Se un giorno d'autunno un ciclista (... in giro per Roma)

di PAOLO BELLINO*

Tempo fa mi sono ritrovato con un po' di giornata libera in mezzo alla settimana, cosa che non mi capita spesso ma a volte sì. In questo caso mi sono deciso a portare a compimento un paio di commissioni che avevo in sospeso e che normalmente rimandavo come mio costume, in piena tradizione romana. 

Anzitutto recuperare l'ottima radio di design, produzione danese, che prestava servizio a casa mia dagli anni '90 e che avevo portato a riaggiornare per alcuni danni dell'età, dopo averla lasciata nel negozio dei Parioli la scorsa primavera. La parete spoglia ci aveva stufato un po' tutti in famiglia, era ora di riallestirla; inoltre da un paio di settimane avevo in costruzione due miniserre e mi serviva il materiale plastico per ricoprirle, avendolo inutilmente cercato per cassonetti.

Mi decido e dedico questo improvviso tempo libero a un po' di shopping. Vado quindi ai Parioli a prendere accordi per il trasporto della radio, che devo mettere nel carrello autocostruito per bici che uso per i carichi ingombranti. Visto che sono da quelle parti ed era un venerdì mi viene voglia di stoccafisso alla messinese e lo vado a prendere al mercato del Trionfale, dove trovo il miglior stoccafisso della città, pensando nel frattempo di godermi un po' le zone attraversate con qualche deviazione: Coppedé, Valle Giulia, Prati, insieme a Parioli zone di nessun interesse pratico solitamente per me, perciò vado a fare un po' di ripetizione di Roma Nord agiata.


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(Foto da Pixabay)

Non solo. Al mercato di via Andrea Doria mi viene in mente che posso passare dalla redazione del Manifesto a prendere un numero arretrato che mi serviva: è alla fine di viale Trastevere e la raggiungo passando - in senso inverso - da via della Lungara, che malgrado i sanpietrini è più piacevole dell'autostrada Lungotevere che prendo solo se ho fretta e dove anch'io corro abbastanza per alleviare lo strazio di navigare in mezzo al bestiame corazzato. 

Alla Lungara noto che la trattoria di Giovanni, storico luogo per squattrinati dove sul menu trovi anche due uova fritte ed ha una cucina romana molto piacevole, ha messo i tavoli fuori grazie alla rivoluzione Covid, mi riprometto dunque di andarci prossimamente; passo per un caffè dal bar del San Calisto, altro storico ritrovo romano dove trovi preti e mignotte, tossici e funzionari, laziali e romanisti senza che nessuno si agiti e che ha gli stessi prezzi al banco e ai tavolini. Dopo un paio di chiacchiere con quelli del Manifesto vado allo “smorzo” di Porta Portese a rimediare i sacchetti in plastica trasparente per le due serre. Poi vado al mercato di Piazza Vittorio a prendere 5 litri dell'ottimo Pecorino che il banco dei vini sfusi vende a 2 euro al litro.

Torno quindi a Monti da dove sono partito e prima di rientrare a casa mi faccio una birra nel solito locale. La radio sono andato a prenderla nel pomeriggio con il carrello, in un altro ritaglio di tempo che però era già programmato.

Niente di speciale, si tratta come vedete di cose normali. Solo che:

- in tutto erano 22,8 km, distanza serenamente ascrivibile alla categoria delle brevi, più gli altri 7 per il ritorno con la radio nel carrello;

- e per fare quanto sopra ho impiegato poco più di due ore, meno di due e mezzo (e mezz'ora nella parte della radio).


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(foto da Pixabay)

Da molti anni sono assolutamente certo che nessuna delle cose che ho portato a compimento sopra sia possibile farla in macchina senza frullare dalla scogliera un'intera giornata e forse una e mezzo, e in nessun caso tutti i vari piaceri del godermi la mia città col naso in aria - e tuttavia sempre con le corna dritte per evitare il bestiame carrozzato già citato -. 

Resta per me un mistero come un'intera società possa devastare il proprio tempo e la propria psiche utilizzando la macchina in città per i propri spostamenti non solo ordinari ma addirittura quotidiani, con una coazione a ripetere che neanche il criceto in gabbia. Sono altrettanto consapevole che spiegare quanto sia semplice una cosa reputata difficile da fare, ovvero accartocciare 'sta diavolo di macchina ed espellerla dalla propria vita, sia l'ennesima impresa impossibile, e l'ennesima riprova che “il semplice è complesso da capire”, cosa che a turno e ciclicamente scoprono un po' tutti i maitres à penser, dai filosofi cinesi a Vasco Rossi. 

Tuttavia una vita normale trascorsa fischiettando mentre mi muovo è possibile. E, sapete che c'è? Se la società attuale non lo capisce affoghi pure. Se lo merita.


*PAOLO BELLINO (Istigatore di ciclabilità in Italia, deciso a eliminare le automobili dalle città. Refusi creativi in un'agenzia di stampa dal 1991. Animatore del sito  http://www.movimentofisso.it/, del blog di politica della mobilità in bici https://www.rotafixa.it/ e del blog di viaggio  https://escoafareungiro.wordpress.com/ )