Archeologia italiana, dal Colosseo all' Arena il passato rivive in digitale

di TINA PANE*

(immagini da archeo3ditalia.it)


Tutte le volte che mi è capitato di visitare un sito archeologico ho dovuto fare i conti con la mia scarsa immaginazione e con ricordi molto nebulosi e imprecisi di storia e arte antica. A niente, in questi casi, è servita la diligente lettura di una guida o lo sforzo di andare a cercare nella memoria gli studi scolastici o le scene di film che hanno ricostruito antiche città oggi distrutte. Dopo un po’ finisco per vedere solo pietre su pietre, e per di più mi sento pure in colpa. Sono pertanto arrivata alla conclusione, e l’ho messa in pratica l’ultima volta a Pompei, che è necessario farsi portare per mano da una brava guida in carne, ossa e ottima preparazione.


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Perché l’archeologia, “la scienza dell’antichità che mira alla ricostruzione delle civiltà antiche attraverso lo studio delle testimonianze materiali (monumentali, epigrafiche, numismatiche, dei manufatti, etc), anche mediante il concorso di eventuali fonti scritte e iconografiche” (Treccani docet), è una scienza appunto, e non un’arte, e per avvicinarcisi da profani occorre il soccorso di qualcuno che ci racconti e ci collochi quella statua, quelle mura, quel tempio, quei manufatti: quel pezzo di storia, insomma.

Da ciò il crescente successo delle visite guidate, dei programmi di Alberto Angela e –prevedo- del nuovo sito archeo3ditalia.it messo online di recente dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, che ha tra le sue mission quella di favorire le relazioni e gli scambi culturali internazionali. Si tratta di una piattaforma dedicata ai siti archeologici italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco, che da Agrigento a Verona, in ordine alfabetico ma anche geografico da sud a nord, sono ben quattordici. Tutto il nostro patrimonio archeologico sta qui, presentato in una bella vetrina e anche in inglese.


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Per ciascun sito vi è un testo che ne racconta la storia - fondazione, fasti, decadenza, riscoperta e lavori di scavo - corredato da immagini sempre doppie: quelle attuali, d’epoca o appartenenti all’iconografia, sono associate ad altre che mostrano il sito com’era, con un lavoro di ricostruzione in digitale. In alcuni casi (Pompei, Roma centro storico e Vaticano, Siracusa e Verona) la foto è divisa a metà e facendo scorrere con il mouse la linea di demarcazione si vede la scena antica o moderna, per giocare a colpo d’occhio con similitudini e differenze.

E poi ci sono i video che con riprese con drone delle città dall’alto o con camera in spalla delle vie e delle botteghe, mostrano i siti com’erano prima di diventare delle rovine, e qui colpiscono le statue intatte che a decine abbellivano gli edifici pubblici, i fregi e le decorazioni, le prospettive dei colonnati, le scalinate, i fori, e il colore, soprattutto il colore che oggi non c’è quasi più.


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Completano il portale una mappa interattiva e una Timeline che mette in ordine cronologico i siti, dal più antico, Barumini –Su Nuraxi (XII secolo a.C.) fino al più recente, Aquileia (IV secolo d.C), in una bella cavalcata nel tempo e nella storia.

Insomma, in un continuo rimando tra “il passato” e “la nuova vita”, il portale conduce il visitatore, anche quello meno attrezzato, in un viaggio virtuale in cui incuriosirsi e stupire. Tutto il progetto, che sarà lanciato anche sul portale italiana.esteri.it, realizzato per promuovere la cultura e la creatività italiana nel mondo, potrebbe essere utile - mi viene in mente - anche per preparare gli studenti prima delle gite d’istruzione, o anche per sostituirle, fino a quando queste non saranno possibili.

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Sarebbe stato interessante dedicare uno spazio all’attività degli archeologi, a quel faticoso e certosino lavoro di scavo, di ricerca, di estrazione di reperti di una vita che non c’è più, ma che in qualche modo c’è ancora, e si materializza in un piccolo manufatto, una tomba, un pezzo di colonna, i resti di una via, intrecciando conoscenza e memoria. È un lavoro duro e a cui occorre prepararsi: in Italia non mancano le facoltà di Archeologia e neppure gli studenti iscritti, ma la maggior parte degli Atenei ha pochi fondi per realizzare attività di scavo o in laboratorio e inoltre dopo la laurea magistrale occorre conseguire un master o una specializzazione per dirigere un cantiere. Ma questo è un altro discorso.


* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)

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