Bellingcat, mappe digitali e indagini sulla guerra in Ucraina

di ANNA DI LELLIO* 

La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha ridato fiato al coro di esperti di relazioni internazionali e sicurezza che predicano il dominio del realismo in politica. Armati di carte geografiche, i geopolitici ne sono l’avanguardia. Poco importa che abbiano fallito nelle predizioni sulla guerra. Infatti nonostante questo la loro prosopopea durate il corso del conflitto è diventata ancora più risoluta. Propongo di smettere di ascoltarli tout court,  se si vuol capire cosa sta succedendo. 

Il primo errore del realismo e della geopolitica è di guardare solo a quello che dicono e fanno gli stati. Se avessero prestato attenzione alla comunità organica online che è nata ad hoc per seguire la situazione in Ucraina dal 2014 avrebbero forse capito che la guerra sarebbe cominciata. Lo sapevano due gruppi non profit, il primo basato tra Russia, Bielorussia e Repubblica Ceca, e il secondo britannico: Conflict Intelligence Team e  Center for Information Resilience. L’ho imparato ascoltando una interessantissima intervista con Elliot Higgins, fondatore di Bellingcat, basata in Olanda, concessa alla National Public Radio il 18 scorso. 

consulta la MAPPA DEI CRIMINI CONTRO CIVILI

La società civile tecnologica a cui appartengono i membri di questi gruppi, tutti sembra piuttosto giovani, è la grandissima novità del momento. Sono esperti di tecnologia, di social media, di twitter, tik tok ecc., e grazie a ciò stanno disegnando le mappe più importanti del conflitto. Si veda per esempio il sito Ukraine.bellingcat.com. Lì si trova una mappa interattiva dei crimini di guerra in Ucraina. Basta cliccare  su una città o un quartiere per ottenere immagini di un bombardamento, o di morti e feriti civili,  tutte immagini debitamente attribuite a chi le ha prese.

 Questi cittadini attivi che si impegnano con così grande passione e serietà a documentare i crimini di guerra sono il  necessario antidoto alla disinformazione e alla propaganda dalle quali siamo sommersi. Usano tutto le forme possibili di informazione, da google earth ai satelliti, ma anche messaggi e video di telefonini che attraverso varie piattaforme mandano immagini e comunicano posizioni da confrontare con, appunto, google earth.  Per esempio, pare che i russi in Ucraina si parlino soprattutto attraverso tik tok, e quindi quando filmano i loro convogli rivelano anche inconsciamente  l’identità di unità specifiche del loro esercito. 

Con le sue indagini, Bellingcat non solo riesce a seguire i movimenti delle truppe e la situazione sul campo di battaglia, ma anche a stabilire la responsabilità degli attacchi ai civili. E tutto avviene in tempo reale. Il team di Bellingcat “giustizia e responsabilità” accumula informazioni e scrive rapporti con un occhio agli standard di ammissibilità delle corti penali, internazionali e no. Ovviamente consultano esperti legali. Da giovani che per hobby costruivano mappe digitali disegnate sulla comunicazione online sono diventati investigatori volontari della Corte Penale Internazionale. 


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Non si tratta qui di presentare il video girato con il telefonino da chissà chi, ma di una seria raccolta di filmati e comunicazioni che vengono verificate prima e poi taggate. Perché taggarle? La guerra è cominciata solo un mese fa e già esistono migliaia di video. Se non fossero taggati, la possibilità di usarli nell’indagine in corso sui crimini di guerra non esisterebbe. Immaginate cosa vorrebbe dire guardare ore di film per trovare l’indicazione di un nome, un crimine, un luogo. Invece i video sono taggati e possiedono anche un codice che li identifica per evitare che perdano la loro credibilità: il codice permette di verificare se passando di mano siano più suscettibili a manipolazioni. 

Qual è l’utilità di queste informazioni? Azioni criminali contro i civili  sono commesse ogni giorno in Ucraina ma nella nebbia della propaganda di guerra può crearsi incertezza sulla responsabilità di questi stessi crimini. Il lavoro della “intelligence per la gente,” come la chiama Higgins nel suo libro We are Bellingcat. An Intelligence Agency for the People, potrà risultare molto utile - e qui cito un caso - per provare l’uso di bombe a grappolo e scoprire da dove provengono, per esempio individuando zone bruciate sul terreno create da bomblets (le submunizioni che si diffondono dall’arma centrale) con l’aiuto non solo di satelliti ma anche di google earth.

 Li ascolteranno i giudici della Corte Penale Internazionale questi esperti così pieni di passione civica e poco realisti nell’accezione politica? Useranno le loro mappe, così diverse da quelle dei geopolitici? A Berkeley hanno creato un Protocol for Digital Investigation proprio per rispondere a queste domande. Esperti legali dell’università hanno lavorato con investigatori della Corte Penale Internazionale per stabilire linee guida che aiutino investigatori non professionisti a presentare prove che siano autentiche e ammissibili.

 Questo il secondo grande errore dei realisti e dei geopolitici. Non è solo il freddo calcolo di potere o la brama di controllo di territori e risorse che muove il mondo, ma anche le passioni e i sentimenti. E non sono solo gli stati ad agire, anche la gente comune. Tra la gente c’è certamente chi segue un leader carismatico  per convinzione e persuasione, ma poi c’è chi ha una tale passione civile da creare le mappe della giustizia.


*ANNA DI LELLIO  (Sono Aquilana di nascita, ma mi sento più a casa a New York, Roma, e Pristina. Un po' accademica, un po' burocrate internazionale, e un po' giornalista. Ovviamente ho lavorato per l’Unità. Tra le mie grandi passioni giovanili c’erano lo sci, la lettura, i viaggi, il cinema e la politica. A parte lo sci, sostituito dallo yoga, le mie passioni attuali sono rimaste le stesse)

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