RECENSIONE Calabria regione estrema, di diavoli e di resistenza

di ANGELO MELONE*  

Conosco diverse persone in giro per l’Italia nate o di origini calabresi, e alcune che in Calabria vivono. E le stimo molto. Questo libro mi ha spinto ad una riflessione amara, che è anche la sua forza oltre alla capacità di accompagnarti attraverso storie vere che ti fanno esaltare, commuovere, dubitare, arrabbiare. La riflessione è: da tutti loro ho sempre ascoltato storie di diavoli (che queste persone davvero diavoli considerano) e mai storie di resistenti.

Ecco, il libro di Giuseppe Smorto da poco uscito e già alla seconda edizione – “A Sud del Sud, viaggio dentro la Calabria tra diavoli e resistenti” – nasce chiaramente dalla esigenza di rompere (almeno scalfire) una narrazione della regione che (scrive lui stesso) “irrompe nei notiziari e sul nostro pc sempre per fatti di cronaca nera o grigia. Eppure ci sono storie sottovoce che crescono fra le macerie, nel silenzio dell’entroterra senza servizi, nelle aree mal collegate, nelle Università”. Insomma, in una realtà fanalino di coda dell’Italia dello sviluppo e attanagliata dalla ‘ndrangheta (i diavoli) c’è una Calabria che fa e resiste. Ma non si sa raccontare.


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(Morano    foto da pixabay)


Ci prova Smorto, a raccontarla, in un viaggio appassionato e razionale in 21 capitoli (e molte più storie) che è frutto – chiaramente – di un suo pellegrinaggio senza risparmio nella terra in cui è nato. In una “geografia di posti uccisi, aree dismesse, scommesse mancate, truffe”.

Luoghi simbolo in cui i diavoli si materializzano, come il gigantesco e avveniristico Palazzo di Giustizia di Reggio iniziato nel ’96 e mai finito (12 piani, 16 aule penali, 27 civili, 630 fra uffici e locali, un auditorium con 400 posti) o ospedali e centri sanitari chiusi nella regione che detiene il primato assoluto del disastro nella sanità (ormai permanentemente commissariata). Però bisogna avere la capacità di andare a guardare più a fondo. Così si scopre che in un paese dell’alto Jonio c’è un ospedale occupato. Sì, resistono: “Mai sentita prima quella dell’ospedale occupato, ha colpito persino Gino Strada”. Sono ragazzi che da mesi chiedono venga riaperto almeno il pronto soccorso e che i bambini possano nascere non in cliniche private proprietà di politici locali. Ma poi c’è l’epatologo allievo di un noto luminare che ha scelto di tornare per collaborare con due centri che lavorano contro la Sanità dei diavoli: “I comitati d’affari mi chiamano coglione… ma qui la gente ha rinunciato a curarsi”. Loro erogano migliaia di prestazioni anche gratis. Così come altri due centri di medicina sociale. E torna la riflessione iniziale: cosa è arrivato a noi, “al nord”? Tantissimo della Sanità dei diavoli, nulla di questa dei resistenti.


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(Scilla   foto da pixabay)


Lo stridente dualismo prosegue, tappa dopo tappa, dalle pianure al porto di Gioia Tauro, alla dorsale appenninica (Aspromonte, Serre, Sila) abbandonata a se stessa. Senza fare sconti ma insieme facendo vivere storie e personaggi bellissimi. E più volte, in queste pagine, è proprio la terra di Calabria che si prende la scena: “In una regione così chiusa e identitaria, così maltrattata, basterebbe stare dalla parte della terra. E infatti la terra è stata spesso ferita, e i cattivi sono tra noi”. E dei “cattivi” sappiamo bene, tra coste devastate, rifiuti tossici (spesso di aziende del nord) interrati in discariche clandestine, navi cariche di veleni fatte affondare. Sappiamo meno di aziende agricole d’avanguardia nate proprio su quelle terre, guidate da veri esperti delle produzioni locali che ne hanno fatto marchi di altissima qualità. Prosperano e aumentano, tra mille battaglie e mille minacce: grano macinato a freddo, pecorino, fichi, zafferano, vino. Tutti hanno vinto premi di qualità in giro per il mondo, combattendo da soli. Allora si può imboccare una strada di vero sviluppo. Ma non si vuole, in una regione nella quale la dipendenza del Pil dalla produzione dell’olio diventa la fotografia di una cronica arretratezza imprenditoriale.


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(Scalea  foto da pixabay)

E’ la difficile strada sulla quale incontriamo librerie che moltiplicano i lettori, gruppi che danno vita a rassegne cinematografiche che ospitano grandi nomi da tutto il mondo ma vengono osteggiate dal sindaco, un circolo velico fatto di sognatori che nel cimitero di industrie di Crotone ha fatto della vela una pratica popolare e organizza gare che portano quindicimila persone l’anno.



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"A sud del Sud - viaggio dentro la Calabria tra i diavoli e i resistenti"

 di Giuseppe Smorto - Zolfo editore    pagg 166       euro 16


E allora? “La criminalità è una delle spiegazioni, ma non l’unica”, scrive Smorto. E uno dei suoi interlocutori aggiunge: “La Calabria si crogiola nella sua ultimità… perché c’è anche chi guadagna, una burocrazia del perenne declino”. Che affonda anche quando prova ad avere un sussulto. Avete presente il film-promozione affidato a Muccino? E’ costato quasi due milioni di euro, trovati annullando il bando regionale che sosteneva le associazioni culturali (come quella del festival cinematografico a cui accennavamo). Un festival degli stereotipi. Ecco, appunto, la Calabria che non si sa raccontare.

  

*ANGELO MELONE (Nato nel '56, giornalista prima a l'Unità poi a Repubblica. Ama fare molte cose. Tra quelle che lo avvicinano a questo sito: la passione per i viaggi, tanta bicicletta e i trekking anche di alta quota) 

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