Clementina Carrelli, una meteora nell'800 napoletano


di ENZA PLOTINO

(un estratto dal libro "Percorsi femminili a Napoli" di Enza Plotino   - edizioni All Around)



Il racconto su Clementina Carrelli non può trascurare la chiesa del Cenacolo, nella quale possiamo ammirare l’unico suo dipinto arrivato fino ai giorni nostri, una pala d’altare raffigurante Cristo che mostra il cuore a santa Margherita Alacoque. Nessun’altra opera è stata conservata nella città che l’ha vista cimentarsi con successo sia nel disegno che nella scultura.

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(Clementina Carrelli)


Clementina nasce a Lecce nel 1835. Il padre Luigi, ufficiale del disciolto esercito napoletano e comandante della gendarmeria di Lecce, e la madre Luisa Palombi favoriscono il suo talento naturale affidandola agli insegnamenti del pittore Biagio Molinaro. La passione per la scultura arriva quando, in occasione di un viaggio a Roma, rimane incantata dalle meravigliose opere che può ammirare. I suoi dipinti, così come le sue sculture, riscuotono un discreto successo, tanto da permetterle di partecipare, nel 1859, alla Mostra di Belle Arti che si terrà nel Museo Borbonico di Napoli, dove presenterà Agar e Ismaele.


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(Pala d’Altare di Clementina Carrelli, chiesa del Cenacolo)


È la consacrazione e l’esordio ufficiale nel mondo artistico. Una serie di viaggi nelle capitali europee, oltre alla possibilità di visitare più volte Roma, arricchiscono la sua formazione artistica e la proiettano verso diverse importanti partecipazioni alle Esposizioni Universali di Milano nel 1872 e Vienna nel 1873. Nel 1888 sarà presente all’Esposizione Italiana a Londra con un unico lavoro. Non sappiamo dove siano finite le sue opere, poiché nemmeno questa nostra ricerca su di lei ha sortito risultati, ma sappiamo di certo che dopo la morte di Clementina, nel 1916, nessuno si ricorderà più di lei.


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(La Chiesa del Cenacolo)




L’unica testimonianza del suo passaggio nel mondo dell’arte italiana di fine ‘800 è rappresentata da una citazione, e uno scarno elenco di titoli di opere, all’interno di un libretto, a lei contemporaneo, sugli “Artisti napoletani viventi” custodito nella Biblioteca Nazionale di Napoli.
Dalla medesima citazione sappiamo che fra le sue opere principali ci sono, oltre ad Agar e Ismaele, anche Un disperato dolore, Il disinganno (una statuetta in terracotta) e Giulietta e
Romeo. Nella Biblioteca Nazionale di Bari potrebbe esserci un suo ritratto di Giulio Petroni del
1871. Come in un gioco dell’oca, si ritorna a quella pala d’altare dalla quale è partito il nostro racconto. Di lei più nulla.