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Albania - Kosovo 2) Kisha e Shen Ndout, il santuario dei 13 martedì

2021-11-05 05:43

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aLBANIA, Santuario, grotta, Laç, 13 martedì, Sant'Antonio, San Biagio, Kisha e Shen Ndout, Shen Vlash,

Albania - Kosovo 2) Kisha e Shen Ndout, il santuario dei 13 martedì

di LUISA PECE*


Pomeriggio nuvoloso e ventoso. Ormai satolli, partiamo verso il luogo più mistico per gli albanesi, cioè Kisha e Shen Ndout, poco distante dal centro di Laç, a circa 600 metri di altitudine, il più antico santuario albanese (1227), dedicato a Sant’Antonio. 


Qui il 13 giugno arrivano decine di migliaia di fedeli dall’Albania e dall’estero: cattolici, ortodossi, musulmani, perché il miracoloso frate francescano portoghese è molto caro a tutti, rispettato perfino dai turchi durante la dominazione ottomana. 


Le celebrazioni del 13 giugno sono precedute dal rituale dei cosiddetti 13 martedì. Da metà marzo, per tredici martedì, i pellegrini percorrono con una candela accesa in mano quello che si ritiene sia il cammino fatto dal Santo (nelle rocce ci sono le impronte delle sue mani e dei suoi piedi). 




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(foto di Luisa Pece)




Una trentina di metri più in basso rispetto all’edificio sacro si trova la grotta di Shen Vlash (San Biagio in italiano), che ha un ruolo importante in questa piccola narrazione. La grotta è piccolina e scura e all’interno, in alto, c’è una specie di cupoletta scavata nella roccia. I fedeli (quelli diversamente alti…) salgono su uno sgabelletto e infilano la testa in questo incavo, per meglio pregare e invocare l’attenzione del santo.


  


Si arriva su un grande spiazzo/parcheggio e si prosegue leggermente in discesa fino alla statua di Sant’Antonio, a cui i fedeli accarezzano i piedi in segno di devozione e per chiedere una grazia.




 

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Poco più avanti, in un edificio porticato si vendono candele (sempre rigorosamente di cera gialla, profumate di alveare), ricordini, rosari, statuette e altri oggetti “sacri”. C’è anche un locale dove si può attingere l’acqua benedetta da portare con sé.




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(foto di Luisa Pece)




La chiesa attuale è una struttura molto semplice, che nel 1967 fu fatta esplodere durante il delirio di distruzione di tutti i luoghi di culto da parte del regime. Nel 1992 fu posta la prima pietra di quella che vediamo adesso, grazie al fondamentale contributo dei frati Antoniani di Bologna. Ma la storia di questo luogo affonda le radici nel XIII secolo, quando un gruppo di frati francescani decise di costruire un santuario su una delle due colline che si fronteggiano. La cosa strana è che tutte le mattine, arrivati nel luogo prescelto, non trovavano più niente e tutto il materiale era misteriosamente accumulato davanti alla grotta di Shen Vlash, sulla collina di fronte, un’operazione umanamente impossibile. Per farla breve, ai frati non restò che costruire la chiesa esattamente lì, secondo il volere divino…


 

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 (foto di Luisa Pece)




Accanto alla chiesa, su una serie di gradoni di basalto nero i fedeli (di qualsiasi fede) accendono lumini e candele per chiedere l’intercessione del Santo






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(foto di Luisa Pece) 




Finiti i vari rituali di accensione, presa un po’ di acqua benedetta, affacciandosi al terrazzo si intravede la strada che scende e che culmina con un grande arco con vista sulla città


 

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 (foto di Luisa Pece)





Accese le candele, chiesta la grazia impossibile, salutiamo gli amici che ci hanno accompagnato e partiamo per Theth,






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(foto di B.B.)




ringraziando mentalmente i costruttori di auto per i fuoristrada, accompagnati da montagne meravigliose, al tramonto  (Foto di BB)


LEGGI LA PRIMA PUNTATA - La laguna di Patok 




*LUISA PECE (nata a Bologna tanto tempo fa, malata di adolescenza senile, appassionata viaggiatrice, attrice per diletto, un passato lavorativo tra i libri - Il Mulino - , poliglotta, curiosa come un gatto rosso)





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