Clima, l'allarme degli scienziati Onu: ridurre radicalmente le emissioni serra o per il pianeta sarà troppo tardi

di REDAZIONE

Un mare di indicatori negativi che intimano all'umanità di cambiare strada radicalmente se vuole evitare la catastrofe climatica. E' l'indicazione molto netta che arriva dal Sesto rapporto di valutazione dell'Ipcc - Intergovernmental Panel on Climate Change , il gruppo di scienziati che per l'Onu studia il cambiamento climatico. Secondo un primo stralcio del rapporto (i gruppi di lavoro e relative relazioni sono tre) molti dei mutamenti climatici in corso non hanno precedenti in migliaia o addirittura in centinaia di migliaia di anni. In alcuni casi - per esempio l'innalzamento del livello del mare - gli effetti sono così avanzati che occorreranno comunque centinaia di migliaia di anni per "risanarli".


La presentazione del Rapporto in diretta



Il Rapporto aggiorna le stime sul rischio che nei prossimi decenni il mondo superi un livello di riscaldamento globale di 1.5° gradi: la conclusione è che  "se non ci saranno riduzioni rapide e su vasta scala delle emissioni di gas serra",  sarà impossibile limitare la crescita entro quella soglia, o addirittura entro i due gradi.  

Vediamo nel dettaglio alcuni dei dati su cui poggia l'allarme Onu. Intanto, le concentrazioni di Co2 nell'atmosfera sono state le più alte negli ultimi 2 milioni di anni almeno ("at least", l'espressione è nel report).  I gas serra principali (metano e biossido di azoto) presentano concentrazioni record nel confronto ricostruito con  gli ultimi 800.000 anni. I ghiacci artici hanno raggiunto la massima riduzione rispetto agli ultimi mille anni. La temperatura della Terra dal 1960 a oggi - sostengono ancora gli esperti - è cresciuta alla massima velocità degli ultimi 2.000 anni; l'innalzamento del livello del mare procede a velocità maggiore che non negli ultimi 3000 anni, almeno.  


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(I sintomi del drammatico climate change secondo il Rapporto dell'IPCC)


Alcuni degli effetti di questa escalation stanno riempiendo le cronache da lungo tempo: le ondate di calore si fanno più pesanti e più frequenti e così nubifragi e "bombe d'acqua"; si ampliano i contesti metereologici favorevoli ai roghi, mentre in alcune zone del mondo i periodi di siccità si stanno intensificando; con il riscaldamento globale, infine, cresce il tasso di acidità e la perdita di ossigeno degli oceani.  Quanto alla pandemia, nonostante la riduzione globale del 7% dell'anidride carbonica non c'è stato alcun effetto apprezzabile sulla temperatura terrestre.

Gli studiosi - fra loro anche ricercatori del Cnr -  affermano che il climate change riguarda l'intero pianeta e appunto ammoniscono: è ancora possibile,  ma solo riducendo in maniera radicale le emissioni di  gas serra, attenuare la catastrofe climatica, anche se alcuni dei cambiamenti in corso richiederanno migliaia di anni per essere "riavvolti".  Per qualche aspetto,  i tempi sarebbero più brevi. Anche qui, qualche esempio:  una riduzione "forte e costante" delle emissioni di CO2 e altri gas serra produrrebbe, secondo gli scienziati,  benefici sulla qualità dell'aria "rapidi", mentre la temperatura globale potrebbe stabilizzarsi nell'arco di 20/30 anni. 


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Agli studi dell'IPCC contribuiscono alcune migliaia di persone da tutto il pianeta attraverso pubblicazioni scientifiche e lavoro volontario.  Il panel è suddiviso in tre gruppi di lavoro: il primo si occupa delle basi scientifiche fisiche del cambiamento climatico; il secondo affronta il tema degli impatti e delle vulnerabilità ambientali; il terzo infine studia le soluzioni per mitigare il cambiamentyo climatico. Nell'IPCC esiste poi una task force che sviluppa metodiche di cstima e rilievo delle emissioni (o dei rallentamenti) dei gas serra. Il lavoro del panel produce l'informazione che può consentire ai governanti di definire politiche sul clima. 


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