Sentiero140.html - ai sentieri della pace, documentati in https://www.trekking.it/itinerari/escursioni-in-toscana/apuane-sentieri-di-pace-dove-lultimo-assalto-alleato-spezzo-la-linea-gotica/
Una bella descrizione si legge su https://www.camminolineagotica.it/wp-content/uploads/2016/04/Tappa-02-Montignoso-Seravezza-def3.pdf
oppure in https://archivio.pietroichino.it/articoli/view.asp?IDArticle=1456.
Andare a scarpinare sulle Apuane è senz’altro una buona idea nel caso si vogliano conoscere i luoghi della Resistenza. Ma lo è anche, soprattutto in questa stagione, grazie ai panorami meravigliosi che offrono quelle montagne tanto particolari. Un tuffo nella storia è ancor meglio se ci si può immergere nella natura proprio quando, in livrea autunnale, le Apuane regalano un foliage spettacolare.
*FABIO ZANCHI (Da piccolo guidava trattori e mietitrebbie. Da giornalista, prima all’Unità e poi a Repubblica, ha guidato qualche redazione. Per non annoiarsi si è anche inventato, con Nando dalla Chiesa e altri spericolati, il Controfestival di Sanremo, a Mantova)
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