Sila, prodotti di pregio e imprese giovani. Ma ora è allarme processionaria

di PAOLO VELTRI* 

Percorrere un sentiero dell’altopiano della Sila aiuta a conoscere da vicino l’incanto della natura, al massimo della sua bellezza. Lo si può fare in tutte le stagioni, a seconda del periodo dell’anno, con le racchette da neve, a piedi o in bici, vivendo sensazioni uniche in foreste incontaminate attraversate da corsi d’acqua spesso consistenti. La Sila è l’esempio di cosa il turismo sostenibile possa rappresentare oggi in Calabria, regione che conta tre parchi nazionali e numerosi siti Natura 2000. Ma proprio per questo l'allarme lanciato in questi giorni dal Parco contro l'invasione della processionaria sulle conifere deve subito essere seguito dalle più efficaci misure di  contenimento e risanamento.

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Dopo la valutazione negativa del dossier presentato dall’Ente parco e la candidatura italiana dell’altopiano alla lista del patrimonio mondiale Unesco nel 2019, risultato che avrebbe dato un ulteriore riconoscimento al territorio montano, si attende un lavoro collettivo e una gestione condivisa per garantire il passo in avanti definitivo. Le basi sono state gettate: azioni umane che non avversano ulteriormente le aree protette, già sottoposte a una pressione antropica intensa, come rilevato di recente da Science, e che mirano a preservare le biodiversità, le presenze faunistiche, l’unicità dei luoghi.

L’economia montana è stata analizzata dall’indagine Aree Protette Italiane in Cifre, realizzata dal Ministero dell’Ambiente e da Unioncamere. Il suolo naturale protetto (15.000 km²) ricopre quasi il 5% del territorio nazionale, in Calabria supera il 10%. Oltre il 50% della superficie dei parchi nazionali – sostiene lo studio – è «dedicata ad usi agricoli; e da questo utilizzo del suolo derivano tutta una serie di prodotti codificati con i marchi IGP e DOP noti anche al di fuori dei confini nazionali».

Economie circolari. «Alcuni esempi di queste produzioni – è scritto – sono la patata della Sila (IGP), il miele delle Dolomiti Bellunesi (DOP), l’arancia e il limone del Gargano (ambedue IGP) prodotti negli omonimi parchi». Il Parco del Pollino, condiviso con la Basilicata, è il più esteso tra le aree protette in Italia. Nell’indagine, che snocciola i numeri sull’economia rurale nelle aree protette, emerge che «contrariamente a quanto accade per la dislocazione demografica, l’impresa appare essere abbastanza radicata nell’ambito dei parchi nazionali». L'agricoltura ha il 21,4% del peso totale, poi ci sono commercio e ristorazione (18,4% e 7,7%). Leggendo poi i dati sull’imprenditoria giovanile, che rappresenta il 13,1% (8.926) di tutte le imprese presenti nei parchi, sorprende trovare Aspromonte al primo (19,9%) e Sila (17,2%) al secondo posto, seguiti dal Vesuvio, per incidenza di imprese giovanili nelle aree protette. 

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Basati al punto vendita di Altipiani, sulla strada principale di Camigliatello, Ivan Vigna e Cristina Ferraro, rispettivamente 51 e 54 anni, conoscono molto bene la Sila e da 15 anni organizzano escursioni e offrono tutto l’anno servizi per i turisti avvalendosi delle guide AIGAE e di attrezzature come minibus, mountain bike, sci di fondo, racchette da neve, per far scoprire l’immensa bellezza che ancora concede questa latitudine.

«Qui per quanto riguarda il turismo – dice Ivan, che è anche presidente delle guide ufficiali del Parco nazionale Sila – ci sono enormi possibilità e potenzialità assicurate dagli scenari naturali e da oltre 500 km di percorsi che si possono fare a piedi, a cavallo o in mountain bike. È un luogo fantastico da questo punto di vista. Soprattutto durante la primavera, poco gettonata, dove si vede rinascere la natura in tutti i suoi aspetti: dalle mille intonazioni di verde agli animali che iniziano a uscire dal letargo». «È un tipo di attività – continua Vigna – molto difficile che porto avanti dal 2003. Nessuno aveva idea di promuovere il settore legato alle escursioni per turisti e amanti del paesaggio naturale. La tendenza è cambiata notevolmente negli ultimi anni. Sono aumentate le guide e soprattutto sono aumentate le possibilità per la Sila, con il lavoro dell’Ente parco e della Regione. Anche se non c’è ancora una consapevolezza delle capacità presenti in termini di turismo escursionistico e naturale. Quando si parla di Calabria, si intende ancora mare e spiagge, non si parla di tre parchi nazionali e dell’aree protette».


*PAOLO VELTRI (Giornalista pubblicista, laureato in Relazioni internazionali all'Università della Calabria, si occupa, attraverso riviste, testate giornalistiche e una trasmissione radiofonica, di temi culturali e problemi legati allo sviluppo sociale ed economico della Calabria. Collaboratore di Bottega editoriale in qualità di addetto alle comunicazioni media al Salone internazionale del libro a Torino nel 2014 e 2016, presso Lingotto Fiere. Ha ricoperto il ruolo di addetto marketing e comunicazione per il progetto "Villa Rendano" a Cosenza. Dal 2016 è addetto stampa del Festival leggere&scrivere, organizzato dal Sistema bibliotecario di Vibo Valentia. Da gennaio 2017 è consulente autonomo nell'ambito della comunicazione istituzionale)


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