Monferrato come Alba. Un "cartello" fra i comuni per promuovere il tartufo bianco

di ROBERTO ORLANDO*

Il progetto è ambizioso e ha radici nel terreno umido e profumato in cui nasce e cresce il tubero più prelibato (e costoso) al mondo: il tartufo bianco. Lo hanno lanciato venti comuni del Monferrato e non vuole essere una sfida alla regina finora incontrastata delle trifole, vale a dire Alba, perla dell'enogastronomia piemontese, la cui fama è da tempo consolidata tra i palati fini di tutto il mondo. Del Monferrato si parla meno, anche se il suo paesaggio vitivinicolo, proprio come quello dei vicini di casa, ossia Langhe e Roero, dal 2014 è entrato nel prestigioso elenco dei siti Unesco patrimonio mondiale dell'umanità.   

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Ma una volta raggiunto questo obiettivo, il Monferrato ora si gioca un'altra carta per salire, a pieno titolo, nel gotha dell'eccellenza gastronomica, quella appunto dei tartufi bianchi, che a detta di alcuni sono dello stesso livello, se non superiore, di quelli più blasonati e celebrati dell'Albese.  


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(Paesaggio nel Monferrato      foto da pixabay)


Ma Franco Novelli, ristoratore di Alice Bel Colle, ideatore dell'iniziativa e presidente della "Associazione del tartufo bianco pregiato del Monferrato", alla quale aderiscono appunto venti Comuni a cavallo delle province di Alessandria e Asti, non vuole sentir parlare di sfide: "Non c'è contrapposizione con Alba, i prodotti piemontesi sono tutti di altissima qualità - spiega -. Noi vogliamo soltanto con i nostri tartufi valorizzare un territorio che finora non ha avuto la stessa visibilità di Alba. Lì sono stati bravi a promuovere il loro prodotto, noi cercheremo di fare altrettanto".   

E quando gli si chiede se il tartufo delle sue zone sia più buono di quello dell'Albese lui preferisce non rispondere: "Sono entrambi ottimi, a noi ora interessa soltanto che sia certificata la qualità dei nostri e che sia definita la tracciabilità e la provenienza da un'area specifica".  

Per raggiungere questo obiettivo è già scesa in campo l'Università del Piemonte Orientale in collaborazione con il Cnr che a Villa Prato - dimora nobiliare di Mombaruzzo trasformata in relais dalla famiglia Berta, quella famosa della grappa buona - sta per rendere noti i primi risultati degli studi compiuti sul dna del tartufo monferrino. Lo scopo finale, anche se la procedura è complessa e irta di ostacoli, è di ottenere il marchio Igp.  


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(La Fiera del tartufo a Moncalvo       foto da pixabay)


Ma nell'attesa che l'università concluda i suoi studi non si può restare con le mani in mano: questo è il periodo giusto e tanto vale approfittarne per lanciare la "Prima giornata del tartufo bianco pregiato del Monferrato", che si terrà il prossimo 7 novembre. Evento per così dire diffuso, ma formula semplice: chi vuole partecipare deve limitarsi a prenotare un posto a tavola in uno dei ristoranti di alcune città e paesi che aderiscono all'Associazione.  

"Siamo partiti due anni fa - racconta Novelli - l'anno scorso ci siamo dovuti fermare per il Covid e adesso siamo pronti a partire con la prima iniziativa pubblica".  

Ai commensali saranno offerti cinque piatti tipici della tradizione culinaria locale, tre dei quali a base di tartufo, accompagnati dai prestigiosi vini delle colline del Monferrato. Tutto a prezzo calmierato: 80 euro a testa.  

Per di più, questo è il periodo in cui i colori delle foglie si accendono, quasi a voler presagire il buon vino che verrà, l'aria diventa frizzante e nelle prime ore del mattino talvolta una foschia leggera avvolge il contorno delle colline come una coperta di lana morbida e sottile: da bambino ho vissuto nel Monferrato e ho un ricordo ancora vivido di queste atmosfere. Paesaggi che, dopo l'ingresso tra i patrimoni dell'umanità Unesco cominciano a piacere anche ai turisti, che in questo periodo dell'anno arrivano da queste parti per ammirare e fotografare lo spettacolo del foliage.  


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 In realtà anche i paesi e le città che aderiscono all'associazione meritano tutti una visita, per un motivo o per l'altro: ad Alice Bel Colle, dove si trova il ristorante Vallerana di Novelli, si gode di una vista sui vigneti impareggiabile; a Maranzana, il castello del 1300 è da vedere così come il Bosco delle Sorti e non sorprendetevi per i pupazzi a misura d'uomo che troverete seduti sulle panchine perché questo è "Il paese dei Babaci".

A Ricaldone bisogna andare invece per almeno due motivi: qui è nato Luigi Tenco e la cantina sociale Tre Secoli è molto rinomata; ad Acqui Terme c'è La Bollente, fontana di acqua sulfurea che sgorga a 75 gradi di temperatura e, non lontano dalle terme, si trova la fontana dell'Acqua Marcia, così chiamata per il forte odore che emana oltre gli archi del tempietto che la protegge; e poi c'è Mombaruzzo, famoso per i suoi deliziosi "amaretti"; e ancora Castel Boglione, minuscola capitale mondiale del vino kosher, apprezzato soprattutto dalla comunità ebraica statunitense; e Trisobbio, terra di vini dominata da un castello che risale al XIII secolo e che si chiama così perché secondo la leggenda fu fondata da tre uomini sobri.

Forse andò così anche a Fontanile, il cui nome deriva dal fatto che qui sgorgano numerose fonti d'acqua sorgiva nonostante sia la produzione di barbera il core business del paese. Oltre naturalmente al tartufo bianco, il cui nome scientifico è Tuber Magnatum Pico e il cui valore, se è davvero proveniente dall'Albese o dal Monferrato, è quotato tra i 350 e i 450 euro l'etto al borsino ufficiale, ma quelli più grandi possono costare anche 500. Il prezzo quest'anno è più alto perché è piovuto poco e nemmeno il cane dal fiuto più raffinato riuscirebbe a scovare tartufi che non sono mai nati. In sostanza, la prima giornata del tartufo del Monferrato avrà anche il sapore della rarità...

 

*ROBERTO ORLANDO (Nato a Genova in agosto, giornalista professionista dal 1983. Ultimo capocronista del Lavoro. Dopo uno scombinato tour postrisorgimentale che lo conduce in molte redazioni di Repubblica è rientrato tra i moli della Lanterna. Viaggia, fotografa e scrive. Meno di quanto vorrebbe)


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