Diario di bordo / 3 Tonga e il suo re

di MARCO GAROFALO*

Stamattina il meteo conferma le brutte notizie. Bisogna partire subito per anticipare il cattivo tempo e le onde di 3,5 metri. Ieri sera Lorenzo ha perso le chiavi dell’auto noleggiata e oggi paga la penale. Converso con una negoziante brasiliana di Curitiba che per amore vive qui. That’s incredible! 

Le telefonate a casa mi hanno scaldato il cuore. Lasciamo con dispiacere Lorenzo che deve partire in aereo dopo la nostra frettolosa fuga dalla perturbazione. L’autorità di polizia “sequestra” in aeroporto Piero notificandogli che è responsabile dell’uscita da Niue di ogni membro dell’equipaggio. Spieghiamo che noi in barca dobbiamo anticipare la partenza per “motivi di sicurezza“ e le autorità neozelandesi, che di mare ne capiscono, prendono per buona la motivazione. Partiamo nel primo pomeriggio e navighiamo bene a vela e con poche ore di motore.

Cambusieri e cucina

Il comandante governa anche la cucina (ieri vellutata di patate, cipolle, zucca, ed oggi verdure cotte e riso all’orientale). Non sentiamo troppo la mancanza del nostro primo cambusiere, Paolone, che è dovuto restare in Italia. Lorenzo in cucina si è dimostrato capace di sostentarci con preparazioni leggere e gustose! Bravo. 

Il morale della ciurma non ha mai risentito per assenza o cattiva qualità del cibo a bordo. Anzi.

 Visibility

Oggi, venerdì, poca navigazione a vela e tanto motore. Oceano davvero Pacifico e la perturbazione arriverà solo dopo che saremo arrivati e ormeggiati a Tonga (Vava’u group). Si naviga su abissi di migliaia di metri, in particolare presso il Capricorn Seamont ci sono 9000 metri di profondità, più dell’Everest affogato a testa in giù. Ob e sotto a dx col cappello il sottoscritto insieme al suo amico e skipper-armatore di Ob Piero detto il Sobriojpeg

Incontro fugace con delfinetti e comunicazione di Peter che ha pescato due Marlin, o Whoau come li chiamano qui. La luna ieri e stanotte è quasi piena e illumina l’oceano togliendo però splendore alle stelle, costellazioni e nebulose che le altre notti ci illuminavano e suggerivano la strada, prima fra tutte la celebre Croce del Sud. Si naviga insieme ad almeno altre tre barche che anche di notte restano a vista con le loro luci di via. La visibilità è ottima e comprendo quanta importanza abbia nella navigazione. Mi è capitato di non averne per nebbia o perché dentro un temporale e non è consigliabile come esperienza.

Insieme al vento ed all’altezza delle onde proprio la qualità della visibilità è una delle informazioni dei bollettini meteo. 

Tonga ed il suo Re

 Domenica 27 dopo mezzogiorno arriviamo a Vava’u Group, arcipelago di Tonga. Abbiamo perso 12 ore perché il Re di Tonga ha deciso, per motivi turistici, che si consumi il cambio tra ora solare e legale nel suo regno. Mi sovviene la genialità di Jules Verne che nel finale del Giro del mondo in 80 giorni fa vincere il trofeo proprio per questa variazione di orario non prevista dai primi arrivati.

 L’ingresso è un lungo fiordo tra isolette che ricordano alcune vedute vietnamite. Ormeggiamo alla boa e aspettiamo a bordo tutte le procedure di “quarantine” con tanto di bandiera gialla issata a bordo. Quattro ispezioni di quattro agenti diversi per competenza. L’ispettrice medica è molto graziosa, giovane e come tale ancora magra. Dopo la maternità tutte le donne di queste isole si sformano e assumono dimensioni davvero esagerate. Gli uomini sono anch’essi enormi, sformati quasi tutti, pure senza maternità.

 La buriana non è arrivata, forse stanotte. La laguna dove siamo ormeggiati è incantevole e si dorme con barca assolutamente immobile.

Monnezza e meduse

Abbiamo portato la spazzatura a terra con la triste consapevolezza che in tutti questi paradisi naturali lo “smaltimento” dell’immondizia, della gomma, delle auto e di tutto l’inimmaginabile avviene bruciando tutto! Diossina ed altri veleni spesso rendono l’aria davvero greve. Le jolly fish, meduse azzurre, ci assediano e sono pericolose per gli umani e per ogni “buco” della barca perché ci entrano otturandoli. Niente bagni dopo quasi 24 ore di permanenza in rada. Non potendo ancora scendere a terra senza il completamento delle pratiche burocratiche, non abbiamo ancora nessuna connessione on line. Ieri sera abbiamo ospitato a cena Stefàno, italiano verboso, uno degli organizzatori dell’ARC World. L’accento sulla “a” è nella dizione di tutti gli equipaggi stranieri e noi ci adeguiamo. Ci racconta che la stagione qui non è ancora stabile rispetto agli uragani e che anche fino a Fiji si possono prendere degli “sberloni” di cattivo tempo.

marcato TongaJPG

 A fianco a noi una barca giramondo dell’organizzazione umanitaria Voile Sans frontieres.

 Il motivo della sosta burocratica forzata è che siamo arrivati ieri, domenica, giorno di assoluto riposo, dedicato solo alla preghiera. I maiali ed i polli qui in strada godono della precedenza e sono ovunque in grandi quantità. 

A terra c’è un cottage in costruzione, interamente in legno, e penso a mio padre costruttore e a quanto avrebbe apprezzato il racconto di questa mia avventura oceanica agli antipodi del nostro mondo italico. Durante i turni di guardia ci si fanno confidenze sulle esistenze nostre e dei nostri cari e la storia della mancata giovinezza del mio papà, soldato alpino e prigioniero, ha interessato i miei compagni di ventura. Scendiamo finalmente a terra e Vava’u si mostra nella sua pochezza e soprattutto ci accoglie con nubifragi continui. Tutti gli equipaggi si ritrovano al bar “Tropicano” che somministra birra ma anche musica pessima. Sequestrati per un intero pomeriggio dalle piogge appunto tropicali che impediscono il ritorno in barca. Nostalgia della piccola Niue. Anche qui comunque la popolazione è cordiale e sorridente. Alcuni giovani con felpa e cappuccio somigliano in modo preoccupante a emarginati occidentali. In solo due ore riusciamo a ricaricare le nostre sim per poterci riconnettere. Scopriamo con soddisfazione che Mattarella sta facendo il suo dovere istituzionale. 

Ma quanto piove?

Cena squisita (per me maiale con ottima salsa su un letto di purea di patate, che chi ha scelto il pesce mi invidia) ma funestata da un diluvio di pioggia che cresce col tempo e rende molto difficile tornare alla barca in boa col gommone, sgonfio (perde ed è gonfio solo col gran caldo diurno) e allagato.

Arriviamo appena in tempo perché gli occhiali annegati rendono la visibilità nulla. Ah l’età, ricordo l’handicap degli occhiali che mio cugino Umberto portava da bambino, quando in passeggiata sul monte Formico a Clusone ci colse un temporale di intensità non troppo inferiore! Allora, ragazzo e con 13 tredicesimi di vista non comprendevo quanto fosse difficile vedere attraverso delle lenti in quelle condizioni. Scusa Umberto, retroattivamente, per averti deriso allora.

Finalmente ci togliamo tutti gli abiti fradici, serriamo i boccaporti e proviamo a prender sonno mentre fuori c’è ancora il nubifragio. Dopo qualche minuto alcune urla ci dicono di una barca che ha perso la boa e fatica non poco per recuperarne un’altra! In aiuto interviene il nostro Comandante ed uno skipper americano che col suo gommone risolve la situazione. Solidarietà marinaresca, un must. mercato TongaJPG

Mercati e street food

Visitiamo il mercato di frutta e verdura lussureggiante dove troviamo anche dei buoni prodotti di artigianato. Prenotiamo le gonne tradizionali di palma intrecciata. Speriamo di trovare misure per fianchi femminili sottili, qui le taglie delle donne sono XXXL! Piero “noleggia” Neru, taxista di origine samoana, che ci accompagna in un tour di ferramenta e cantiere nautico dove ci preparano le viti necessarie a rimontare il motore del tesabase della randa. Ci accompagna in un ristorantino per lavoratori locali dove lui mangia con la famiglia. Tonga food, fish & chips (in realtà platani) polpo in salsa di cocco, tapioca. Un tempo i miei vecchi dicevano che i ristoranti dove vanno i camionisti sono consigliabili. Questo di Tonga vede lavoratori e lavoratrici vari e non fa eccezione. Ora stiamo preparando la partenza anticipata per Fiji. Dobbiamo arrivare entro il 10 giugno perché Vittorio ha l’aereo prenotato e teme di perderlo. 

Partiremo prima della flotta con una serie di complicazioni burocratiche. Un’altra dimostrazione che non s’hanno da prenotare i ritorni quando si naviga. Volo di solo andata, come mi compiaccio di aver fatto. 

“Ogni cinese che arriva ne chiama qui altri 100”

 In tutta la Polinesia, Tonga inclusa, i cinesi stanno prendendo in mano il commercio e molti traffici. Ce lo conferma anche il gestore italiano del ristorante Bellavista, con menù di buona qualità. Qui il consumismo è arrivato coi commercianti cinesi che hanno introdotto telefonini e altri generi di consumo che insieme alla diffusione della tv satellitare, delle auto ecc.. Hanno indotto la necessità di guadagnare soldi che altrimenti non erano considerati necessari. Infatti è facile soddisfare i bisogni primari: caldo, casa simil capanna, cibo dalle piante, acqua piovana. Ora invece servono soldi e finalmente, dice Mario, si trovano lavoratori disponibili come camerieri, cuochi e per altri lavori. 

Mario è un ex giramondo, originario di Orvieto, ha introdotto a Vavau il rosmarino e grazie ai cinesi ora trova molte verdure che prima qui non esistevano. Ora insalata, pomodori e persino basilico sono sui banchi del mercato locale. Dice che è il solo a saper trattare coi cinesi.Tonga studenti in divisaJPG

Dai cinesi ai polli. I polli che qui, come in tutti i tropici che ho visitato, sono presenti numerosissimi, garantiscono come cibo se stessi e uova ottime.

Il canto del gallo poi segna i momenti topici del giorno e ci riporta a ritmi naturali, di campagna. Alba e tramonto rapidi e precoci che inducono a lavorare,mangiare, dormire con tempi e modi lontanissimi da quelli metropolitani. Tour dell’isola Vavau, giornata grigia, pioggia incombente ma solo in forma di minaccia. Uscendo dal centro per addentrarci col micro taxi, anche Neru ci fa notare che tutti gli store sono gestiti da cinesi, favoriti nel loro massiccio ingresso a Tonga dalla corruzione di alcuni ministri. “Ogni cinese che arriva ne chiama qui altri 100”. I giovani emigrano in cerca di lavoro, che a Tonga manca. Le mete più prossime sono Nuova Zelanda e Australia.

Piantagioni di Kava (per fare un distillato) e Kipi da mangiare, vacche magre legate, maiali scuri simili a cinghiali ovunque, chiese e scuole con studenti in divisa. Sono le sole costruzioni ben costruite, pulite, recintate e e segnano la distanza tra il popolo povero con le sue catapecchie e Dio che abita nei cieli. Ci sono confessioni cattoliche e protestanti di ogni tipo e fede, compresa quella dei mormoni. Mancano del tutto i musulmani. Tra le isole di Tonga ci furono guerre con l’usanza di mangiare i nemici, fino all’avvento della monarchia che ha pacificato l’arcipelago. Da due anni la monarchia è diventata parlamentare con maggiore democrazia.

Il clou del tour piuttosto deludente è il pranzo a casa di Neru i cui preliminari ci sono stati illustrati prima dell’inizio del giro, con dettaglio della preparazione e aperitivo a base dell’eccellente succo di cocco giovane. Ognuno di noi prepara un cartoccio con maiale o pesce, cipolle, sale, foglie di palma e succo di cocco, chiuso nell’alluminio e che verrà poi interrato con pietre, preventivamente rese incandescenti da un fuoco a legna contenuto in un mezzo barile interrato e poi ricoperto di foglie di banana, palme e da vecchie coperte. Si mangia per terra e pochino, rispetto a quanto cucinato. Il resto va alla famiglia di Neru e la cosa non ci dispiace. Io e Piero ci compriamo la gonna pantalone tipica dei tonghiani anche se fabbricata in Cina e di poliestere 100%. Credo che Francesco la gradirà come regalo.padri e figlio TongaJPG

Oggi tempo buono, anzi ottimo, soleggiato e ventilato. Piero e Vittorio si occupano di noiose pratiche burocratiche mentre io ed Enzo scegliamo vigliaccamente il relax, finalmente, con due ore di ottimo pranzetto e bella conversazione con Mario e sua moglie tongana, Milo, ottima manager e con una risata contagiosa.

Le strade vengono tenute discretamente e riparate con coral rock bianca, ricavata in quantità dalla barriera. Dopo pranzo shopping compulsivo in un negozio di magliette artistiche gestito da Mindy, signora di San Diego che, dopo la perdita del figlio di soli 17 anni, si è trasferita qui. Commozione e abbraccio con Piero quando racconta la sua vicenda drammatica e Piero fa un donazione per la scuola dei ragazzi che Mindy sostiene. Molto sensibile alla EcoArt nel senso di arte ecologica, ha fatto gridolini di ammirazione per alcune delle mie opere pittoriche che vanitosamente le ho mostrato in foto. Mi accorgo di quanto sia numerosa la mia famiglia d’origine, quella attuale e quella degli amici più cari quando devo fare qualche gift... che gioia poterli rendere un poco partecipi di alcuni ricordi di avventure. Scopriamo che ogni chiesa ha una scuola ed un colore di gonna pantalone. Io e Piero, senza saperlo, abbiamo scelto il verde petrolio della chiesa mormone, i più ricchi come fa notare Mindy. Le sue t-shirt e polo sono invece tinte con la terra locale e devono essere lavate almeno tre volte nell’oceano.

Cena a bordo per equipaggi

Piero allestisce sontuosa cena per dieci persone: due equipaggi più noi quattro, John e sua moglie Angela, italo americana di origine abruzzese, molto simpatica, un’altra bionda francese, Brigitte, che ha portato degli ottimi peperoni ripieni, suo marito Dionisio (n egotismi. 

Bei momenti documentati come sempre dai servizi fotografici di Enzo che scatta foto come un autentico paparazzo. 

Mi hanno chiesto se anch’io possedevo una barca e ho mostrato timidamente sia il gozzo Mati  sia la deriva Amelia. Grandissima ammirazione di tutti per le small Classic boat. Angela e John hanno una magnifica barca disegnata da un grande progettista, un Farr50!

Ben tre piatti di portata: aperitivo Spritz Campari e crostini alla ‘nduia, pasta ome impronunciabile in francese, per cui, a chi chiede come si chiama risponde “Bond, James Bond”), un giovane marinaio danese. Quasi tutti provano a parlare anche italiano e la serata trascorre piacevole e allegra, con bei racconti di vita e di mare, tra persone gradevoli e senzafredda al pomodoro e cacio fantastico, spaghetti integrali con bottarga di muggine, e come dessert flan e cioccolato piemontese accompagnato da Barolo chinato! Tutto questo a 18.000 km dall’Italia!

 Mi ripeto ma il cibo per il nostro equipaggio non è mai trascurato o secondario nella vita di bordo.

 Ospite a bordo in cerca di alcolici

 Stamane ci svegliamo al suono profondo di una grande conchiglia usata come un corno inglese da un venditore di ammennicoli. Piero ha comprato la spada (come quella del nostro pesce spada) intagliata con incisioni di balene,di un pesce Marlin che ornerà l’ingresso di Ocean Bird. Il venditore, che rivela di avere più di 70 anni, si avvicina alle bottiglie di liquori con malcelato interesse. tongajpeg

A Tonga il distillato di Kava, radice del pepe, allungato nell’acqua, non alcolico, viene bevuto a litri nei Kava party, dalle ore 18 fino all’alba, e gli effetti sono soporiferi e simili a quelli degli oppiacei, secondo le descrizioni fatteci. Insomma un intruglio poco interessante per chi come noi preferisce Rum, Cognac, whisky di malto, grappa.

Giornata grigia, pigra, con riparazioni varie, recupero dal velaio della vela di mezzana riparata che ci aiuterà a navigare al meglio e che ci era mancata! Serata con cena a buffet. Tutti in coda tranne il Comandante, che sbuffa: “La fila per mangiare no, non la facevo nemmeno a militare!”

Musica anni 80 a palla e danze con giovani carini e vecchi pensionati con mossettine sgraziate. Ci salva una versione dei Gipsy Kings di Volare che scatena tutti e ci fa sentire molto italiani. Da Pasquale Di Gregorio, grande navigatore e compagno di equipaggio ora in Italia, giungono notizie poco rassicuranti sull’ingresso nel porto Denarau scelto per approdare a Fiji. Very dangerous? Piero studia il percorso con scrupolo. Lasceremo Neiafu, Port Refuge, e cercheremo rifugio alle Fiji.

Partiamo domenica 3 alle 9.30 “senza fare rumore” per non disturbare le usanze locali che prevedono, religiosamente, il riposo domenicale assoluto. Se usi un trapano o fai lavoretti interviene la Polizia, non il prete. Ma siamo italiani e su richiesta dell’organizzatore, pure italiano, amplifichiamo via radio il Nessun dorma cantato da Pavarotti. Gli amici delle barche ci salutano con grande affetto e dimostrano di aver gradito questo risveglio musicale. 

Partiamo in anticipo rispetto alla flotta per anticipare una tempesta che sembra si muova veloce.

Poi solo piccole navigazioni e lascerò il Pacifico. Ma non precorriamo i tempi! Usciamo dal fiordo di Neiafu con i suoi isolotti nella prima giornata di sole e con colori finalmente come sui dépliant turistici. Potere della luce. Peccato non aver fatto neppure un bagno in queste acque ma tra noi ci consoliamo dicendo che non siamo bagnanti, siamo navigatori.

(3 - continua)

*MARCO GAROFALO (Inizia l’esperienza giornalistica nel 1975 come redattore e poi Direttore editoriale di Radio Canale 96 e di Radio Città, emittenti milanesi di informazione e organizzatrici di concerti a Milano - Bob Marley a San Siro il più noto. Poi per un quarto di secolo lavora a L’Eco della Stampa, leader nel media monitoring. Dal 1979 naviga su barche preferibilmente di legno, in quasi tutti i mari ma predilige il Mediterraneo. Appassionato di filosofia e di politica ma solo di quella che appassiona. Dipinge astrattamente ma non distrattamente. Sessantanovenne)

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