Bologna, duecento scatti nel vuoto del Covid

di CARLA CHELO*

Bologna senza parole, senza gente, senza colori. Bologna al tempo del coronavirus si chiama questa raccolta di 200 foto di Paolo Miccoli appena pubblicata da Giraldi editore, con una prefazione di Gianluigi Schiavon. Poche chiacchiere e molte immagini di vita ordinaria, di strade deserte, agenti, file.

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 Non ci sono le foto simbolo della tragedia: le infermiere stramazzate sul computer dopo troppe ore di fatica, lo strazio di chi non riesce a sapere nulla dei parenti, gli abbracci di chi si riincontra incredulo di averla scampata. C’è una città riconoscibile, non i luoghi dei turisti, ma quelli di chi la conosce bene, di chi ci abita. E sono scatti che ce la mostrano più o meno come la ricordiamo.

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Ma in quella piccola sottrazione c’è tutta la differenza che trasforma le immagini asciutte di Paolo Miccoli nel ritratto di una città in emergenza. Da navigato ex nerista (il Messaggero, Il resto del Carlino, dove ancora collabora) Miccoli sa che non c’è da aggiungere pathos quando se ne respira già tanto, basta cogliere un dettaglio fuori posto e sarà quello a raccontare.

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Basta scivolare tra i vicoli della città deserta: ecco l’inedito ingresso sprangato e desolato dell’università, la malinconia del negozio storico con le saracinesche abbassate,la nuova routine delle file davanti ai supermercati, … no aspetta qui siamo davanti a una pescheria, c’è qualche ardimentoso che ha sfidato la paura.

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Nel vuoto gli animali si fanno più sfrontati: piccioni e gatti sulle scale, lungo i portici sulle statue.E anche la povertà sembra ingigantirsi: dal sonno dei barboni stesi sui marciapiedi della città deserta non ci si può distrarre.

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E ancora: la stazione deserta, lo snodo autostradale più ingorgato d’Italia, quello che abbiamo visto migliaia di volte a ogni esodo imbandierato dagli ingorghi più vari, ritratto nel day after. Quasi un naturale proseguimento degli altri libri, Bologna va in campagna e a Bologna c’era il mare.

Scrive l’autore: “Devo fotografare tutto subito. Non devo aspettare. Se aspetto troppo, mi abituo. Appena entro in una situazione, devo scattare subito. Prima che la situazione entri in me. Se mi entra dentro, mi abituo".

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Il valore di questo viaggio è qui: testimoniare la bellezza, l’angoscia, l’unicità di Bologna ritratta come non l’abbiamo mai vista e come vorremmo non rivederla più.

Titolo        "Bologna al tempo del coronavirus"
Editore      Giraldi
Autore       Paolo Miccoli
Pagine      212
Prezzo      euro 19
                   
*CARLA CHELO (Nata a Roma, ha lavorato per il quotidiano l'Unità, il settimanale Diario della settimana e i tg di Studio Aperto e di Tgcom24 a Mediaset. Ora viaggia e scrive solo per piacere)
   

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