Storia di Lisa, e del suo amore per Roma

di BRENDA BARTON*


(read the english version)


Questa è la storia di una ragazza americana che si è innamorata dell’Italia 30 anni fa e che ha continuato a gettare le monetine nella Fontana di Treni per poterci tornare ancora una volta.

Purtroppo il Covid ha impedito che si realizzasse il suo ultimo desiderio, mostrare le bellezze di Roma ai suoi figli prima di darla vinta al cancro. Attraverso il suo sguardo, voleva comunicare loro il suo grande amore per la città, il paese, gli amici, gli angoli preferiti di Roma. E, naturalmente, per il cibo e il calore delle persone.

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Questa ragazza era Lisa Maksym. Della sua storia ha scritto, recentemente, anche il New York Times. L’ho conosciuta all’università dell’Arizona nel 1981. Siamo diventate subito amiche, con lei e con la sua gemella Camille. Nell’ultimo anno dell’università, tutte e tre siamo andate a vivere in un appartamentino. Già allora, le due sorelle avevano passione e un certo talento per la cucina italiana.

All'epoca non potevo sapere che tre anni dopo mi sarei innamorata di un ragazzo italiano, Gian Paolo Aloi. Era il 1984 e, finita l’università, avevo iniziato a insegnare windsurf a Cancun, in Messico. Dopo un lungo fidanzamento, nel 1989, ero volata a Roma per sposarmi. Elisa è stata tra i primi amici a venirmi a trovare. Fu allora che scoppiò il suo amore per l’Italia.

Quell’anno romano– era il 1991 – cambiò per sempre la sua vita. Venne a vivere con me e Gian Paolo, faticò per imparare l’italiano ma alla fine ci riuscì. SI guadagnava da vivere insegnando l'inglese. Riuscì presto a destreggiarsi nel traffico di Roma sul motorino di Gian Paolo, il suo mezzo preferito per scoprire la città.

Ci piaceva frequentare insieme i mercati, camminare per ore sui vecchi ciottoli delle strade romane, sostare davanti alle vetrine piene di bei vestiti e scarpe che sognavamo un giorno di poter comperare. Facevamo jogging a Villa Pamphili, calpestando pezzi di storia che in Nord America avremmo solo potuto sognare di trovare in un museo. Il nostro sguardo sostava sui pini mediterranei che si ergevano lungo il nostro cammino e che scherzando dicevamo: somigliano ai broccoli.

Lisa era una ragazza di 28 anni alta un metro e ottanta, bionda, bella e di poche pretese. Veniva spesso a trovarla Camille, la sua gemella, bella uguale. Insieme andavano alla scoperta di Roma e della sua gente, come Audrey Hepburn in “Vacanze romane”.

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Nel corso degli anni, appena possibile, Lisa tornava a Roma. Venne anche per il battesimo di mio figlio Matteo di cui era la madrina.

Nel 2016 le fu diagnosticato un cancro. Per tutti noi fu una terribile notizia. Ma Lisa era Lisa, eternamente ottimista e determinata a sconfiggere la malattia con cure sperimentali. Passò da una chemioterapia ad un’altra, senza mai lamentarsi dei tanti effetti dolorosi, con sempre accanto Camille, amorevole sorella, la sua famiglia, gli amici.

In quel periodo Lisa e Camille, di nuovo insieme nella casa di Lisa, a Scottsdale in Arizona, progettavano ogni possibile avventura. Si lanciarono negli affari con la società “Sorella” occupandosi di fiori e coinvolgendo la sorella più grande, Celeste. Poi si occuparono di design, pensando ai turisti che tornavano dall’Italia e che avevano avuto difficoltà a trovare T-shirt di qualità.WhatsApp Image 2021-05-02 at 181935 3jpeg

Nel 2018 Lisa e Camille portarono il loro anziano padre di 85 anni a Roma, volevano condividere con lui il loro amore per la città. Ma, soprattutto, il più grande e ultimo desiderio di Lisa è stato di far vedere Roma ai suoi due figli; Sam e Sofia. Voleva mostrare loro i luoghi della sua gioventù e ciò che più amava. Il viaggio era programmato per il maggio 2021. Avrei dovuto esserci anche io, con loro, per festeggiare 30 anni della nostra lunga e bella amicizia.

Purtroppo il Covid ha cancellato tragicamente il suo sogno. Nel novembre 2020 sia Lisa che Camille hanno contratto il virus in  forma grave. Prima era toccato a Camille e dopo 14 giorni anche Lisa aveva scoperto di essere stata contagiata, costretta per tre settimane in ospedale con la polmonite. È sopravvissuta ma ha dovuto pagare un prezzo altissimo: interrompere per due mesi il lungo trattamento chemioterapico su cui riponeva tante speranze. Dopo il Covid, il suo corpo era ancora più debole. Eppure continuava a progettare il nostro incontro di maggio in Italia, in una bella villa sulla costiera amalfitana. Quel sogno assomigliava alla fiamma di una candela. Lì concentravamo il nostro sguardo e tutte le speranze. Era una corsa contro il tempo. L’Italia avrebbe tolto le restrizioni per il Covid imposte ai viaggiatori stranieri consentendoci di essere di nuovo lì? Ogni giorno controllavamo le notizie, mentre si assottigliavano le probabilità. Il cancro stava rapidamente diffondendosi nel corpo di Lisa: le fu detto che aveva al massimo tre mesi di vita. WhatsApp Image 2021-05-02 at 181935 1jpeg

Fu allora che Camille decise di portare Roma da lei. Trasformò la stanza da letto, allestita come in un ospedale, in un sogno romano. Fece stampare un grande manifesto murale di Roma notturna e riempì le pareti di foto e biglietti di amici e familiari. Era un modo per dirle “ti vogliamo bene”. Poi, il 17 aprile, la sorpresa. Camille ha portato Lisa, ormai in sedie a rotelle, nella camera da letto sulle note di una canzone di Amedeo Minghi, la sua musica preferita del 1991 mentre sul soffitto venivano proiettate scene del film “Vacanze Romane”, anche questo tra i film preferiti di Lisa.

Per lei è stata una grandissima emozione, non smetteva di accarezzare le foto, di leggere le note, di ripetere il suo “grazie”.

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Ormai era questione di giorni. Gian Paolo e io, collegati su Zoom con Lisa e Camille, abbiamo letto, prima lui in italiano, poi io in inglese, la “Poesia per Roma” di Erika Messa, le abbiamo mostrato un video della nostra vecchia casa di Monteverde dove avevamo vissuto insieme e poi le foto di Villa Pamphili, scattate da mio figlio Enrico, con gli alberi dei “broccoli” sempre lì, alti e forti. Gian Paolo come sempre l’ha fatta ridere. Lisa faceva fatica a parlare, e in italiano ci ha detto “non mi sento bene”. Due settimane dopo, il 28 aprile, Lisa ha perso la sua battaglia durata cinque anni contro il cancro. E’ morta abbracciata a un cuscino ricamato di Roma che le avevo regalato.

So che da qualche parte, in qualche modo, Lisa è di nuovo a Roma, che guida felice per le strade tanto amate nella piccola Fiat verde che lei e Camille avevano comperato di recente con la targa “Roma 912” che annunciava con orgoglio il suo arrivo.


(traduzione di Vichi De Marchi)

 

*BRENDA BARTON  (Ha lavorato per molti anni a Roma con l’agenzia delle Nazioni Unite World Food Programme. Attualmente vive a Manila, nelle Filippine. Suo figlio Matteo vive in Canada mentre Enrico – il figlio più giovane di Brenda e Gian Paolo – è a Roma, insieme alla sua famiglia italiana)

VICHI DE MARCHI (E' giornalista e scrittrice per ragazzi. Per molti anni è stata portavoce per l’Italia del World Food Programme delle Nazioni Unite e oggi cura l’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children Italia)


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