Cammina, passeggia, struscia, questo è il viaggio in miniatura

di GIGI SPINA *

Cito spesso, da buon retore, una famosa vignetta di Altan: “Dove andiamo, da dove veniamo. Ma, soprattutto, perché ci siamo mossi?”.

Certo, chiedere su foglieviaggi perché ci si è mossi potrebbe sembrare una gratuita provocazione, ma la domanda nasce spontanea (con tutte le possibili risposte) se si legge l’affascinante e originale ricerca di Donatella Puliga, Viaggi in miniatura. La passeggiata nel mondo classico, Edizioni ETS, Pisa 2021.


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I viaggi in miniatura, come Puliga li definisce (raccomando di pronunziare Pulìga!), sono esperienza quotidiana e davvero universale, a volte epica, a volte lirica, e anche tragica e/o comica: in una parola, umana. Ma anche divina, e non solo.

La lettura esperta di tantissimi testi antichi, greci e romani soprattutto, più o meno noti, spingono Puliga a elencare molti tipi di passeggiate, alle quali sono dedicati i singoli capitoli di approfondimento, sempre affrontati con grande chiarezza e stile fortemente evocativo: da quella terapeutica a quella del filosofo pensatore; dall’archeologica, attraverso monumenti e luoghi significativi del passato (anche del passato degli stessi Antichi), all’erotica, compiuta in vista della seduzione e della conquista amorosa; fino alla passeggiata come luogo del display, del mostrarsi sulla scena della città-vetrina (a me viene il mente lo ‘struscio’ sul lungomare salernitano o durante i giorni dei Sepolcri), ecc.


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(Lo struscio di una volta, a Napoli)


Insomma, ciascuno/a potrà trovare in questo libro modelli antichi (e certo molto diversi) di passeggiate recenti e sperimentate in prima persona, fino a quella con cani o in solitaria durante il lockdown.

E vi troverà, quasi sempre, la storia delle tante parole che si riferiscono, in Grecia e a Roma, al passeggiare, al camminare, al muoversi: il senso antropologico di un coinvolgimento di corpo e mente, di visione e ascolto, di sollecitazione dei sensi, che rendono ogni percorso metafora storica, psicologica, esperienziale, affettiva.

“Le parole di chi va a piedi creano il sentiero che si sta percorrendo”, scrive Puliga ricordando Bruce Chatwin (p. 21). Il che, commenterei, non condanna chi va in macchina o in treno, o anche in bicicletta, a rimanere in silenzio e senza parole: anzi, offre un orizzonte, una sfida possibile, un tesoro da praticare anche quando i piedi non si muovono, perché li si può attivare anche solo nel ricordo.  Solo che bisogna averla fatta, almeno una passeggiata; non dirò almeno una per ogni tipo (il che, comunque, non guasterebbe), ma con uno spirito aperto alle occasioni possibili.

Fra i tipi di passeggiata, poi, accennerei anche alla passeggiata elettorale (ne stiamo appena uscendo): certo, partendo da quella antica, che il fratello di Cicerone, Quinto Tullio, consiglia a Marco Tullio in occasione della competizione per il consolato del 63 a.C.: “Quasi ogni giorno, mentre scendi dal foro, devi ripeterti nella mente: Sono un uomo nuovo, competo per il consolato, la posta è Roma”. Il passaggio è all’inizio del Commentariolum petitionis, una sorta di piccolo manuale di campagna elettorale che ha conosciuto grande fortuna in epoca moderna, anche per le firme di chi ne ha scritto l’introduzione. Ne cito due: Giulio Andreotti, Furio Colombo.


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Oltre a quel passaggio, che si potrebbe usare anche oggi (con le dovute differenze), in vista del ballottaggio romano, Quinto Tullio arricchisce la passeggiata elettorale facendo intravedere il corteo degli accompagnatori: quelli che accompagnano al foro, quelli che scortano il candidato dovunque.

Anche la passeggiata elettorale, pur configurandosi spesso come silly walk, alla maniera dei Monty Python, può dunque rientrare in quei viaggi in miniatura che si ripetono e variano dall’Antichità ai giorni nostri e che Donatella Puliga ha avuto la straordinaria capacità di farci apprezzare in tutte le loro sfumature.


 

 

Non resta che chiudere con una metafora, forse un po’ perversa, ma certamente Fenomenale, almeno secondo Gianna Nannini: una passeggiata, però, che non augurerei a nessuno/a di subire…  

E camminare dentro questo amore
Che è una linea di confine
Voglio calpestarti il cuore
Vedere come va a finire …

 

 

*GIGI SPINA (Salerno, 1946, è stato professore di Filologia Classica alla università Federico II di Napoli. Pratica jazz e tennis. Gli piace pensare e scrivere, mescolando passato e presente)   


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