Acciughe del Cantabrico, lisciva e sambuco: quando Milano era una piazzetta

di FABIO ZANCHI *

C’è la Milano vera nel libro “La Piazzetta” di Massimo Cecconi (La Vita felice editore). Ci sono le sue voci, le sue facce, i suoi profumi e i suoi odori. Tra Porta Tenaglia e Parco Sempione c’è il cuore della città: è lì che lo scandaglio di Cecconi riesce a coglierne l’essenza profonda, come pochi altri.

Vista da Porta Tenaglia, tra Corso Garibaldi e l’Arena, a poca distanza dall’Isola, la Milano popolare ha una ricchezza straordinaria di umanità. Perché lì c’è tutto. Le case di ringhiera. I solai che si trasformano in antri da ciabattino, in pollai per allevare qualche gallina o in accoglienti dépendance, ancorché modeste, dove accogliere l’amante. Botteghe dove si trova di tutto, “dalla lisciva al sapone per toeletta, dallo stoccafisso portoghese alle acciughe del Cantabrico”. Il bar che, insieme al bianco per lo spruzzato, metteva in mostra “incredibili liquori di sambuco e melanzana, mandarino e piselli, fragole e sangue, menta e grappa”. Il negozio di elettricità, ma minimalista: “Poche lampadine, da pochi watt perché tanto nessuno usava mai i 75”.

Gli abitanti di questo microcosmo sono tutti uniti da una caratteristica: la normalità di chi in un modo o nell’altro deve sbarcare il lunario, negli anni che precedono il boom. Anni in cui, come si suol dire, la necessità aguzzava l’ingegno. E in quella normalità c’è la tolleranza grande di questa città che riesce a far convivere, a fianco a fianco, il gratta (ladruncolo) che entra ed esce da San Vittore, e l’immigrato dal Sud, con tanta voglia di emanciparsi; l’omosessuale che per farsi accettare diventa il Mago capace di predire un buon futuro a tutti; il barbiere calvo, "di chiare origini siciliane”.


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La cosa che rende gradevole il racconto, per dirne una, è il senso della misura, che Cecconi possiede e maneggia con cura. Per esempio, nell’uso del dialetto. Da buon raccontatore, il Massimo (così si usa a Milano, dove il nome è di norma preceduto dall’articolo) ogni tanto ci infila una parola, un modo di dire dialettale. Proprio come si farebbe al bar, davanti a un bel bianchino fresco. Il risultato è che il racconto da un lato ne viene alleggerito, dall’altro l’ambientazione ne guadagna in efficacia. Per i non milanesi, alla fine del volume c’è un agile e prezioso glossario, che rende tutto molto comprensibile.

Altro elemento: la descrizione precisa ed essenziale dei caratteri dei vari personaggi. Una tecnica molto piacevole, senza dubbio legata al fatto che Cecconi ha lungamente frequentato sia il mondo del teatro sia quello del cinema milanesi. Per passione e per lavoro. È a lui, del resto, che si deve uno dei prodotti più interessanti che Milano può vantare nel campo della coltivazione della memoria culturale: la collana di video “Gente di Milano”, in cui compaiono attori, registi, poeti e scrittori che fecero grande la città.

Cecconi è uno che questa città la conosce davvero, la vive e la ama come pochi altri. Il bello è che la sa anche raccontare. E “La Piazzetta” è lì a dimostrarlo.


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Massimo Cecconi "La piazzetta - racconti milanesi"   editore La Vita felice   pagg. 240   euro 17,10







 

PS: Due parole, doverose, sull’editore. L’etichetta “La vita felice” è la creatura di Gerardo Mastrullo. Tecnicamente è un piccolo editore. Da un punto di vista logistico tale definizione corrisponde. In realtà dalla sua sede di via Lazzaro Palazzi, nella Casbah milanese di Porta Venezia, escono titoli raffinatissimi, che vanno dalla narrativa contemporanea, alla poesia, alla filosofia greca antica. Anche lui da conoscere. (www.lavitafelice.it)


*FABIO ZANCHI (Da piccolo guidava trattori e mietitrebbie. Da giornalista, prima all’Unità e poi a Repubblica, ha guidato qualche redazione. Per non annoiarsi si è anche inventato, con Nando dalla Chiesa e altri spericolati, il Controfestival di Sanremo, a Mantova)

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