"Un grande amore" ... nella sera di Procida

di TINA PANE*

Anche se sono passati cinque anni da quando Giuliano Montaldo ha interpretato Tutto quello che vuoi -  il film di Francesco Bruni in cui ci ha fatto riflettere e intenerire interpretando la figura di un anziano poeta e intellettuale che si cimenta con gli insulti del tempo e con un giovane coatto badante suo malgrado - d’aspetto non sembra proprio cambiato.

È stato questo il primo pensiero quando l’ho visto chiacchierare con alcuni amici e conoscenti in attesa della prima presentazione del suo libro autobiografico Un grande amore, recentemente uscito per La nave di Teseo, presentazione che si è tenuta a Procida, nei giardini dell’hotel La Vigna. Insieme al regista la figlia Elisabetta, la scrittrice Valeria Parrella e l’assessore alla Cultura del Comune di Procida, Michele Assante del Leccese.


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Ma lui, uno dei grandi vecchi del cinema italiano, è stato il mattatore. Con una voce che sprigiona ancora tanta energia, e che si fa appena un po’ più bassa e dolce quando venendogli meno un nome o un titolo del passato chiede alla moglie, seduta tra i presenti proprio di fronte a lui, “Eh Vera, ti ricordi come si chiamava quel film? Ora non mi sovviene…”, Montaldo ha ripercorso tante tappe e momenti della sua carriera. Una carriera lunga 70 anni che, come racconta nel libro, si è basata sul sodalizio artistico e sentimentale - un grande amore, appunto - con Vera Pescarolo.

L’introduzione della Parrella e le domande che seguono sono giusto un pretesto: Montaldo ha tanto da raccontare, tanti aneddoti, situazioni e personaggi famosi, per andare avanti e indietro nei meandri di una vita intensa di lavoro - regista, documentarista e, soprattutto agli esordi, attore - e di amore.

La sua filmografia è eccezionale, con titoli che forse abbiamo dimenticato ma che comunque ancora testimoniano la passione per la ricerca e l’indagine storica dell’autore (L’Agnese va a morire, Giordano Bruno, Sacco e Vanzetti, giusto per dirne qualcuno), ma ancora più eccezionale è la sovrapposizione del percorso artistico e di quello sentimentale, in un raro mix di reciproco scambio, stimolo e nutrimento.


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È piacevole ascoltare le storielle che Montaldo estrapola dal libro: i litigi con John Cassavetes che solo per soldi faceva l’attore ne Gli intoccabili e che voleva mettere bocca sulle sue scelte di regia, gli assurdi comportamenti di Klaus Kinski che arrivò a spezzare le dita a un macchinista (“Giochiamo a flicfloc?”) durante le riprese di A ogni costo, l’ansia da prestazione di Gian Maria Volontè che la notte prima di girare la scena del rogo in Giordano Bruno andò a dormire nel lettone in mezzo a Giuliano e Vera…

Ma tutto questo non sarebbe stato possibile, dice Montaldo, se non avesse avuto “la fortuna” dell’incontro con Vera Pescarolo, avvenuto nello studio del produttore (e fratello di lei) Leo Pescarolo. È qui che la sua vita prende un’altra piega, proprio quando sta per abbandonare il cinema dopo dieci anni di gavetta e l’insuccesso di critica del suo film d’esordio Tiro al piccione.


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Nel record di questi 60 anni di matrimonio il destino gioca dunque un ruolo importante, così come accadde per la madre di Vera Pescarolo, la famosa attrice Vera Vergani che a metà degli anni ‘30 lasciò la ribalta e i successi internazionali per sposare un comandante procidano, Leo Pescarolo, conosciuto su una nave da crociera qualche anno prima. Venne a vivere a Procida, nel più completo anonimato, e tutti la conoscevano come “la moglie del capitano”.

Nella frescura del giardino - “ma avrei preferito stare nella vigna” - Montaldo chiude la presentazione e si appresta al firma copie ringraziando ancora una volta Vera: “Lo faccio ogni giorno, da sessant’anni”. A noi comuni mortali, alle prese con la banalità della vita, resta un po’ di sana invidia e la possibilità di farci accompagnare dalla lettura di questo “romanzo storico e di formazione” nelle ore languide sotto all’ombrellone.

E mentre su Procida anche oggi calano le prime ombre della sera, viene servito un piacevole rinfresco. Sull’isola, dietro anonimi portoni, spesso si aprono meraviglie insospettabili. Un po’ come nella vita.

 

* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)


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