McCurry, le icone di un fotoreporter senza paura

di REDAZIONE

In mostra a Palazzo Sarcinelli di Conegliano veneto, dal 23 dicembre al 2 maggio, "Icons", una personale di Steve McCurry.  L'autore,  uno dei più grandi fotoreporter contemporanei, non ha bisogno di presentazioni. L'esibizione di Conegliano riunirà un centinaio di sue Icons, opere che hanno fatto della fotografia costume, oltre che testimonianza dei tempi.

Nel 1979 le truppe sovietiche invadono l’Afghanistan per soccorrere il governo nel tentativo di spezzare la resistenza dei mujahidin, a loro volta sostenuti dagli Stati Uniti. Nel maggio dello stesso anno Steve McCurry, travestito da afghano, entra nel paese con un gruppo di ribelli. L’allora giovanissimo fotografo si presenta privo di documenti e accompagnato esclusivamente dalla macchina fotografica e da un coltellino svizzero.

Il viaggio comincia dall’India centrale, dove McCurry si trovava da quasi due anni, per continuare in Pakistan, a ovest dell’Himalaya. Nella piccola cittadina di Chitral, il fotografo entra in contatto con alcuni rifugiati, i quali gli fanno indossare un logoro shalwar kameez e lo conducono al confine. McCurry si trova così nel mezzo della guerra fredda, testimone esclusivo e segreto di un conflitto manovrato da Stati Uniti e Unione Sovietica. Il fotografo aveva all’epoca ventinove anni e, nonostante le inevitabili tensioni ed il rischio costante di perdere la propria vita, vive una delle esperienze più esaltanti della propria carriera.

Pol-e-Khomri Afghanistan 2002 Steve McCurryJPG
(Pol-e-Khomri, Afghanistan, 2002, ©Steve McCurry) 

McCurry torna in Afghanistan innumerevoli volte, spesso al servizio di riviste internazionali. 
Una delle sue ultime esperienze risale al 2002, anno in cui viene scattata l’immagine qui riportata.
Siamo di fronte ad uno dei suoi ritratti indimenticabili. L’opera fa parte di un lavoro di documentazione sulle miniere in Afghanistan. Il paese possiede infatti un terreno ricchissimo di minerali non ancora del tutto sfruttato; un luogo malsano in cui la gente vive in condizioni di povertà estrema. Siamo alle porte di una miniera di carbone e il protagonista dell’immagine era appena riemerso dal suo turno di 12 ore.

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