Scambia la casa, girerai il mondo

di MASSIMILIANO DI GIORGIO

Da alcuni anni io e la mia famiglia - siamo in cinque - abbiamo iniziato a viaggiare con il sistema dello scambio-casa: spendiamo meno, abbiamo trovato soluzioni più pratiche e la nostra percezione dei luoghi e delle persone è un po’ cambiata.

La prima volta, più di 10 anni fa, è stato semplicissimo. Con due figli piccoli dovevamo trascorrere alcuni giorni a Parigi, dove la mia compagna, che è francese, ha abitato per anni. La sua famiglia aveva però venduto il mini-appartamento che ci aveva ospitato diverse volte. Così abbiamo arrangiato su due piedi uno scambio con un’amica e la sua famiglia, perché da tempo volevano venire a Roma: noi da loro, vicino alla Gare du Nord; loro da noi all’Esquilino, la Chinatown locale. 

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(Parigi   foto di Massimiliano Di Giorgio)

Poi è stata la volta di uno scambio con amici di un’amica, sempre francesi ma stavolta in una località meno esotica: a Lorient, nella Bretagna meridionale, sull’Oceano. Spiagge enormi, bel tempo, temperature bassine (per gli italiani). Un’enorme base navale in disarmo di sommergibili, usata dai tedeschi nella II Guerra Mondiale. E da lì, grazie anche allo scambio d’auto oltre che di casa (noi avevamo guadagnato una grandissima residenza a due piani con un piccolo giardino e un garage pieno di tavole da surf, mute, bici etc), abbiamo fatto un’escursione di un paio di giorni a Brest, nel Finistère, da amici. E poi a sud, sull’Île de Ré, l’isola collegata a La Rochelle da un fantastico e lunghissimo ponte (3 km.). Anche lì, ospiti di amici, che sono sempre una grande risorsa, anche per i viaggiatori.

Dopodiché, ci siamo lanciati negli scambi veri, quelli con perfetti sconosciuti. Per farlo, abbiamo usato un sito specializzato (HomeExchange:  francese, tanto per cambiare), ai cui servizi si accede con una tassa d’iscrizione annuale, oggi di circa 130 euro l’anno.

Nel frattempo avevamo cambiato casa, passando dall’Esquilino a San Giovanni: sempre comunque vicino al centro, e non lontani da una linea della metropolitana. Elementi che, insieme al fatto di essere a Roma, meta turistica sempre più ricercata, danno più valore all’offerta. Abbiamo iniziato a ricevere richieste di scambio da tutti i continenti. Anche insolite: residenze lussuose, magari però in zone semi-desertiche degli Usa o del Sud America. Scambi in Norvegia ma a dicembre, con il buio e il gelo. Una villa in riva al mare, in Australia, però in una stagione non particolarmente calda.

Gli scambi si possono fare in contemporanea o anche “in differita”. Il tuo corrispondente magari ti propone la sua seconda casa, oppure viene quando sei partito per un’altra vacanza. Siamo stati per esempio in una enorme seconda casa sempre in Bretagna portando con noi dei cugini francesi, mentre gli “scambisti” sono poi venuti da noi per Natale.

Da alcuni anni, poi, c’è un sistema a punti: se vai a casa di qualcuno puoi dargli in cambio non il tuo appartamento ma i punti che hai in dote, che accumulerà per farsi una vacanza a casa di qualcun altro in una località più ambita.

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(Copenhagen                                     foto di Massimiliano Di Giorgio)

Con questa aritmetica dei punti, siamo stati ancora un paio di volte a Parigi (l’ultima, l’estate scorsa, nei pressi del Quartiere Latino). Ma abbiamo riguadagnato punti lasciando l’appartamento per due settimane a un’intrepida e giovane coppia francese partita per Roma in treno con tre bambini, uno dei quali di pochissimi mesi.

Un gran viaggio è stato quello a Montreal, in Canada, per quasi tre settimane. Abitavamo in una casa unifamiliare a Ahuntsic-Cartierville, accanto a uno dei rami laterali del fiume San Lorenzo, e di un vasto parco.

Abbiamo fatto un po’ di vita di vicinato, in particolare con una famiglia francese che si era trasferita in Canada per lavoro. Ma, grazie anche allo scambio dell’auto, siamo poi partiti per un’escursione a tappe di circa 500 km per andare a vedere le balene sul San Lorenzo, dalle parti de La Malbaie. E abbiamo passato un paio di notti in un parco nazionale, dove avevamo affittato una tenda lodge, con tanto di riscaldamento (e dove ci siamo fatti derubare di un po’ di cibo da una banda di orsetti lavatori). Intanto i nostri scambisti, che avevamo conosciuto all’inizio via Skype, negli stessi giorni se ne andavano a fare un tour della Toscana.

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(Hautes Gorges de la Malbaie, Canada  foto Massimiliano Di Giorgio)

Siamo stati, con lo stesso sistema, anche in Borgogna (in una casa enorme in piena campagna, che però non era ancora davvero finita…), e due settimane in Danimarca. Prima a Copenhagen, dove abbiamo scorrazzato soprattutto in bici - tra cui anche una cargo per portare la figlia più piccola - e siamo andati tutti i giorni a fare il bagno, approfittando dei cambiamenti climatici, o a sentire qualche concerto all’aperto, gratis.

Grazie a uno scambio con un’altra famiglia, ci siamo poi trasferiti in provincia: a Odense, la terza città danese, sull’isola di Fyn, famosa per aver dato i natali a Hans Christian Andersen (il ponte sospeso di quasi 7 km che unisce la penisola dello Jutland a Fyn è spettacolare). Tutta un’altra atmosfera, rispetto alla Capitale: case basse, grandi parchi, ritmo molto più slow, lunghe spiagge. E tantissimi siti storici vichinghi, frequentati da pochi turisti. Mentre Legoland, dove abbiamo trascorso una giornata, non vale davvero il viaggio. Con i danesi - una coppia abbastanza giovane, con tre figli adolescenti - ci scambiamo ancora messaggi.

Quest’estate saremmo dovuti andare prima a San Pietroburgo (in questo caso, ancora ospiti di amici) e poi in Norvegia e forse in Svezia, sempre col sistema degli scambi, che avevamo già iniziato a concordare. Ma l’emergenza coronavirus ha fatto ovviamente saltare tutti i piani. 

Cosa serve, per viaggiare così? Certamente la capacità - e la possibilità - di programmare le vacanze con diversi mesi d’anticipo, sia per ridurre i costi dei voli, soprattutto quando si viaggia con una famiglia “numerosa”, sia per incastrare le necessità proprie e degli scambisti, sia di ferie che scolastiche.

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(L' Abbazia di Cluny    foto Massimiliano Di Giorgio)

Ma soprattutto serve una certa apertura di spirito e fiducia nel prossimo, perché non si scambiano solo quattro mura ma tutta la vita, i valori, gli oggetti che una casa può contenere. Ovviamente, i beni di valore si possono mettere sotto chiave. Ma se avete timore che qualcuno sbirci tra i vostri panni, le vostre cose, che non pulisca bene, è meglio che rinunciate subito: oppure pensate che anche gli altri aspiranti scambisti, in fondo, hanno gli stessi timori. E la stessa attenzione per gli altri, anche perché nello scambio conta pure la “reputazione” di ogni iscritto.

A Copenhagen, per esempio, mio figlio, al colmo dell’entusiasmo per una partita alla tv (tifava Belgio, da francofono: ma non ricordo più contro chi), ha dato il colpo di grazia a un divano già malandato ma di marca. Ne è seguito un gentilissimo scambio di messaggi, e alla fine gli scambisti hanno acquistato lo stesso tipo di divano, ma usato, con una spesa ridotta da parte nostra.. 



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