Backstage 1) Carlin Petrini e la nascita di Arcigola

di ANTONIO SILVA*

Nella mia memoria la storia è cominciata così.

Premessa.

Dal 1974 si tiene ogni anno - a Sanremo, nel teatro Ariston - la Rassegna della Canzone d’autore, nota anche come Premio Tenco.

Poiché tecnici di palco e artisti non riescono a cenare prima dello spettacolo, fin dalle prime edizioni, al termine delle serate in teatro, si organizza una cena per gli addetti ai lavori.

Agli inizi si trattava di un pasto frugale riservato appunto a trenta/quaranta tra artisti e tecnici. Capitava però che qualche artista, spesso era Guccini a dare il via all’intrattenimento, recuperata una chitarra di fortuna, facesse ascoltare in anteprima qualche suo nuovo brano. Oppure semplicemente intrattenesse i convitati con un po’ di musica.

Ma il paese è piccolo e la gente mormora. Così sempre più gente – con le scuse più turpi, tipo sono il cugino del batterista di Paolo Conte – cercava di imbucarsi in quelle cene dopo teatro, contando di godersi una qualche chicca di cui vantarsi poi con gli amici sfigati rimasti fuori.

Insomma, negli ultimi anni siamo arrivati a più di quattrocento persone che mangiano come cavallette e bevono come cammelli dopo la traversata del Sahara.

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I fatti.

Tanti anni fa, una sera, meglio una notte –se avete capito come vanno le cose al Tenco -, nella cena dopo teatro, Carlin (che allora per me era ancora solo uno del Trio di Bra: Carlin, Azio e Giovanni, tre mattacchioni che facevano del cabaret dissacrante) butta lì una delle sue spiazzanti intuizioni: le feste dell’Unità (qualcuno forse ricorda cosa erano e come erano) sono il più grande ristorante del mondo, per numero di pasti serviti. Ma perché si mangia così male e si beve così peggio, alle feste dell’Unità? Dobbiamo fare qualcosa per migliorare la qualità del mangiare e del bere alle feste dell’Unità.

Lì, nel mio ricordo, è nata Arcigola. Con Carlin che mandava me, e suppongo molti altri, a spiare le feste dell’Unità dove si mangiava meglio per poi segnalarle ai compagni (qualcuno forse ricorda cosa erano e come erano).

Finalmente i piaceri della carne - e del formaggio, e del vino - non erano più un peccato mortale, per noi cresciuti all’oratorio e poi passati nelle sezioni del PCI (qualcuno ricorda cosa erano e come erano) che, quanto a moralismo, erano anche più tirate.

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Arcigola, che poi sarebbe diventata Slow Food, che poi sarebbe diventata quella roba per cui mia figlia Federica, che allora si trovava a studiare all’Università di Berkeley in California, un bel giorno scopre che l’aula magna straripa di gente, debordata fino sui prati del campus, venuta per ascoltare un certo Carlo Petrini che parlava di “educazione e cultura enogastronomica nell’età della globalizzazione”: mica paglia.

Non ero lì, ma lo so che Carlin l’ha detto anche a loro: compagni stiamo uniti e che nessun voto vada disperso. Poi sarebbe arrivato Renzi. Ma Carlin, che nel 2004 è stato inserito da Time Magazine tra gli "eroi del nostro tempo" nella categoria Innovator, è ancora lì e dà del tu a Bergoglio.


*ANTONIO SILVA (Ha insegnato storia e filosofia in diversi licei di Milano e provincia per quindici anni. Poi, per altri trenta, è stato Preside di licei classici e scientifici in Milano e provincia. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche - La Repubblica, il Sole 24 ore -  discutendo i problemi della scuola italiana. Con un nom de plume ha gestito la rubrica "Il Giudizio Universale” sul settimanale di resistenza umana "Cuore". Dal 1976 è lo "storico" presentatore della "Rassegna della canzone d'autore - Premio Tenco", che si svolge ogni anno a Sanremo)

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