Microplastiche e rifiuti nei fiumi: salviettine, mozziconi e bottiglie gli inquinanti più diffusi

di REDAZIONE*

Microplastiche e rifiuti abbandonati abbondano nei fiumi italiani. Legambiente ha presentato i risultati di un monitoraggio nazionale ad hoc rispettivamente su quattro (plastiche) e sette (rifiuti) fiumi, per un totale di 11 corsi d’acqua. Nel primo gruppo il Volturno, in Campania, il Tevere nel tratto laziale, il Lambro in Lombardia e l’Isonzo in Friuli-Venezia Giulia. Fra questi è il Tevere a presentare la maggiore densità di microparticelle: 1,14 per metro cubo. Lambro e Volturno registrano rispettivamente una densità pari a 0,51 e 0,56, mentre nell’Isonzo risultano solo 0,02 microparticelle per metro cubo. I numeri delle concentrazioni medie - afferma Legambiente - possono sembrare esigui, ma "se consideriamo la portata media dei fiumi oggetto della campagna possiamo immaginare la quantità di microplastiche che vengono trasportate fino a mare, laghi o altri fiumi: nel Tevere ogni secondo passano in media 230 m3, per l’Isonzo la portata è di 172 m3/s, per il Volturno arriviamo a 82 m3/s mentre per il Lambro la portata media ammonta a 5,8 m3/s".


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(Panaro)

Gli altri sette fiumi monitorati nella chiave della presenza di rifiuti erano: Picentino (in Campania),  Po e Panaro (in Emilia Romagna), Noncello e Tagliamento (in Friuli Venezia Giulia),  Tevere (sponda laziale e umbra) e Esino (nella Marche). Su un’area campionata totale di circa 27600 mq sono stati trovati 5892 rifiuti, con una media di 589 rifiuti ogni 100 metri lineari e ancora una volta la plastica (76%) si conferma il materiale più presente, seguita a lunga distanza da vetro/ceramica (6%), metallo (6%), carta/cartone (5,8%), tessili (3,8%), gomma (1,1%). Il restante 1,1% è costituito da legno trattato, materiale COVID, oggetti in materiali misti, prodotti chimici/sintetici, bioplastiche, rifiuti da cibo. Nella top five dei rifiuti più trovati: le salviettine umidificate in TNT (17%), i frammenti di plastica (14%) seguiti da quelli in polistirolo (10%), da mozziconi di sigarette (9%) e per finire bottiglie e contenitori per bevande in plastica (6%). 


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(Tevere)

Il campionamento delle microplastiche nei quattro fiumi monitorati è avvenuto da stazioni fisse (ponti) e utilizzando la rete “manta”, ossia una rete costituita da un corpo metallico, costruito appositamente per rimanere sulla superficie dell’acqua, da cui si diparte il cono di rete a maglia ultrafine da 300 micrometri e un bicchiere raccoglitore finale. Questa rete permette di filtrare grandi volumi d’acqua (misurati attraverso un flussimetro), trattenendo il materiale solido, che si accumula nel bicchiere finale dal quale viene poi recuperato. 

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