Crespi d'Adda, il villaggio operaio celebra l'Unesco

di REDAZIONE

Il 5 dicembre 1995 a Berlino fu annunciato che oltre a Siena, Ferrara e Napoli entrava nel Patrimonio dell'Unesco anche il villaggio operaio di Crespi d’Adda. Fu l’undicesimo sito in Italia a essere insignito, il quinto al mondo per l’archeologia industriale (oggi i siti in elenco sono 1.121).

L’ Unesco inserì Crespi d’Adda nell'allora ristrettissima "club" perchè lo considerò “un esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, che vide la luce in Europa e nell’America del Nord tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, espressione della filosofia predominante tra gli industriali illuminati nei riguardi dei loro operai”. Tutto era cominciato per iniziativa di alcuni giovani universitari del luogo, riuniti nel “Centro Sociale Fratelli Marx” che riuscirono a affermare davanti al mondo il valore di quel piccolo luogo italiano. Nel 1993 infatti elaborarono, per tutelare il villaggio operaio contro la speculazione edilizia, un “progetto di rivalutazione culturale per Crespi d’Adda”, che prevedeva appunto anche la candidatura all'Unesco.

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(La bottega dei generi alimentari      foto Archivio storico Crespi d'Adda)

Questa storia è protagonista di un libro che uscirà nella primavera del 2021. L’autore, Giorgio Ravasio, fu testimone della vicenda che portò all’inserimento del villaggio operaio nella World Heritage List. A venticinque anni di distanza Crespi d’Adda è diventato un polo culturale che purtroppo non potrà, causa Covid-19, celebrare adeguatamente l’evento. Per questo motivo, l' Associazione omonima,  www.crespidadda.it, col sostegno del comune, festeggerà l’anniversario nel 2021 con un programma di iniziative che affiancheranno le visite del villaggio operaio e l' apertura della centrale idroelettrica e del cotonificio.

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