Diario di bordo / 5 Auckland, la terra della luce e delle vele

di MARCO GAROFALO*

Oggi la giornata calda ma chiara passa in un istante: accompagno Vittorio in aeroporto e però mi perdo la partenza di Piero due ore dopo. Sbrigo le pratiche di uscita con la donna ufficiale dell’immigrazione e constato che le donne occupate in impieghi pubblici di responsabilità sono molte e brave, più serie e veloci di molti loro colleghi che spesso sembrano anche inclini a traffici e accomodamenti. A Tonga, per conquistare tre pompelmi che i nativi non mangiano, il funzionario della custom ci fece scorrazzare da un taxista amico suo e Piero li strapagò. Capimmo dopo perché non vengono consumati. Sono troppo asciutti e li abbiamo gettati ai pesci. In compenso il funzionario, “grande, grosso e ciula” come diciamo a Milano,  trattenne per errore (?) i nostri passaporti che ritroviamo con qualche ansia di troppo, soprattutto mia. Senza questo documento mi sento spaesato e potenzialmente nei guai.

Avuto l’ok per la mia exit da Fiji, Enzo mi convince a fare un massaggio ayurvedico con oli profumati in un centro massaggi dove le massaggiatrici sono di una professionalità e serietà che Enzo avrebbe preferito non dover verificare di persona. Sconsolato, procede nella sua ricerca di una donna in ogni porto. Dopo cena torno in barca a scrivere queste note e ascolto la musica di un locale in lontananza. In tutte le Fiji la musica dominante è quella della West Coast anni ‘70, Bob Marley e anche Paul Simon anni ‘80 con Call me Al del magnifico album di world music, Graceland. Nel video del brano per la prima e credo unica volta un cantante delega ad altri l’atto di cantare. Paul Simon accompagna muto, coi bonghi, uno stralunato Chevin Chase (attore comico) che finge di cantare con la voce fantastica e non sua di Paul Simon! Avere l’umiltà di alienare la propria prerogativa principale (in questo caso la voce) a favore di qualcun altro è davvero un atto coraggioso, originale, anzi straordinario. Nessun altro cantante lo ha fatto pur in una girandola di effetti speciali che caratterizzano i video musicali! Bravo piccolo grande Paul. In coppia con Garfunkel non mi convincevi per un eccesso di melodismo, ma da solo hai fatto grande musica, davvero mondiale.

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Acqua artesiana

Alle Fiji si può gustare ovunque la migliore acqua minerale che io abbia mai bevuto: Fiji, ricavata da pozze artesiane di roccia vulcanica, quindi di purezza incomparabile. 

In Europa “costa un botto” dice Piero che pure è uomo di mondo che sa spendere anche per il “superfluo al quale non si può rinunciare” come disse Oscar Wilde.

Auckland

Arrivo a Auckland giovedì 14 nel primo pomeriggio e mi sistemo nell’hotel M Social prenotatomi dalla mia fidata Agenzia Exploit. 

Ritrovare un enorme letto, un bagno accessoriato di tutto e la vista sul golfo di Hauraki mi fanno un benefico effetto rilassante, stimolante e mi introducono benissimo ad una città di cui mi innamoro all’istante. Tutti mi sembrano semplici, esuberanti, forti con la passione per la vela (Auckland è definita la città delle vele, come Camogli è la città dei Mille Velieri) e per il rugby: due sport qui popolarissimi e da noi misconosciuti. Sport per gente tosta, sport umili, senza sceneggiate se l’avversario ti atterra in una finale di Coppa America. Si alza una bandiera di reclamo. 

Dopo una notte di dormita quasi esagerata, stamane il traghetto mi porta a fare il tour del Golfo. Certo non è la baia di San Francisco o il golfo di Napoli e Sorrento ma è comunque enorme e soprattutto disseminato di una enormità di barche a vela “normali”, di dimensioni cioè piccole, famigliari. Credo che in Nuova Zelanda ci siano più barche che abitanti. 

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Ieri sera ho mangiato un pesce alla brace e patate arrosto come non ho gustato da anni, al bancone, da single, con signore e signori pure single; i tavoli erano tutti occupati in questo locale dal nome Amano e con piatti italiani ben fatti ma che evito diligentemente. A servire sono solo giovani di diversi Paesi, bravi a fare tutto, coktails, portare ai tavoli, sempre con un sorriso, ma come fanno? Il locale ricorda qualche pub trendy in cui Camilla ci porta quando la andiamo a trovare a Londra. Ora invece scrivo da un vero pub con caminetto e rugby in tv, fish and chips, pollo fritto e birra a volontà. Salendo da Queens St. e poi da K rd. Si arriva nel quartiere di artisti e ristoranti di tendenza, Ponsonby. Ho sorseggiato un bicchiere di Chardonnay neozelandese eccellente per l’equivalente di 8 euro. Sto benissimo e all’idea di partire domani già sento nostalgia di questa città dove puoi camminare, andare in bici, stare in un golfo a veleggiare con normalità e senza esibizionismi. 

Stamattina ho passato quasi quattro ore al Museo Marittimo. Un’esperienza museale di prim’ordine per ampiezza della documentazione, capacità di resa storiografica, di divertimento e coinvolgimento delle scolaresche e di tutti i visitatori. La parte sull’immigrazione è poi davvero significativa di come una nazione possa nascere e svilupparsi a partire dalla alta considerazione dall’attrattiva esercitata sugli immigrati. La simulazione delle cuccette di una nave, con tanto di rumori e rollio, è davvero molto ben realizzata. E poi la vela come sport e passione nazionale, con un’ala dedicata al grande Peter Blake che tanto fece per NZL e che finì ammazzato da pirati in Brasile, durate un viaggio con scopi ecologici naturalistici. Volevo comprare i rinomati calzini rossi, suoi portafortuna, ma avevano solo misure piccole! Lui era un ormone alto più di me e uso spesso calze rosse in sua memoria. Auckland museo del mareJPG

Qui l’attenzione e la cura per i temi ambientali è quasi eccessiva, in realtà ammirevole e da emulare. Non ho visto nessuno fumare! È vietato pressoché ovunque ma credo che nel comune sentire il fumatore sia vissuto come un pericoloso e sfigato ultimo anello di una catena umana che invece vive con semplicità nella luce, si muove con i tempi e la passione della vela, usa medicine naturali e omeopatia in misura intensiva. I semafori a richiesta consentono un attraversamento pedonale ma temporizzato a 15-20 secondi, per strade piuttosto larghe. Passi lunghi e ben distesi. 

Bye bye wind!

Al ritorno, su un bestione di aereo della Qatar Airways vengo preso a “schiaffoni” da un vento impetuoso che ci strapazza per non meno di 12 ore sul totale di 17 previste dal volo. Sulla mappa-simulatore del volo, che scorre sullo schermo davanti al mio sedile, l’Australia non finisce mai, è immensa! “Balliamo” fino all’inizio dell’India, e penso che il vento mi ha dato un’ultima lezione e un arrivederci in grande stile, poco Pacifico. Tornato a Milano, mio genero Ambrogio, ottimo alpinista e grande viaggiatore per definire meglio il mio viaggio mi ha chiesto se era stato “challenging”. Dopo breve consultazione del traduttore, posso affermare che lo è stato. Grazie a chi mi ha permesso di stare a bordo e mi ha sopportato, oppure non mi ha sopportato ma non me lo ha fatto intendere.


(5 - FINE)


*MARCO GAROFALO (Inizia l’esperienza giornalistica nel 1975 come redattore e poi Direttore editoriale di Radio Canale 96 e di Radio Città, emittenti milanesi di informazione e organizzatrici di concerti a Milano - Bob Marley a San Siro il più noto. Poi per un quarto di secolo lavora a L’Eco della Stampa, leader nel media monitoring. Dal 1979 naviga su barche preferibilmente di legno, in quasi tutti i mari ma predilige il Mediterraneo. Appassionato di filosofia e di politica ma solo di quella che appassiona. Dipinge astrattamente ma non distrattamente. Sessantanovenne)

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