Cento film per raccontare Roma / 12
Il racconto della Capitale attraverso le pellicole che ne hanno fatto conoscere luoghi e particolarità e che hanno contribuito a renderla celebre nel mondo. Per ogni film protagonisti, curiosità e qualche immagine. Questa serie viene pubblicata anche sul sito www.romareport.it
di MASSIMILIANO CACCIOTTI*
56) Fantozzi
di Luciano Salce
Forse qualcuno si stupirà nel vedere inserito, in questo
elenco di film dedicati a Roma, anche “Fantozzi”, pellicola del 1975, girata da
Luciano Salce, primo episodio di una lunga epopea interpretata dall’attore
genovese Paolo Villaggio. Eppure non c’è affatto da stupirsi, perché il film,
ispirato all’omonimo romanzo scritto nel 1971 dallo stesso Villaggio, ambienta
proprio a Roma le vicende quotidiane dello sfortunato protagonista, quel
ragionier Ugo Fantozzi, diventato una vera e propria maschera da commedia
dell’arte, simbolo grottesco e universale dell’uomo medio vessato dalla
società.
È quindi la Roma grigia e impiegatizia dei tanti travet
dell’amministrazione pubblica e non, che incornicia le paradossali vicende
fantozziane. Già il poter oggi usare tranquillamente un aggettivo come fantozziano, la dice lunga sul successo
di quel film e di quel personaggio, arrivato a riempire l’immaginario
collettivo e il dizionario della lingua italiana. Il film è talmente romano
che, alcuni anni fa, ci fu addirittura chi propose ai turisti giunti nella
Capitale, una visita guidata “nella Roma di Fantozzi”. Innanzi tutto dov’è la
casa in cui abita il ragionier Ugo? L’esterno del suo appartamento è in viale
Castrense, con affaccio sulla Tangenziale Est. È dal balcone di quell’abitazione
che Fantozzi si calerà per prendere al volo il bus, in una Tangenziale
all’epoca ancora chiusa al traffico, perché non ultimata. Altre scene sono però
girate in un appartamento di via Donna Olimpia, mentre il cortile interno
dell’abitazione è in via Giovanni Battista Bodoni, al Testaccio, in cui è anche
il forno del panettiere con cui la moglie Pina lo tradirà nel terzo film della
saga “Fantozzi contro tutti”, del 1980 e diretto da neri Parenti.
L’ufficio di Fantozzi è all’interno di quello che è oggi il palazzo sede della Regione Lazio, sulla Cristoforo Colombo, nei cui lunghissimi corridoi Fantozzi si troverà a correre, per riuscire a timbrare in tempo e senza l’aiuto di nessuno, pena la squalifica, il suo cartellino. La location della partita di calcetto arbitrata da Filini (Gigi Reder), è un campetto di periferia sul lungotevere Dante, in zona Marconi, che è stato oggi trasformato in un più moderno centro sportivo. La scena del funerale della madre del mega direttore si svolge presso la chiesa di San Gregorio Magno, vicino al Colosseo; mentre il binario in cui Fantozzi rincorre il treno per consegnare un libro alla Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, è il primo binario della stazione Ostiense, location che tornerà anche ne “Il secondo tragico Fantozzi”, film del 1976 sempre girato da Salce e in “Fantozzi contro tutti”, durante la partenza per la vacanza a Ortisei.
Il famoso capodanno anticipato, ha luogo in un palazzo di via Donna Olimpia, mentre l’inseguimento dei bulli, quando Fantozzi sta portando l’amata signorina Silvani, cioè Anna Mazzamauro, a un pranzo romantico da “Gigi il troione”, si svolge nei dintorni del Lungotevere della Vittoria. Alcune scene sono poi girate nel carcere minorile di San Michele a Ripa, che tornerà anche in altri film della saga. La sfida a biliardo col mega direttore ha luogo in una villa dell’Olgiata, usata come location per diverse pellicole, mentre un’altra villa, in zona Monte Mario, è trasformata nel ristorante giapponese in cui troverà la morte il cagnolino della Silvani. Per concludere, una citazione la merita anche la famosa “Coppa Cobram” di ciclismo, presente nel sequel “Fantozzi contro tutti”. Quella devastante gara è stata interamente girata sul Monte Antenne, non distante dalla zona in cui oggi si trova la moschea di Roma. Poi la corsa si snoda tra Via di Ponte Salario e Via del Forte Antenne.
57) Un borghese piccolo piccolo
di Mario Monicelli
Tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami, il film di
Mario Monicelli, del 1977, si discosta dai canoni classici della commedia
all’italiana, di cui il regista è stato un indiscusso maestro, assumendo i
contorni del dramma, anzi della tragedia, non illuminata da luci di speranza.
Oltre all’interpretazione di Alberto Sordi, quale protagonista, del cast fanno
parte Shelley Winters, nei panni della moglie, Vincenzo Crocitti, il figlio,
Romolo Valli, il capoufficio dottor Spaziani.
La vicenda narrata è quella della famiglia Viviani, con il
padre Giovanni, impiegato in un ufficio pubblico romano, la madre Amalia, casalinga,
il figlio Mario, neo diplomato in ragioneria. Per fare in modo che il figlio
possa essere assunto nel suo stesso ufficio, sistemando in tal modo per sempre
la sua vita, secondo la filosofia piccolo borghese che gli è propria, Giovanni
Viviani finirà per fare di tutto, affiliandosi anche alla massoneria, per
acquisire amicizie e favoritismi, grazie all’intercessione del dottor Spaziani,
da tempo massone. Ma quando il giovane Mario finisce per essere ucciso da
alcuni malviventi, durante una rapina in banca, il sottile strato rassicurante
della vita di Giovanni va in mille pezzi e lui, da pacifico impiegato quale
era, si trasformerà in un sadico e violento vendicatore solitario, che cercherà
di farsi giustizia privata, prima nei confronti dell’assassino del figlio e
poi, in genere, contro i soprusi della società.
Il film rende bene l’immagine della Roma impiegatizia, quella che due anni prima era stata letta cinematograficamente in veste comica e grottesca da Luciano Salce e Paolo Villaggio, nella saga di Fantozzi e che, invece, qui mostra i suoi lati più oscuri e tragici. Tutto il film è girato a Roma, tranne la parte nel casotto di campagna, in cui Sordi mette in atto i suoi piani vendicativi, che è ambientata a Nazzano, poco a nord della Capitale. La casa in cui abita la famiglia Viviani è un appartamento di piazzale Prenestino, mentre l’ufficio di Giovanni è nel Palazzo del Poligrafico e Zecca dello Stato, in piazza Verdi. La banca della rapina è in viale Asia, all’Eur, mentre altre scene sono girate in via Cavour, in via dei Colli Portuensi, in viale del Monte Oppio. Una curiosità: il palazzone dove abita l’assassino del figlio di Giovanni Vivaldi, il cosiddetto “Boomerang” di largo Spartaco, al Quadraro, è lo stesso in cui, quindici anni prima, aveva abitato anche Mamma Roma, nel film di Pasolini del 1962.
58) Roma
di Federico Fellini
Con un titolo così, il film di Federico Fellini del 1972,
non poteva non essere in questa lista di opere cinematografiche dedicate alla
Città Eterna (anche se, a dirla tutta, esiste anche un film omonimo del 2018,
di Alfonso Cuaron, intitolato anch’esso “Roma”, per via di un quartiere di
Città del Messico nominato Colonia Roma, senza avere dunque alcun riferimento
con la capitale d’Italia, film che quindi non troverete in questa lista). Un
anno prima di “Amarcord”, che è del 1973, la pellicola in cui il regista
omaggia, nel suo stile visionario, la Rimini della sua infanzia, in “Roma”
l’omaggio visionario di Fellini è alla città che lo ha accolto e che lo ha reso
famoso.
E infatti “Roma” è anch’esso una sorta di amarcord autobiografico, che non a caso inizia alla stazione Termini, con l’arrivo di un giovane di provincia negli anni trenta, un giovane che è chiaramente, anche se il regista non lo dice esplicitamente, lo stesso Federico Fellini. Da quel momento partono una serie di racconti a metà fra la realtà e il sogno, diversi l’uno dall’altro per contenuto e stile, senza una soluzione di continuità, quasi a volere suggerire la realtà multiforme e contraddittoria che funge da essenza stessa della città. Si va dalla sfilata di moda di abiti ecclesiastici, all’atmosfera dell’avanspettacolo anteguerra, dal ricordo delle case chiuse, agli scontri fra giovani contestatori e polizia, dall'ingorgo sul Grande Raccordo Anulare, a una sorta di visita archeologica degli scavi della metropolitana.
Da ricordare nel film il cameo di Anna Magnani, nella parte di sé stessa, che è anche la sua ultima apparizione cinematografica (morirà l’anno dopo). https://www.youtube.com/watch?v=d3jQdZrnaj0 Analoghe scene erano state girate anche da Marcello Mastroianni e da Alberto Sordi, ma Fellini deciderà poi di tagliarle in fase di montaggio. Ovviamente nel film appaiono tutti i luoghi più caratteristici del centro storico della città, oltre ad alcune aree più periferiche. La scena della sfilata dei Balilla è girata a Ostia, in piazzale dei Ravennati. La casa di via Albalonga in cui va a vivere il giovane provinciale, non è davvero in via Albalonga, ma è stata interamente ricostruita negli studi di Cinecittà; mentre la stazione Termini degli anni trenta, dato che l’attuale stazione Termini, in stile razionalista, fu ultimata solo negli anni cinquanta e dunque sarebbe risultata anacronistica, è stata ricreata nella stazione Centrale di Bologna.
59) Estate Romana
di Matteo Garrone
Film del 2000, diretto da un Matteo Garrone all’epoca ancora
poco noto al grande pubblico. Narra le vicende di un eterogeneo gruppo di
persone, che condivide un appartamento in piazza Vittorio, oltre che una passione
per il mondo del teatro. Fra questi ci sono Salvatore e Monica, una sorta di
coppia platonica e non dichiarata, impegnata nella realizzazione di un enorme
mappamondo per una scenografia teatrale.
La particolarità del film è nel mostrarsi allo spettatore
quasi come un documentario. A prima vista nessuno degli attori pare infatti
recitare una parte, ma tutti sembra quasi che vengano ripresi di nascosto,
durante reali momenti della loro quotidianità. Non a caso, ad accentuare questo
aspetto, tutti i personaggi hanno gli stessi nomi degli interpreti. Questo vale
per Salvatore Sansone e Monica Nappo, che vestono i panni del Salvatore e della
Monica del film. Questo vale ancora di più per Rossella Or e Victor Cavallo,
due nomi noti negli anni settanta, capifila del teatro d’avanguardia romano
dell’epoca, quello che aveva nel teatro Beat ’72 il proprio punto di
riferimento e che, nel film di Garrone, interpretano loro stessi, con una
Rossella spaesata, che è appena tornata, dopo anni, in una Roma che non la
riconosce più e che lei non riconosce.
Il film è girato quasi interamente a Piazza Vittorio, oltre che sul litorale romano, dove i protagonisti si recano per vendere il gigantesco mappamondo, dopo averlo caricato sul bagagliaio della propria macchina. La Roma che viene presentata è dunque quella multietnica del quartiere Esquilino, oltre a quella del mondo dello spettacolo romano. Non quello dei grandi nomi, dei vip del cinema e della tv, danarosi e noti al pubblico, bensì quello precario, semi clandestino e privo di lustrini, che pullula attorno ai tanti piccoli teatri off della capitale.
60) Borotalco
di Carlo Verdone
Questo film del 1982, diretto e interpretato da Carlo
Verdone, con la partecipazione di Eleonora Giorgi, Christian De Sica, Angelo
Infanti, Mario Brega, è il più classico gioco degli equivoci. Sergio (Carlo
Verdone), timido venditore di enciclopedie, si ritrova per una serie di
casualità ad avere le chiavi di casa dell’attico del ricco architetto Manuel
Fantoni (Angelo Infanti) e dunque fingerà di essere lui all’arrivo della bella
Nadia (Eleonora Giorgi), millantando con lei una vita avventurosa e inesistenti
conoscenze altolocate, fra le quali una stretta amicizia col cantante Lucio
Dalla, di cui Nadia è una fan sfegatata. Il trucco andrà avanti per un po’, fin
quando non verrà smascherato da Augusto (Mario Brega), padre della fidanzata di
Sergio.
In questo film sono presenti alcune delle battute e delle scene rimaste memorabili nella filmografia di Carlo Verdone: dal famoso “M’imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana”, che Sergio, nei panni di Manuel Fantoni, dice a Nadia per sedurla, durante i suoi iperbolici racconti sul suo immaginario passato; all’indimenticabile scena nel negozio di alimentari di Mario Brega, quintessenza della romanità più visceralmente popolare, quella in cui Verdone è costretto ad assaggiare le famosissime “olive greche”.
Del film sono rimaste famose anche le musiche della colonna sonora, firmate dagli Stadio e, ovviamente, da Lucio Dalla, che nella pellicola è citato talmente spesso, da fungere quasi da ulteriore interprete-ombra.
Il film è interamente ambientato e girato a Roma. L’attico di Manuel Fantoni è nella zona di Villa Bonelli, anche se alcuni degli esterni sono stati girati alla Farnesina; mentre l’appartamento di Nadia è a Trastevere (per gli interni) e a Fonte Meravigliosa (per gli esterni), anche se nella finzione filmica viene collocato nella zona di Cinecittà. Alcune scene sono poi girate a Ostia, alla Galleria Colonna, alla Stazione Termini, a Colli Aniene, a piazza Mancini, a Ponte Mazzini. Il negozio di alimentari di Augusto è in centro, in via di San Paolo alla Regola. Tra le curiosità: all’interno del film vi è un cameo della pornostar Moana Pozzi, che appare in alcune scene, interpretando il ruolo di amante dell’architetto Manuel Fantoni.
*MASSIMILIANO CACCIOTTI (Romano, affascinante e geniale, artista poliedrico in attesa di consacrazione postuma. Ho diretto periodici, teatri, associazioni, agenzie pubblicitarie, gallerie, pubblicato racconti, ideato trasmissioni tv, fallendo miseramente in tutto. In compenso coltivo un gusto particolare per i piccoli piaceri: viaggiare, ascoltare musica world anni novanta, andare in Camollia nel giorno del Palio di Siena, guardare per la centotredicesima volta il Favoloso Mondo di Amélie)
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