di VINCENZO SALVI*

Uno dei grandi piaceri del bibliofilo è trovare annotazioni scritte a penna secoli fa da chi ci ha preceduto nella lettura ed ha condiviso con noi le stesse sensazioni.

Avevo comprato in asta la edizione di Marco Anneo Lucano del "de bello civili" curata da Aldo Manuzio nel 1515 poco prima di morire, e edita pochi mesi dopo dal suocero Andrea Torresani.

Aldo non aveva titolato il libro "de bello civili" perché Lucano non potè completarlo: fu costretto al suicidio da Nerone e ne potè scrivere dieci libri sui dodici previsti. Dunque Lucano non riuscì a dare un titolo definitivo al suo Poema.

Ben sapendo ciò, Aldo Manuzio aveva solo messo come titolo "Lucanus", dimostrando di essere filologo oltre che tipografo ed editore.

Qualche mese dopo accompagno mio fratello a Lugo di Ravenna per accertamenti medici e, mentre è ricoverato in clinica, il pomeriggio non potendo assisterlo pensai di andare a Ravenna dove c'era una bella libreria antiquaria.

Dunque arrivo a Ravenna e cerco la libreria Brocchi. Trovo una splendida libreria tutta in scaffali e pareti di legno vecchio, piena di libri di ogni epoca.

Ne prendo due, poi vedo una edizione di Lucano di pochi anni successiva a quella aldina. Compro anche questo e torno in albergo.

E lì, aprendo il libro, vedo che mentre l'editore di Lione gli aveva dato il titolo usuale "de bello civili" un antico lettore del 1671 scrive dapprima l'ex libris col suo nome e poi sotto, in antiporta, dà anche lui come titolo "Lucanus"

Dunque il mio amico Josephi Carcalli di Carmagnola aveva avuto, oltre tre secoli prima, la stessa sensibilità di Aldo Manuzio: quel libro poteva avere solo il nome dell'autore.

* VINCENZO SALVI (Napoli, 1947. Medico radiologo in pensione. Collezionista compulsivo di tutto ciò che ha a che fare con la Storia, in particolare libri antichi e numismatica; ma anche oggetti di varie epoche che siano testimoni di periodi o personaggi storici)

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