Storia di Corrine-Corrina, la ragazza più ricercata nella storia del blues

Pubblichiamo la prefazione di Ornella Vanoni e il capitolo dedicato a Corrina del libro di Vanni Masala "Muse del jazz - Storie e misteri di 68 personaggi femminili che hanno ispirato le composizioni più belle", appena pubblicato da Curci editore. Un omaggio al "femminile sconosciuto" del jazz ma non solo, poiché molte delle composizioni ispirate da queste muse e raccontate nel libro hanno travalicato i confini del genere per influenzare anche il rock e la musica popolare, da George Gershwin a Demetrio Stratos. 

Le immagini sono di Marilena Pasini.


di ORNELLA VANONI

Trovo che sia giusto dare rilievo in questo lavoro a ispiratrici, autori, testi e musicisti che hanno lasciato un segno importante nella storia della composizione. Le interpreti femminili nel jazz hanno dato tanto. Penso a Billie Holiday, che tuttora ascolto, e alla sua vita difficile di musicista che riempiva i teatri di spettatori bianchi e poi doveva dormire sul pullman, perché a causa del colore della sua pelle le erano preclusi gli alberghi. E penso a grandi interpreti come Sarah Vaughan, Nina Simone e tante altre che oggi non sono giustamente valorizzate. 

Io sono un’interprete di canzoni e affronto ciascuna di esse come fosse una piéce, d’altra parte provengo dal teatro. E mi piace il confronto con i compositori, amo conoscere chi ha scritto quella determinata musica.

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In effetti, specie in confronto a songwriter come quelli di cui tratta questo libro, dai fratelli Gershwin a Richard Rodgers, nel panorama attuale è più raro sentire una canzone con una bella melodia e un valore musicale. 

Certo è bene dare un volto alle donne che hanno ispirato grandi composizioni, ma una brava interprete fa sua la canzone, se le piace, altrimenti la rifiuta. E la rende universale. Per esempio la Garota de Ipanema, nata da Vinicius de Moraes e Tom Jobim, rappresenta la bellezza di tutte le ragazze. La Garota può essere una ragazza di Ipanema ma anche di Forte dei Marmi. 

Nel jazz c’è poi qualcosa di diverso, che mi attrae e mi fa sentire a mio agio. Lo amo molto, ho cantato con tanti grandi jazzisti, ogni tanto lo frequento ma poi torno nel pop, anche se questo genere mi è sempre piaciuto. 

Infine devo dire che nella musica, la mia vita, la donna non ha mai avuto problemi, contrariamente ad altri settori dell’espressione artistica. Per esempio, una pittrice donna fa più fatica a vendere i suoi quadri rispetto a un collega uomo. E non si capisce perché.

Insomma, nella musica non c’è mai stata una supremazia maschile. E, forse, è l’unico campo dove possiamo affermarlo.


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                                           Chi ha visto Corrina?



di VANNI MASALA

Qualcuno ha visto Corrine? Che fine ha fatto? E’ da circa cento anni, musicalmente parlando, che si cercano le tracce di questa ragazza. Dietro la vicenda nessun crimine, pare, ma il mistero rimane.

Chissà, forse Raffaele Cutolo, nel 1944, ne fu ispirato per la sua “Dove sta Zazà”, dove si narra la storia di una giovane  misteriosamente scomparsa a Napoli durante la festa di San Gennaro. Una canzoncina, Zazà, che lo stesso Cutolo definì “cretina”. Ma le canzoni non sono mai cretine, se diventano dei successi mondiali e vengono riprese da centinaia di musicisti.

E’ il caso di “Corrine, Corrina”, blues che a quanto si sa nacque come "Has Anybody Seen My Corrine?" (Qualcuno ha visto la mia Corrine?) dalla penna di Roger Graham, nel 1918. Nello stesso anno la prima versione cantata, di Vernon Dalhart, mentre la Original Jazz Band di Wilbur Sweatman ne incise una strumentale.

“Has anybody seen my Corrine? No matter where Corrina may be, tell my Corrina to come right back to me” (“Qualcuno ha visto la mia Corrine? Non importa dove possa essere Corrina, ma dite alla mia Corrina di tornare subito da me”).

immagini Marilena Pasinijpg

Nessuno ha idea di chi fosse questa ragazza dal nome bizzarro, che storpia il mitologico Corinna, giovane dea destinata a passare la sua esistenza nell’oltretomba e rinascere ogni primavera. E forse proprio da qui prende origine il testo che narra di un’assenza. 

Un secolo di ricerche, con cento varianti. Come quella di Blind Lemon Jefferson, che nel 1926 implora: “Se vedi Corrina, dille di correre a casa”.

Sta di fatto che, nel 1928, “Corrine, Corrina” prende definitivamente corpo nella registrazione di Bo “Carter” Chatmon: “Dove sei finita così a lungo? Non ho più avuto amore, da quando te ne sei andata”. Da allora, il brano venne interpretato in tutti gli stili, dal blues al jazz, dal rock al country western, da neri e bianchi.


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("Le muse del jazz" di Vanni Masala
  Curci edizioni    euro 24)


"Corrina, Corrina" entrò di prepotenza nella consuetudine musicale americana fino alla mutazione operata da Bob Dylan che, con varianti individuali e passaggi presi da canzoni di Robert Johnson, ne diede una magnifica versione in un suo storico album del 1963, “The Freewheelin”: “Where you been so long? I been worryin' 'bout you, baby, baby, please come home” (“Dove sei finita così a lungo? Mi sono preoccupato per te, piccola, tesoro, per favore torna a casa”).

Vennero poi Ry Cooder, Joni Mitchell (con la collaborazione del sassofonista Wayne Shorter), Jerry Lee Lewis, Bill Haley, Muddy Waters e tanti altri.

Non poche le interpretazioni di jazzisti, tra cui quelle pregevoli di Red Nichols con I suoi “Five Pennies”, Cab Calloway, Art Tatum con Big Joe Turner e, più recentemente, Nathalie Cole e Wynton Marsalis.

Nel tempo, continuano a risuonare inutili i versi supplicanti: “Torna ragazza, sei nei miei pensieri e non posso fare a meno di piangere”. Ma Corrine, o Corrina, non tornerà mai.

 

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