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Stati generali della green economy: vento favorevole, ma la direzione dev'essere più chiara

2021-10-29 11:48

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Ambiente, Cina, green economy, COP26, sviluppo sostenibile, Ecomondo, Stati generali, Glasgow, Edo Ronchi,

Stati generali della green economy: vento favorevole, ma la direzione dev'essere più chiara


di RAFFAELLA AGOSTINI*


Il cammino globale verso la neutralità climatica e la transizione energetica è fatto di numeri. L’obiettivo finale di non superare di 1,5°C la soglia di riscaldamento potrà essere raggiunto solo tagliando del 55% le emissioni entro il 2030 e, per l’Italia, attraverso la riduzione del 15% dei consumi energetici, del 40% di quelli fossili e nel portare le fonti rinnovabili dal 20% al 40%.


Numeri che, andando avanti di questo passo,  il nostro paese raggiungerà con circa 30 anni di ritardo, quindi ben oltre il 2030 stabilito come ultima fermata dal pacchetto "Fit for 55" della Commissione Europea.  Le azioni quindi, non sono più rimandabili: It’s time to get real, è lo slogan con cui si aprirà la Conferenza di Cop 26, domenica prossima a Glasgow.


Questo, i nuovi modelli di sviluppo, è stato il tema centrale degli Stati generali dell'economia green appena conclusisi nelle sale di Ecomondo a Rimini. Edo Ronchi, ambientalista della prima ora, a lungo ministro dell'ambiente,  presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nella sua presentazione si è soffermato a lungo su alcune parole che non sembrano far parte dell’area semantica dell’emergenza. Eppure...


CINA


Il dibattito sulla Cina, che nel frattempo ha raggiunto il 30% delle emissioni globali contro gli 8% dell’Europa, è, secondo Ronchi, sterile. La Cina ha già deciso di non ridurre le emissioni fino al 2029 e sta basando la ripresa sull’uso del carbone.




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DEMOCRAZIA


E’ indubbio, secondo Ronchi, il collegamento tra crisi climatica e democrazia. C’è un fronte di paesi democratici che sta dicendo che dobbiamo vincere questa sfida,  che abbiamo le tecnologie e le capacità economiche per decarbonizzare, migliorare il benessere, aumentare e qualificare l’occupazione. Questo significa che i paesi democratici si muovono verso la transizione come chiave di volta per costruire un nuovo modello di sviluppo. Se la vincono il modello diventerà competitivo - sostiene ancora Ronchi - e costringerà tutti gli altri a seguirlo.  


Lo stato democratico ha delle responsabilità verso i cittadini e questa riflessione è alla base del cambio di paradigma con cui si apre Cop26. Quindi ciascun paese democratico deve decidere di partire, e deve farlo coinvolgendo i cittadini e le città, le associazioni e i movimenti.


LIBERTA'


Non c’è libertà senza neutralità climatica. Nel 2020 la corte costituzionale tedesca, su sollecitazione di alcune associazioni di giovani cittadini, ha cassato la legge tedesca per il clima del 2019 che chiedeva di ridurre le emissioni del 55% al 2030. La motivazione della bocciatura è di portata quasi storica: alla generazione attuale non dovrebbe essere consentito consumare gran parte del budget di Co2 con un onere di riduzione lieve, lasciando alle generazioni successive un onere radicale. In pratica, poiché gran parte delle attività umane sono minacciate dalle restrizioni drastiche che sarebbero necessarie dopo il 2030 se non si raggiungono gli obiettivi stabiliti, la libertà stessa delle generazioni future è minacciata dal non agire. Ci sono chiari vantaggi ad agire in anticipo: i costi a breve termine della transizione impallidiscono al confronto di quelli di una mancata transizione nel medio e lungo termine. Non solo. Il cambiamento climatico rappresenta il principale rischio di collasso sistemico che colpirà soprattutto i più fragili.


L'ITALIA


I nuovi target sono molto impegnativi per l’Italia e richiedono un’accelerazione non ordinaria. La nuova fase, però, può aprire un orizzonte di vasta portata per fare del nostro paese la locomotiva della transizione energetica. A patto che si avvii subito la discussione di una Legge sul Clima che coinvolga tutti i settori.




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