Campotosto, storia di Assunta che fila la lana

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testo e foto di GABRIELLA DI LELLIO*


A Campotosto, sui monti della Laga,  più di vent’anni fa Assunta Perilli lasciò il lavoro di archeologa che svolgeva nella necropoli di Fossa per dedicarsi alla tessitura del telaio, alla filatura e alla ricerca storica dei tessuti usati nel corso del tempo in paese, in particolare della lana, del lino e della canapa. 


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La incontro e mi racconta la sua storia.  La passione per la tessitura nacque grazie al ritrovamento di un vecchio telaio abbandonato in cantina, un attrezzo che apparteneva alla nonna. Assunta decise di rimetterlo in funzione chiedendo aiuto a due anziane del paese che insieme a sua nonna avevano tentato di ridare vita alla tessitura.


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(Il vecchio telaio)


La Bottega nacque nel 2000, quando Assunta aveva ormai imparato a tessere la lana, a filarla e a tingerla. Riscoprì la filiera del lino, dalla coltivazione al raccolto, dalla trasformazione alla filatura, sempre tramandata oralmente, grazie a una busta di vecchi semi ricevuta in dono nel 2003 da un’anziana signora del posto. La tessitura di Assunta ha un carattere tecnico ed etnografico. Lei cataloga tessuti, le coperte della tradizione e l’abbigliamento femminile dell’inizio del '900.

La lana  filata a mano e tinta naturalmente è insieme al lino il filato per eccellenza, le due filiere sono pienamente rappresentative della tradizione della terra di Campotosto. E’ stata contattata dall’Università di Cambridge per portare questa filiera in uno studio archeologico. Oggi organizza la festa del lino - racconta con orgoglio - e ha partecipato a convegni organizzati dal Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara.


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(Il nuovo telaio)

La sede provvisoria della bottega, uno chalet di legno vicino all’ingresso del paese, è stata acquistata nel novembre del 2017, in parte grazie alla donazione di un’associazione culturale marchigiana. Quando entro resto colpita dal profumo del legno e dei filati, dai colori del negozio pieno di oggetti, materiali, tessuti e capi di vario genere, tutti naturali.

La lana che Assunta fila viene dalle pecore della specie “sopravvissana” che nel corso del tempo è stata sostituita da altre specie  più adatte alla produzione di formaggio. Un pastore di un paesino a pochi chilometri da Campotosto che ne possiede un gregge le regala ogni anno  20/30 chili di lana. Una parte viene filata, una parte viene dedicata ai laboratori per le scuole oppure a chi vuole seguire il corso di filatura, un’altra ancora trasformata in feltro.

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(La stufa a legna per la tintura della lana)

Assunta spiega come avviene la tintura. “Uso una stufa a legna qui all’interno della bottega per piccoli oggetti come le sciarpe. Una tintura naturale secondo la tradizione del posto: c’è il mallo di noce marrone, che si usava per tingere l’abito nuziale maschile, l’abito per tutte le occasioni importanti, di tutte le cerimonie fino al proprio funerale; la camomilla del tintore, giallo, che raccolgo personalmente, l’iperico per il verde, il sambuco di Campotosto per il violetto, la felce per il verde, la cipolla che offre dal verde-la cipolla di Tropea- al senape della cipolla gialla o anche il melograno quando qualcuno me lo regala. Ovviamente non riesco mai a ripetere la stessa intensità di colore proprio per il tipo di procedimento manuale. Ogni ingrediente viene fatto bollire nell’acqua e dopo avere preparato la lana con l’allume di rocca (un sale misto di alluminio e potassio) per allargare la fibra e fissare il colore, la immergo nell’acqua tinta. Alla fine  lavo la lana. Per le grandi pezzature come giacche e coperte mi rivolgo ad una tintrice”.

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(Assunta Perilli)


Coperte, tovagliati e asciugamani seguono la tradizione, tutto il resto della produzione è a mano libera. Assunta è custode ed esperta dei saperi dell’antica tradizione. Un atto d’amore per la sua terra ripetutamente ferita.



*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")


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