Dalle dirette alle parolacce, il docufilm sulle mille invenzioni di Radio Radicale

SINTESI:  Un docufilm di Gianfranco Pannone ripercorre la storia di Radio Radicale riproponendo voci e video dall’archivio storico dell’emittente e intervistando i suoi protagonisti di ora e di allora.


di TINA PANE*

 A parere di molti addetti ai lavori, i documentari, o docufilm, sono un genere che non gode di gran successo in Italia. Altrove, come in Francia o negli Stati Uniti, le cose vanno diversamente, ma comunque anche da noi, tra i canali del digitale terrestre e quelli delle varie piattaforme, il pubblico ha avuto modo negli ultimi anni di avvicinarsi a questo segmento della produzione cinematografica e scoprire un mondo di temi, argomenti e stili di narrazione.

Oltre che in tivù, i documentari passano nelle sezioni dedicate di alcuni festival o in piccole rassegne di nicchia, per le quali sia gli organizzatori che gli spettatori meriterebbero un premio, non fosse altro perché ripropongono nel nostro tempo affrettato quella liturgia nata nei cineforum anni ‘70, in cui vi è la proiezione di un’opera fuori dai grandi circuiti, la presenza del regista e infine il dibattito.

A Napoli, per esempio, c’è una storica sala cinematografica collocata in zona universitaria che da oltre dieci anni e dopo alterne vicende offre spazio ai documentari. All’Astra Doc è attualmente in corso la dodicesima edizione della rassegna Il cinema del reale, all’interno della quale pochi giorni fa è stato proiettato il docufilm Onde radicali che il regista Gianfranco Pannone ha dedicato alla storia di Radio Radicale.



b0f0d578-432e-4954-aa81-5bc802a17e01jpg



Presentando il suo lavoro prima della proiezione, Pannone - che sta terminando di girare un film dedicato alla vicenda della Whirpool di Napoli - ha ricordato come il documentario sia sempre una visione soggettiva e parziale della realtà, perché lo “sguardo oggettivo non esiste e il regista fa un’assunzione di responsabilità scegliendo cosa raccontare di una vicenda e come”.

In Onde radicali Pannone dà voce a molti dei protagonisti della storia di Radio Radicale, da Marco Pannella a Massimo Bordin, da Paolo Vigevano a Pino Pietrolucci e tanti altri, e sceglie di focalizzare il racconto intorno a quattro fatti di cronaca che lasciarono il segno nel Paese e dei quali Radio Radicale fu protagonista e testimone diretta: l'uccisione di Giorgiana Masi durante una manifestazione promossa dai radicali (1977), il rapimento e la liberazione del giudice Giovanni D'Urso (1981), l'arresto e la gogna giudiziaria subiti da Enzo Tortora (1983), l'uccisione del corrispondente della radio in Cecenia Antonio Russo (2000).

Le dirette dal Parlamento, dai congressi dei partiti e dai tribunali, la rassegna stampa dei giornali, il “filo diretto” con gli ospiti politici, i programmi di interviste per strada, le trasmissioni per le comunità immigrate in Italia, l’esperienza di Radio Parolaccia furono le innovazioni introdotte nel corso degli anni da Radio Radicale e nel film Pannone le racconta attraverso la voce dei protagonisti di ora e di allora. Innovazioni che hanno modificato in molti casi il modo di fare informazione in Italia e i cui risultati restano custoditi nel grande archivio della radio, accessibile a tutti e istituito nel 1979, tre anni dopo la nascita dell’emittente.


714b494e-94dc-4577-8cb0-1e0e6d084993jpg


“Di fronte a una mole esagerata di materiale da selezionare bisognava fare delle scelte, dettate anche dall’empatia, che non significa essere d’accordo, ma giudicare guardando la realtà di faccia, occhi negli occhi”, puntualizza Pannone, al quale  va il merito di avere proposto nei 70 minuti del suo docufilm un denso spaccato di storia del paese e una documentazione vivace e interessante del fenomeno Radio Radicale, né radio libera né radio di stato, ma organo di informazione riconosciuto (e finanziato) come servizio pubblico.

Onde radicali è attualmente visibile su Sky mentre Radio Radicale trasmette in FM, in streaming, in radiodiffusione digitale e via satellite in Europa, Nord Africa e Medio Oriente.

Come diceva il cantautore,  Amo la radio perché arriva dalla gente…

  

* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)

clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram
clicca qui per iscriverti alla Newsletter