Argentina ahi quanto mar, il miracolo del Perito Moreno / 2
di EMANUELA PICCIONI *
Lascio Buenos Aires e la sua allegra e coinvolgente mondanità per la lunga traversata della Patagonia: ore e ore e ore in un paesaggio lunare, una specie di deserto non sabbioso diretto al nulla: suggestivo, ma io non ho fatto che pensare alle condizioni estreme in cui devono essersi trovati i primi coloni, a come devono aver patito per procurarsi acqua dolce, al disagio di ambientarsi in un habitat in cui ancora oggi il vento impetuoso la fa da padrone e letteralmente piega e trascina flora, fauna ed esseri umani. Per la prima volta nella vita mi sono sentita un pulviscolo in balia di una natura dominatrice e respingente: non è stata una bella sensazione.
(foto di Emanuela Piccioni)
Che poi i famosi gauchos (allevatori di bestiame) erano ebrei dell’Europa centrale in fuga dai pogrom: visto da cosa scappavavano, si spiega la disponibilità ad ambientarsi in un contesto faticoso e disperante: ancora oggi, per dire, non c’è copertura telefonica e si sta giornate intere isolati dal resto del mondo.
Se amate il genere, in Patagonia potete visitare la penisola di Punta Tombo (Pinguini di Magellano), la Penisola Valdes (ancora pinguini, e leoni ed elefanti marini); io ho pure provato ad andare dalle montagne del Chalten in trekking alla Laguna Capri (obbligatoriamente con guida), ma dopo un po’ mi sono arresa (troppa fatica e troppa nebbia, non si vedeva a un palmo dal proprio naso) e sono tornata al saloon (si chiamava così, e pareva ripreso da uno spaghetti-western) del villaggio, in attesa del rientro dei miei atletici compagni di viaggio.
Un discorso a parte va fatto per il ghiacciaio del Perito Moreno, dal nome dall'esploratore Francisco Moreno, (XIX secolo), lungo 30 chilometri; è uno dei 48 ghiacciai alimentati dal Campo de Hielo Sur, facente parte del sistema andino, condiviso con il Cile. Questo ghiacciaio continentale è la terza riserva al mondo d'acqua dolce.
LA SCHEDA GOOGLE: IL PERITO MORENOLa particolarità del Perito Moreno è il suo continuo, rapido e percettibile movimento.( 2 mt. al giorno). E’ uno spettacolo naturale di rara bellezza, indescrivibile a parole.
Per visitare il Perito Moreno, conviene soggiornare a El Calafate, accogliente località turistica situata a 78 km dal ghiacciaio; consiglio di stare al panoramicissimo Alto Calafate Hotel e di assaggiare la specialità locale (ovunque in città): cordero (agnello), cotto allo spiedo e servito in tavola su pietra rovente.
Lasciando la Patagonia, in aereo si arriva a Ushuaia (la città più australe del mondo), nella Provincia di Terra del Fuoco, Antartide e Isole dell'Atlantico del Sud: meraviglia! Freddo-freddissimo, ma la sensazione è quella di trovarsi in un altro mondo, in un altro tempo.
(Ushuaia foto di Emanuela Piccioni)
La storia di Ushuaia inizia formalmente nel 1868, quando i missionari della South American Missionary Society scelsero la sua baia per costruirvi un primo edificio, Casa Stirling; il britannico Stirling fu il primo europeo a vivere a Ushuaia, convivendo pacificamente cogli Yamana (popolazione locale); altri missionari si aggiunsero nel corso degli anni,.
Gli abitanti hanno lineamenti esotici, il modo di vestire ricorda quello innuit, attualizzato. A proposito: è inutile appesantire il bagaglio alla partenza con ingombrante abbigliamento termico europeo: una volta arrivati in loco, l’unica possibilità di uscire all’aperto (per poco tempo, ed eravamo in estate) è data dall’acquistare il più adeguato abbigliamento locale (non è costoso e lo si può abbandonare ripartendo, senza sensi di colpa).
LA SCHEDA GOOGLE: USHUAIAA Ushuaia, case in legno coloratissime, solitudini hopperiane e un cosiddetto quartiere italiano. Nel 1948 (presidenza Peròn) l'imprenditore bolognese Carlo Borsari si aggiudicò l'appalto per l’ammodernamento della città e coinvolse molti emigranti italiani, arruolandoli come manodopera e consentendo loro il ricongiungimento familiare: alla fine degli anni 40, perciò, il numero di italiani residenti a Ushuaia superava i 2.000: la maggior parte di loro, però, probabilmente a disagio per le condizioni climatiche estreme, rientrò in Italia a progetto finito, due anni dopo.
(Ushuaia foto di Emanuela Piccioni)
Al barrio italiano mi ha accompagnato un tassista, entusiasta delle sue origini campane e compiaciuto della mia destinazione; aveva ragione: il quartiere è una chicca: casettine lignee colorate, vetrate artistiche e un paio di ristoranti stellati panoramicissimi-
All’uscita dal ristorante, opto per una passeggiata, nel gelo, verso l’albergo: e mi rendo conto che alle 19.30 (il clima impone di cenare presto) sono sola e che, soprattutto, a Ushuaia il randagismo non viene represso. Pertanto, nella Terra del fuoco, attenzione agli orari sociali (diversi dal resto del Paese, in cui si cena intorno alle 22) e ai tantissimi cani randagi in circolazione.
Ushuaia è l’ultima tappa del viaggio in un Paese che consiglio, dei cui abitanti rimangono impressi l’allegria e il calore umano.
(2 - FINE)
Leggi la prima puntata
EMANUELA PICCIONI (e' nata nel 1960 e vissuta a Roma, ma anche 5 anni nell’Etruria meridionale; lavora per la politica; le piacciono cinema e teatro; riprenderà a viaggiare)
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