Afghanistan anni Sessanta, dalla Bbc un "ritorno al futuro"

di REDAZIONE

L' Afghanistan fra gli anni Cinquanta e Sessanta. Prima dell'invasione sovietica, prima delle operazioni americane e delle guerre civili, quando era ancora "una terra gioiosa e piena di speranza" e provava a costruire un dopoguerra di emancipazione dagli imperi occidentali.  Così un documentario messo in onda dalla Bbc commenta le immagini di un passato che ormai è complicatissimo, quasi impossibile osservare.





Sono ben pochi ormai gli afghani che abbiano in casa foto o ricordi di quel tempo.  In "Ritorno al futuro" - così l'emittente britannica ha intitolato il documentario - si racconta il paese quando ancora non era ridotto a cumuli di macerie e grumi di odio. Gran parte delle riprese si devono all'americano Glenn Foster e al suo assistente afghano Hajji Mehtabuddin, che condussero un lungo viaggio attraverso alcune regioni afghane. 
 
Girate in sedici millimetri, le sequenze erano rimaste per decenni  in un deposito della famiglia Foster. "Per conoscere un popolo bisogna capirne lingua e cultura, riuscire a avere a che fare con le persone", scriveva l'autore a margine della testimonianza.   "Prima o poi - auspicava   - l'Afghanistan diventerà un must turistico. Ma il visitatore del futuro non sarà in grado di vedere alcune delle cose che sto riprendendo".

Scorrono i fotogrammi di animali carichi di merci, di  mercati affollati e festanti, di gruppi di nomadi che cavalcano alle pendici delle montagne, di antichi palazzi, vestigia di regni gloriosi. La profezia di Foster si è realizzata in misura molto più drammatica, quel paese in gran parte non c'è più, e non solo per lo scorrere dei decenni. Chiosa amaro l'assistente del videomaker, ormai anziano: "Erano tempi meravigliosi".


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