Villa Grock di Oneglia, un monumento ai clown

di DONATA BONOMETTI*

(foto dal museo del clown)


Quando ci ritornerà la voglia di ridere, altro non potremo cercare che un museo della risata. E uno strepitoso maestro della medesima, il re dei clown. Troverete il suo mausoleo in una villa liberty con annesso esuberante parco, sulla collina di Oneglia. E' villa Grock, la dimora del più grande clown del secolo scorso dove ha lasciato l'eredità delle sue geniali stravaganze. 

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Poco prima della pandemia la dimora era aperta al pubblico solo tre ore nel pomeriggio di ogni lunedì. In quei giorni si vociferava della possibilità che questo museo dell'intelligenza irridente fosse sul punto di essere affidato ad un privato dalla Provincia di Imperia, che era in via di smantellamento e non sapeva più che farne. Non sapeva più come gestire un tesoro per il quale basta un po' di fantasia, perché per il resto qui ce ne è in abbondanza. Vedremo che succederà dopo la pandemia, quando si riapriranno definitivamente i cancelli su questo mondo caleidoscopico di vetri colorati impressi nei finestroni non casualmente, perché se ti ci incammini nei pressi, in certe ore in cui il sole gira come gli gira, i tuoi abiti cambiano colore e tu stesso cambi colore, la tua anima, la tua faccia in un trasformismo che ti diverte senza tregua. Lo stupore soprattutto ti corre dietro ovunque per le stanze dalle ceramiche azulejos e dai lampadari anni Venti, per le scale regali, su quella terrazza dominante il parco, la pagoda, il laghetto e là in fondo l'immancabile mare. Insomma non è una casa ma un circo in pietra, di riconoscibile immortalità.

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Un po' di storia di questo personaggio va raccontata. Charles Adrien Wettach nasce in Svizzera nel 1880 da famiglia povera, da padre orologiaio che gli trasmette l'amore per la musica e l'arte circense. Racconta di sé: "Siccome non avevo niente giocavo con tutto e cosi ho imparato a far nascere l'allegria dal niente o meno di niente...";  sarà il mantra della sua vita. A 14 anni è già funambolo, uomo-serpente-giocoliere e via via la sua passione si affina e si snoda fino a calcare i palcoscenici più celebri, proclamato all'Olimpia di Parigi re dei clown entrando nelle grazie e nell'ammirazione di personaggi come Chaplin, Stanlio e Ollio, persino Hitler prima che diventasse il mostro, Winston Churchill, i re di Spagna.


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Grock è il clown rivoluzionario; prima di lui erano muti, erano pantomimi, lui impara a parlare otto lingue, quindi non solo boccacce e smorfie ma comunicazione di chi trae la meraviglia dal niente e la condivide. Un uomo cosi, di questi tempi tristi e bui, ci restituirebbe un senso diverso della vita.. Si racconta che quasi ottantenne, poco prima di morire nel 1959, durante un' intervista si prese il piede e lo alzò fino all'orecchio per fingere di rispondere ad una telefonata... immaginate la versatilità e l'agilità di quel corpo nonostante la vecchiaia.... Ebbene, la casa è come il suo corpo, cangiante, in continuo travestimento, con simboli esoterici (e anche massonici) ovunque a raccontare storie di cui afferri solo il mistero.

Casa di un genio, di un clown e di un grande innamorato: perché Grock si invaghisce di una donna piemontese,  primo amore che rincontra molti anni dopo e che non lascerà più. Per amor suo si fa costruire questa villa ad Imperia, dove i genitori di lei avevano una casa: villa che in anni di abbandono venne visitata anche da Brigitte Bardot, Alain Delon e dalla figlia di Chaplin con l'idea probabilmente di acquistarla dall'ultimo privato che la possedeva, fino a che rilevata dalla Provincia di Imperia nel 2013 divenne Museo del Clown.


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Resta molto di Grock in questo luogo, chic e anche kitsch, come le duemila lampadine attorno al laghetto perché il circo produce gioia e l'acqua è gioia che ribolle, le vetrate che incendiano gli abiti di colori, e poi il suo costume, le sue abnormi scarpe, il suo violino, stili architettonici in convivenza immaginifica, forse per dare vita a un puro sogno di armonia cosmica, un' attenta ricerca della perfezione, forse il raggiungimento della felicità.

Egli annotò di sé stesso: "Sono il risultato di mezzo secolo di osservazione e di ostinazione, del desiderio di perfezionare ciò che era già perfetto. Credo di esserci riuscito".

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Nel parco cedri del libano, magnolie, palme, olivi, chicas incorniciano arredi di influssi barocchi, rococò e liberty oltre agli echi d' Oriente. Alzi gli occhi se ce la fai dal ponticello e dal tempietto dell' isoletta in mezzo al lago dove lui nuotava e pescava e lo sguardo si ferma sulla facciata imponente e divertente dove l'effigie di Grock spunta qua e là fra le colonne a fuso. Nella estrema bizzarria degli elementi architettonici e decorativi ci si rende conto che nulla è lasciato al caso. Gli interni sono déco, pulitissimi e lineari, e in qualche modo riflettono il sorriso malinconico di Grock. Ti imbatti lungo le scale in uno dei suoi vestiti di scena e ne avverti quel sentimento. Sarà la luce, sarà la sua presenza, non un fantasma si intende, ma un interprete bonario della sua vita. Che non ti molla neppure per un attimo.

Per info:  www.museodelclown.it in questo periodo il museo è chiuso ma per informazioni e prenotazioni c'è la mail museimperia@gmail.com o contattando l'Ufficio Cultura del Comune di Imperia allo 0183701556


*DONATA BONOMETTI (40 anni di lavoro nei giornali. Di Padova negli anni '70, e a seguire di Genova. Oggi famigliolanza, volontariato, viaggetti italiani - ho paura di volare - e passeggiate in questa Liguria, musa aspra e generosa. Quando si potrà, mostre, musei, arte. Ero un' archeologa, sono stata una cronista. Comunque ho sempre scavato)


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