Un Carnevale small a Basilea, pupazzi alle finestre e lampioni colorati
testo di MARCELLA CIARNELLI*
foto di PAOLA CADORIN
Ai loro “tre giorni più belli dell’anno” i basilesi questa volta non hanno voluto rinunciare. I festeggiamenti del Carnevale protestante, Fasnacht, che nella città svizzera si svolge ogni anno dal lunedì successivo al mercoledì delle Ceneri e va avanti per tre giorni di divertimento collettivo e anche un po’ di follia, sono stati reinventati in una originale forma small, condizionata ancora dal Covid che l’anno scorso spazzò via allestimenti già pronti, rimandò a casa migliaia di persone (di solito si contano almeno 20.000 presenze) svuotò strade e piazze già addobbate di festoni e coriandoli. Fino a mercoledì notte si andrà avanti rispettando la tradizione. Ma le tracce resteranno sicuramente più a lungo.
Un anno non è bastato a sconfiggere il virus, nonostante un lockdown severo che per alcune attività commerciali e culturali dovrebbe allentarsi il primo marzo mentre per ristoranti e bar bisognerà arrivare a ridosso della Pasqua. Ma la voglia di celebrare il Carnevale è rimasta intatta.
Ed allora ecco Fasnacht modello pandemia studiato da questi svizzeri austeri che hanno preso in carattere e atteggiamenti più dalla Germania che dalla pur vicina Francia. E tengono in vita una festa che per l’Unesco è patrimonio dell’Umanità.
E' stato dunque studiato un percorso nelle vie del centro storico in collaborazione con i proprietari dei negozi e dei condomini. Una festa in miniatura tra i colori delle maschere e le luci delle lanterne che però hanno aspettato all’angolo delle strade. Nessuna marcia a suon di musica. I lampioni addobbati. Misteriosi personaggi a far capolino dalle terrazze. Solo po’ di coraggiosi, la mascherina sotto la maschera, a seguire l’antico copione.
Del Carnevale di Basilea c’è traccia in documenti storici dal 1376 a venire in avanti. Del precedente non c’è testimonianza perché il devastante terremoto del 1356 portò la distruzione di persone e cose ma anche di un pezzo importante di storia della città.
Il Fasnacht in versione tradizionale ha inizio alle quattro del mattino del lunedì, nel buio più profondo, quando la campana della chiesa di San Martino comincia a suonare e si illuminano d’improvviso carri allegorici, lanterne, maschere luminose.
Tutti in gruppo a sfilare per i successivi tre giorni tra coriandoli e stelle filanti, caramelle, arance, i bambini che sono protagonisti della seconda giornata, la satira politica che è protagonista sui carri e nei ristoranti in cui chiunque può entrare e declamare le sue critiche al malcapitato governante di turno. Inseguiti anche da pasquinate stampate in migliaia di copie. E la lotta per l’ambiente, contro le guerre, l’impegno dalla parte dei deboli. Tamburi e pifferi a far da colonna sonora che le cliqué, i gruppi organizzati in comitiva per fare festa, suonano senza risparmiarsi.
Ovviamente tutto questo non c’è stato nella notte tra domenica e lunedì. Però quei colori, quelle maschere che facevano capolino dalle vetrine dei negozi, in una anche il Covid, e dalle finestre delle case, quegli sfondi montati alla buona per uno spettacolo improvvisato o un selfie, l’impegno per far comunque festa è servito a consentire di sperare che in fondo al tunnel c’è la luce. E che se pifferi e tamburi sono dovuti restare nelle loro custodie, uno stereo portatile che riproduce la marcia del Morgenstraich che invita ad andare avanti è bastato per superare per qualche ora l’angoscia e guardare al futuro. L’appuntamento è fissato per il 7 marzo 2022.
*MARCELLA CIARNELLI (Romana di ritorno, napoletana per sempre. Giornalista per passione
sempre all’Unità. Una vita a seguire le istituzioni
più alte fino al Quirinale senza perdere la curiosità per ogni altro
avvenimento. Tante passioni:
il cinema, il teatro, i libri, gli animali, il mare, i viaggi, la cucina, gli umani nelle loro
manifestazioni più diverse…e la squadra del Napoli)
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