Sapessi come è strano un giardino a Milano
In attesa di riprendere il largo, viaggiando come potevamo
fare fino a qualche mese fa, a grandi distanze, possiamo ricominciare a
scoprire quello che abbiamo a portata di mano. O meglio di bicicletta, piedi o
tram. Un’idea da non disdegnare è quella di procurarsi una bella guida e
mettersi a viaggiare a portata di mano: la certosa che non abbiamo mai avuto tempo
di andare a visitare, quell’altura da cui si vedono due mari, quella fabbrica
dismessa e trasformata in ristorante, un paese abbandonato, o magari perché no,
quell’albero monumentale che ha 500 anni di storia e storie. Ripartire dal
paesaggio può aiutarci a vedere il quotidiano con altri occhi.
(Biblioteca degli alberi foto di Lorenzo De Simone)
A me è capitato l’anno scorso: incaricata dal Touring club di curare i testi di una guida sul verde del capoluogo lombardo, (Milano parchi e giardini) ho scoperto, dopo 25 anni che ci abito e ci lavoro, una città molto più accogliente, rilassata e piacevole di quella ufficiale, e anche più selvaggia. Ogni giorno, per poco più di tre mesi, sono andata a visitare parchi, orti, giardini. A volte con amici e parenti, altre con esperti, più spesso da sola. Ne ho visitati molti di più dei 120 che poi ho selezionato. Ho contato aree cani, osservato i giochi per i bambini, scoperto fontane, cimiteri, opere d’arte o lapidi, conosciuto persone interessanti e associazioni. Ma soprattutto ho camminato tra gli alberi.
Per esempio, dovete passare qualche giorno a Milano? Potete dormire in un
albergo, un airbnb o rimanendo in città in una cascina e svegliarvi tra mucche
e ortaggi, fare una buona colazione col latte appena munto e poi prendere la
metropolitana per arrivare puntuali ai vostri appuntamenti. Nel comune di
Milano si produce latte, formaggio, riso, ottimo miele a non più di un paio di
chilometri in linea d’aria dai famosi navigli zeppi di bar da aperitivi. Solo le
cascine di proprietà comunale sono oltre 50 (quelle private almeno
altrettante), in parte ancora ad uso agricolo (e spesso hanno stanze che affittano),
altre riconvertite ad attività sociali e molte purtroppo in abbandono. Tra
queste ultime, tanto per avere un’idea del patrimonio di cui parliamo, c’è la
cascina Monterobbio, costruita tra il XVI e il XVIII secolo, nell’Ottocento
proprietà del segretario di Manzoni che chiamò ad affrescarla Francesco Hajez e poi si rifiutò di pagarlo. II dipinto fu velocemente ricoperto e i due
finirono in causa. Oggi che l’amministrazione ha aperto un bando per la
ristrutturazione si potrà finalmente rivedere l’affresco per capire chi dei due
aveva ragione.
(Orto Botanico, Città studi foto di Lorenzo De Simone)
Poi ci sono i giardini storici: quelli pubblici in corso Venezia di origine settecentesca conservano tra gli alberi più antichi della città e anche un po’ dello spirito riformatore asburgico. Fatevi una passeggiata tra i busti degli educatori, degli scienziati, dei patrioti o un’escursione spaziale visitando l’osservatorio che l’editore Hoepli ha regalato alla città. E se avete dei bambini non potete perdere il museo di scienze naturali, con i suoi diorami, i dinosauri, le aule a emiciclo di legno scuro. Ai giardini di via Palestro, i primi all’inglese, ufficialmente aperti solo ai bambini e ai loro accompagnatori, c’è il Pac, il padiglione di arte contemporanea, e il romanticissimo museo di arte moderna. Se vi piace il cinema visitate villa Necchi, in via Mozart, dell’archietto Portaluppi, ha un giardino delizioso e potrete rivedere le scene che Guadagnino ha girato qui di Io sono l’amore; oppure prendete un tram e in 20 minuti sarete all’orto botanico di città studi in via Camillo Golgi: se socchiudete gli occhi potreste rivedere la baraccopoli dove De Sica ambientò parte di Miracolo a Milano.
LA GUIDAGirando tra i giardini milanesi si ripassa la storia dell’industria italiana. Al Portello dove era l’Alfa Romeo ora c’è un giardino metafisico pieno di geometrie, al posto dell’Innocenti a Lambrate, accanto ai capannoni dove uscivano Lambrette prima e Maserati dopo, ora c’è il parco dell’acqua, uno dei giardini più originali della città. Il luogo magico del Parco Nord è una collinetta sopra l’ex altoforno della mitica Breda. Il giardino poeticamente chiamato La collina dei Ciliegi è stato costruito su un cumulo di detriti della Pirelli, Citylife (torri e case di archistar - Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Zaha Hadid - e parco di 10 ettari) occupano l’esatto perimetro della vecchia fiera campionaria. Nel parco delle memorie industrali e della Vettabbia, sorti al posto della vecchia Om, hanno voluto conservare un carroponte, e gli esempi potrebbero continuare fino alla noia.
Se nei primi giorni della fase due vi è capitato di vedere
sui social foto postate da amici milanesi di allegri campi di papaveri e altre
erbe campagnole in mezzo ai grattacieli state guardando il giardino più nuovo e
famoso di Milano: la biblioteca degli alberi. Sorto ai piedi dei grattacieli
del Bosco verticale di Boeri, tra la stazione Garibaldi e la stazione Centrale
dove fino a 10 anni fa c’erano sterpaglie, ferrovie, aree abbandonate usate di
tanto in tanto solo da qualche circo di passaggio, ora è una delle zone più
chic e alla moda della città.
(Boscoincittà foto di Lorenzo De Simone)
E poi ci sono gli alberi, quelli di città così speciali: come la quercia di piazza 24 maggio, di fronte alla Darsena, piantata da un padre che volle ringraziare in questo modo per il ritorno del figlio dalla prima guerra mondiale e ricordare i ragazzi del quartiere che avevano perso la vita in trincea; il platano di Affori, che secondo la tradizione fu piantato da Napoleone in omaggio a una sua amante, il glicine di via Ferrante Aporti: che racconta un’altra storia d’amore.
*CARLA CHELO (Nata a Roma, ha lavorato per il quotidiano l'Unità, il settimanale Diario della settimana e i tg di Studio Aperto e di Tgcom24 a Mediaset. Ora viaggia e scrive solo per piacere)clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
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