Capitale della Cultura 2024 / Siracusa, candidata fra acqua e luce

di ROBERTO ORLANDO*

Siracusa, "Città di acqua e di luce". È lo slogan che accompagna la candidatura della città siciliana a Capitale italiana della cultura 2024. È già tra le dieci finaliste e tra queste è certamente nel gruppo delle favorite. Perché in fondo Siracusa è quasi sinonimo di cultura, a partire dalle sue origini, nel 734 a.C., Magna Grecia... 

Sì certo, non è l'unica candidata con origine analoga, ma poi qui la Storia non si è più fermata, ha continuato a stratificarsi, un po' come a Roma, a lasciare tracce sovrapposte le une alle altre, alcune delle quali ancora molto evidenti. Come per esempio nella cattedrale, a Ortigia. Sentite come ne parla Lawrence Durrell, per esempio: "Prendete un tempio greco, incorporatelo per intero in un edificio cristiano, al quale successivamente si aggiungono le modifiche e la ricostruzione dell'edificio per il culto cristiano adoperate dai normanni, tra le altre la facciata abbattuta dal grande terremoto del 1693. Senza scoraggiarvi vi rimettete all'opera e, cambiando completamente direzione, sostituite la vecchia facciata con una deliziosa composizione barocca all'incirca del 1728‑54. E il tutto, deteriorato com'è, continua a vivere e a sorridere, diffondendo nel mondo la sua immagine come se fosse stato ideato da un Leonardo o da un Michelangelo".  


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Durrell tralascia di approfondire. Però il tempio greco fu dedicato ad Atena nel V secolo a.C. ed era già luogo di culto tre secoli prima. E da lì in avanti chiunque sia venuto qui con l'intenzione di fermarsi ha voluto che rimanesse un segno indelebile del suo passaggio: così il tempio di Atena è diventato - dopo quella di Antiochia - la seconda chiesa dedicata a Cristo, cioè la prima chiesa cristiana dell'Occidente. Poi arrivano i musulmani che distruggono la città, ma risparmiano il duomo per trasformarlo in moschea. E i normanni a loro volta la recuperano come chiesa cristiana e le conferiscono un nuovo aspetto, con una facciata nel loro stile austero che però il terremoto del 1693 demolisce di schianto. Ma il nucleo architettonico originale resiste anche al sisma e così la chiesa può essere ricostruita, questa volta in un magnifico stile barocco, anche un po' rococò, che ancora oggi convive sopra e intorno alle colonne doriche del tempio pagano.

Forse è da qui che è nata l'idea della candidatura, da queste radici ancorate così in profondità nelle origini della civiltà mediterranea e anche da una forte volontà di riprovarci per fare di Siracusa un laboratorio culturale in cui si possano nascere nuovi "strati" di Storia.  


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Il sindaco Francesco Italia questo progetto di rinascita lo teorizza, anche a prescindere dalla vittoria nella contesa con le altre nove illustri concorrenti: "E' una candidatura naturale - spiega Italiano - perché Siracusa nella storia ha rivestito un ruolo di straordinario valore. Siamo la seconda città in Italia per la presenza di siti catacombali, abbiamo un parco archeologico tra i più estesi d'Italia, possediamo una collezione di monete tra le più importanti d'Occidente, il teatro greco è il più antico e meglio conservato del Mediterraneo. Insomma abbiamo tutta una serie di primati che la storia ci consegna, ma il motivo per cui questa candidatura secondo noi ha grande importanza è il fatto che non ci limitiamo al racconto di ciò che è stato, quindi al culto di quella bellezza che abbiamo semplicemente ereditato, ma ci candidiamo a rappresentare ciò che deve significare la cultura oggi ovvero la capacità di affrontare la sfida dell'innovazione digitale e della transizione ecologica, attraverso un'opera davvero seria di racconto dell'identità cittadina anche nei luoghi dove questa è meno visibile, come per esempio nelle nostre periferie".   

Perché "Città di acqua e di luce"? il sindaco dice che l'idea è quella di ripartire degli elementi fondamentali per i quali “Siracusa è stata scelta dai corinzi come luogo di colonizzazione, condizioni ideali che hanno poi consentito alla città di diventare la capitale greca d'Occidente. Acqua e luce che hanno indirizzato gli studi di Archimede”. La luce che ha contraddistinto tutta l'opera di Caravaggio (il quale qui nel Santuario di Santa Lucia ha lasciato il meraviglioso e imponente 'Seppellimento di Santa Lucia', capolavoro che racconta il martirio della patrona di Siracusa). “Acqua e luce perché sono elementi naturali – spiega Italia - decisivi in questa fase di transizione climatica. Clima, ecologia, sviluppo sostenibile sono tutti temi eminentemente culturali".  


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“E nel solco dei personaggi che hanno reso famosa Siracusa nel mondo - conclude il sindaco - arriviamo al giorno d'oggi e ci interroghiamo su qual è la nostra funzione. Secondo noi è quella di rilanciare questa identità siracusana che è soprattutto desiderio di innovare, di produrre nuova cultura. Alla commissione del ministero vogliamo pertanto proporre l'idea di una città che ha costruito e che sta costruendo un'identità dinamica, non legata soltanto alle vestigia del passato ma che fortemente vuole tornare ad assumere quel ruolo di centro propulsore di nuova produzione culturale. Un po' come avviene per il nostro teatro greco che da oltre cent'anni è vero che rappresenta testi classici, ma riletti in chiave moderna".

L'idea della candidatura di Siracusa è dell'assessore alla cultura del Comune, Fabio Granata, già assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia ai tempi della giunta Cuffaro. Il sindaco Italia, prima assessore comunale alla cultura e poi vicesindaco, ha accolto con entusiasmo la proposta di Granata. "Entusiasmo condiviso, ci tengo a dirlo - spiega Italiano - con tutti gli enti e le istituzioni del territorio, con i rappresentanti della società civile, sindacati, imprenditori, associazioni. Insieme abbiamo preparato un dossier molto completo che indipendentemente dal risultato che raggiungeremo in questa sfida costituisce in pratica il masterplan per le politiche culturali che intendiamo realizzare da qui ai prossimi anni. Anche perché il Pnrr spalanca la porta di una serie di grandi opportunità per le amministrazioni comunali che fino a poco tempo fa erano assolutamente impensabili".


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Ma quali sono i punti di forza della candidatura siracusana? Italiano non vuole scoprire le sue carte e come i sindaci di altre città finaliste resta sul vago: dice che il progetto non nasce soltanto per la candidatura, tanto è vero che qualche punto è già stata realizzato e altre opere sono state finanziate; spiega che ovunque si voglia intervenire è praticamente sicuro che qualcosa di nuovo che riemerge dal passato si può riscoprire. "E' il caso del parco urbano di sette ettari nel cuore della città - dice - che è subito diventato inevitabilmente un archeo-parco". Nemmeno sulle rivali in lizza Italia si sbilancia: " Non mi avventuro in analisi del genere, tutti i concorrenti hanno un'enorme dignità e sono tutti temibili. I componenti della commissione faranno le loro valutazioni anche sulla base delle proprie sensibilità e qualunque sarà il risultato noi lo accetteremo, convinti comunque di aver fatto un buon lavoro. Vinca il migliore...”.

Se si dovesse decidere in base ai precedenti sarebbe una vittoria a tavolino: la città siciliana – che, non dimentichiamolo, si trova ai margini della Val di Noto, altro gioiello Unesco, eccezionale testimonianza dell’architettura tardo barocca - è già stata molte volte capitale nel corso della sua storia: prima della Magna Grecia, poi della Sicilia romana e per cinque anni dal 663 al 668 fu capitale dell’Impero romano d’Oriente al posto di Costantinopoli, per volere dell’imperatore bizantino Costante II, che qui venne assassinato.  Infine, ma questa è storia più recente, dal 2005 è patrimonio Unesco dell’umanità. Ad abundantiam si può sostenere, a proposito di ambiente, che nel 2009 è stata pure capitale della biodiversità: a Castello Maniace (fatto costruire da un altro imperatore, Federico II di Svevia di ritorno dalle Crociate, per difendere il porto) durante il G8 Ambiente è stata firmata la “Carta di Siracusa”, documento politico programmatico sulla tutela degli ecosistemi.

E chissà che cos’altro potrà diventare, tra "acqua e luce", la città delle mille storie. Mille, ma solo se vogliamo escludere quelle dell'Opera dei Pupi...


*ROBERTO ORLANDO (Nato a Genova in agosto, giornalista professionista dal 1983. Ultimo capocronista del Lavoro. Dopo uno scombinato tour postrisorgimentale che lo conduce in molte redazioni di Repubblica è rientrato tra i moli della Lanterna. Viaggia, fotografa e scrive. Meno di quanto vorrebbe)


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