Cile, la sinistra giovane e la conquista di Plaza Italia

di GIORGIO OLdRINI*

C’è un po’ d’Italia nella straordinaria vittoria di Gabriel Boric alle elezioni presidenziali in Cile, che segnano insieme il ritorno al successo di una sinistra nuova, la sconfitta della destra che guarda al passato di José Antonio Kast e l’irruzione sulla scena politica nazionale e latinoamericana di una generazione giovane e giovanissima. Boric infatti è stato uno dei leader delle proteste studentesche e femministe di una decina di anni fA e di quelle più recenti del 2018-19. 

Il punto di incontro delle grandi manifestazioni era proprio la Plaza Italia, snodo della città di Santiago da cui si vedono vicinissime le Ande, con al centro un giardino rotondo nel quale si erge il monumento equestre al generale Manuel Baquedano. Piazza contesa, perché la destra ritiene che i meeting degli studenti, delle femministe, delle sinistre erano un insulto per il generale che nel 1881 aveva guidato nella Guerra del Pacifico le truppe cilene a conquistare persino Lima, la capitale del Perù. Nelle scorse settimane la destra aveva cercato di riconquistare Plaza Italia “rimettendo in ordine” il giardino rotondo che circonda la statua equestre. Se l’operazione di riarredo urbano è rimasta a metà, quella elettorale è fallita del tutto e ieri sera Kast ha dovuto ammettere la netta sconfitta, 55% contro 45%.

Gabriel Boric aveva votato il mattino presto nella sua città di origine, Punta Arenas, nel profondo sud cileno, in Patagonia, sullo Stretto di Magallanes. Vicinissima alla città argentina di Usuhaia che durante la guerra delle Falkland-Malvinas era il centro della marina e dell’aviazione di Buenos Aires che combattevano contro gli inglesi.


Una città relativamente giovane Punta Arenas, fondata nel 1848 e popolata da un discreto numero di croati arrivati fin quaggiù quando si scatenò nella zona la ricerca dell’oro. Ne parla nei suoi bellissimi libri Francisco Coloane che in questi luoghi ha vissuto a lungo. Boric è il discendente di uno di questi cercatori d’oro ed è interessante notare che i due candidati alla presidenza del Cile erano un discendente di croati come Boric e un figlio di tedeschi come Kast. I primi cercatori d’oro, il secondo un nazista scappato dalla Germania sconfitta di Hitler. Proprio questo passato nazista del genitore aveva cercato inutilmente di nascondere “il tedesco” e la scoperta di quel marchio infamante ha costituito uno dei momenti più difficili per un candidato che per altro aveva cercato ripetutamente di elogiare il dittatore Pinochet.



“Le vittorie elettorali sono poesia, governare è prosa” ha scritto El Mostrador, il primo giornale on line del Cile e dell’America Latina. Boric è a capo di uno schieramento eterogeneo che comprende il Partito comunista, il Partito socialista e soprattutto uomini, donne e formazioni nuove che ora dovrà riuscire a tenere insieme. L’attuale Presidente Sebastian Pinera, uomo di destra, facendo gli auguri di rito a Boric lo ha esortato “a farsi una foto quando entrerà nella Moneda e una quando ne uscirà”. Battuta infelice per chi ricorda che dal Palazzo Presidenziale Salvador Allende uscì morto e senza la possibilità di farsi una foto ricordo. Ora nella grande piazza un monumento ricorda il martirio di quel Presidente che si suicidò per non rinunciare alla sua dignità.

Ma intanto per tutta la notte migliaia di ragazzi e ragazze, che non erano nemmeno nati quando Allende moriva nella Moneda, hanno riconquistato Plaza Italia, sotto gli occhi del generale Baquedano e con lo sfondo delle Ande così vicine. E con una speranza di futuro nel cuore.


*GIORGIO OLDRINI (Sono nato 9 mesi e 10 giorni dopo che mio padre Abramo era tornato vivo da un lager nazista. Ho lavorato per 23 anni all’Unità e 8 di questi come corrispondente a Cuba e inviato in America latina. Dal 1990 ho lavorato a Panorama. Dal 2002 e per 10 anni sono stato sindaco di Sesto San Giovanni. Ho scritto alcuni libri di racconti e l’Università Statale di Milano mi ha riconosciuto “Cultore della materia” in Letteratura ispanoamericana)

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