Capitale italiana della cultura - TRAPANI / il progetto

di ROBERTO LEONE*

La luce, il mare, il tramonto. E il sole che affonda all’orizzonte ogni sera, come una cartolina che si ammira dal punto estremo della Sicilia occidentale. Ecco Trapani candidata a città della cultura italiana per il 2022, secondo quel che ricordano i tanti testimonial che ne sostengono la candidatura: l'unica città siciliana rimasta in corsa dopo l’eliminazione di Modica, Scicli e Palma di Montechiaro. Il rosso del sole che scompare dietro la torre di Ligny fa da contrappunto alle botteghe del centro dove si lavora il corallo, una delle tradizioni che si intrecciano con la cultura del mare e l’innovazione: così come accadde al tempo delle gare in preparazione della coppa America di vela nel 2006 o come accade ancora nel lavoro del Centro studi intitolato a Ettore Majorana.


LO SPOT DI TRAPANI



Oltre alla città, gli ideatori del dossier Trapani puntano sul territorio circostante: dalle Egadi che sono proprio il fondale del tramonto a Erice che la domina alle spalle, e poi il tempio di Segesta e il museo a cielo aperto delle Saline, e ancora il cous cous di Mazara del Vallo e il suo modello di integrazione, e quello internazionale di San Vito Lo capo che allunga l’estate sino a fine settembre.

LEGGI COUS COUS E INTEGRAZIONE       di ROBERTO LEONE

Anche se il centro di Trapani resta il motore delle attività e resta il cuore della vita culturale: dai vicoli con i balconi panciuti alla passeggiata a mare, agli spettacoli del luglio musicale, alla lunga processione pasquale dei Misteri, quando il venerdì santo porta sulle strade migliaia di fedeli e turisti in un’atmosfera mistica. 

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Infine, fra gli asset decantati dal comitato che sostiene il dossier Trapani,  c’è la spiaggia. Un luogo entrato nella storia, dove - ricorda il professore Antonino Zichichi, uno dei testimonial della città siciliana - si raccoglievano gli scienziati arrivati da ogni parte del pianeta a Erice per parlare del pericolo nucleare che minacciava di distruggere la terra durante la guerra fredda: “La spiaggia era l’unico posto dove potevano parlare senza avere paura di essere intercettati”.



*ROBERTO LEONE (Nato a Palermo nel 1956, giornalista prima a L’Ora, poi a Repubblica - Milano, Bari, Roma, Palermo - passando per il Mattino di Padova, la Nuova Venezia e il Centro di Pescara. Vent’anni di cronaca nera e giudiziaria poi al desk. Ma senza restare mai fermo)

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