Procida, quando gli Dei scesero nell'isola della Cultura

di TINA PANE*

Da quando il 18 gennaio scorso Procida è stata nominata Capitale Italiana della Cultura per il 2022, l’isola è finita sotto i riflettori dei media, anche internazionali, e la profusione di servizi dedicati - in tivù, radio, giornali, riviste e soprattutto in rete - a un certo punto ha quasi saturato il pubblico, anche perché alla fine la narrazione non faceva che confermare se stessa, senza  aggiungere nulla di nuovo a quanto si era già letto o visto.

È anche per questo, quindi, che si accoglie con piacevole sorpresa la recentissima pubblicazione de “L’isola degli dèi – Procida capitale della Diacultura” a firma di Gigi Spina (Liguori Editore, pagg. 77, euro 10,44). 


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Filologo classico e grecista, Spina è anche un antico amante e frequentatore dell’isola e dall’incrocio di questi suoi connotati viene fuori un libretto che è un sagace e coltissimo divertissement, intessuto di citazioni e invenzioni alla cui base c’è appunto una profonda conoscenza dei luoghi e delle tradizioni di Procida.

“Dal momento che la diacultura si basa su rapporti cronologici del tutto impossibili, ho provato a situare su un’isola che amo e che ho frequentato per anni personaggi del mito e della storia letteraria, con incroci assolutamente inediti e giustificati solo dall’intenzione di divertire lettori e lettrici e di farli/e riflettere su tanti aspetti della vita e della cultura attuali messi in controluce con contesti delle culture antiche”.

A partire da questa premessa e da un’assemblea in cui gli dèi prendono atto che “per loro è finita (…) perché sono troppi e con troppe specializzazioni”, Spina ci spiega perché Procida sia diventata la capitale della Diacultura del titolo, dove dia è il caso accusativo del nome greco Zeus. E per farlo mette per le strade e i luoghi dell’isola, dal porto alla Chiaiolella, dal faro a piazza Olmo, gli dèi e altre figure mitologiche facendoli incontrare con le persone del posto.


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Succede così che Ercole si trovi al bivio fatale non tra vizi e virtù ma per arrivare a gustare la lingua di bue, il tipico dolce procidano, o che Penelope, avendo di malavoglia accompagnato Ulisse sull’isola riconosca in Graziella (protagonista dell’omonimo romanzo di Alphonse de Lamartine) il suo primo amore di gioventù.

Ci sono poi tre sorelle-sirene che fanno il verso a una famosa canzone di Renato Carosone e il povero Ovidio che esule sulla Terra Murata, il luogo più alto e antico dell’isola, incontra Virgilio (in compagnia di Gaber, inteso come Giorgio) e acconsente a che questi possa mettere in musica i suoi versi e portarli al successo fondando il Quartetto Cetra.

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(L'isola degli Dei   di Gigi Spina  -  Liguori Editore    pagg. 77, euro 10,44)


Le invenzioni e gli incontri si susseguono sempre più paradossali e però sostenuti dalla straordinaria cultura dell’autore che conduce il lettore fino al momento in cui l’isola inizia il suo anno da Capitale, momento che è ormai molto vicino.

Nel piccolo grande omaggio che rende a Procida, Spina viene fuori non solo come estimatore, ma come amico dell’isola, l’unico - almeno finora - che ne ha proposto una narrazione originale e non scontata.

  

 * TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)



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