L'Italia in bici, sulle tracce di Alfonsina e oltre

di SILVIA GOTTARDI* 

Mi è sempre piaciuto viaggiare, fin dalla prima volta che i miei genitori a 11 anni mi hanno messa da sola su un aereo in direzione Vienna. Quando poi ho avuto 19 anni e le possibilità economiche ho cominciato a viaggiare da sola in giro per il mondo: bastava un biglietto in economica su un volo qualsiasi, una Lonely Planet, lo zaino e via… Poi ho cominciato a viaggiare in macchina. Mi sembrava troppo facile e veloce salire su un aereo e ritrovarsi dopo 10 ore dall’altra parte del mondo. Io volevo arrivarci partendo da casa, percorrendo le strade, conoscendo i luoghi (anche quelli brutti), con la polvere in faccia. Da Milano sono arrivata fino in Mongolia, poi in Sud Africa e un’estate fino a Tokyo (con l’aiuto di un traghetto dalla Corea). Ho guidato per 1900 km in Brasile, addentrandomi nel cuore della foresta amazzonica con la barca, e per 4.000 km In India a bordo di un Tuk Tuk.

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Un anno in Uzbekistan, campeggiando nel deserto, mi sono imbattuta in due ragazzi in bicicletta che hanno passato la notte vicino a noi. Stavano andando dalla Svizzera in India. Allora mi era sembrata una pazzia: ci voleva troppo tempo, si andava troppo piano… Cosa ci sarà mai di così bello in un viaggio lento? L’ho scoperto solo anni dopo, quando ho conosciuto Linda.

La passione della bicicletta io l’ho sempre avuta, fin da bambina (sono trentina!), Linda è figlia di un ciclista. Con lei abbiamo cominciato con dei piccoli giri seguendo i Navigli, poi lungo il Po. Poco alla volta andavamo sempre più lontano, le notti fuori aumentavano. E così siamo finite in Patagonia. Dal Po alla Patagonia, completamente impreparate per un viaggio come quello, ma assetate di avventura. Sì, forse questa brama di avventura è più mia, ma Linda che mi asseconda in ogni viaggio mi ha insegnato ad apprezzare la lentezza, ad essere meno impaziente, a vivere il qui ed ora… O almeno a provarci. E così se in macchina macinavo 100 km in un’ora, adesso in bici ci metto un’intera giornata. Si fa fatica, tanta, ma c’è tempo per pensare, per notare un piccolo fiore a bordo strada, l’ape che ci ronza attorno alla testa, il profumo dell’erba tagliata. Ci sono la pioggia e il freddo, il caldo e la sete, anche la noia in certi momenti. Sei lì fuori e ti prendi il mondo in faccia.


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Quando siamo partite per la Patagonia nel 2015 non avevamo idea di cosa fosse il cicloturismo: avevamo due bici stra-cariche da 40kg, borse non specifiche, una macchina fotografica pesantissima con tanto di zoom intercambiabili e cavalletto, troppi padellini per il campeggio e una tenda molto ingombrante. Negli anni abbiamo imparato a sottrarre, a spogliarci del superfluo e viaggiare col minimo indispensabile. Abbiamo viaggiato per l’Europa e pedalato per 4.000 km dal Canada al Messico lungo le Montagne Rocciose (trovate il nostro documentario “Cicliste per caso – Grizzly Tour su Amazon Prime), in lungo e in largo in Italia… Ma rimaniamo comunque delle “Cicliste per Caso” in nome dell’essere principianti sempre.

Alfonsina Strada l’abbiamo incontrata poco dopo il primo viaggio in Patagonia, ed è diventata subito la nostra musa. Una donna coraggiosa e testarda, che voleva a tutti i costi inseguire i propri sogni. Ci è sembrato logico ripercorrere simbolicamente il suo Giro d’Italia del 1924, l’unico a cui abbia mai partecipato una donna. Il nostro però alla fine è stato l’insieme di ben 3 viaggi distinti in Italia: uno da Milano a Catania, uno da Bari a Milano e uno in Sardegna. In totale circa 3.700 km percorsi alla ricerca di storie di donne che inseguono i propri sogni. Ne abbiamo incontrate tante, alcune erano donne semplici che hanno vissuto la propria vita in silenzio, altre invece sono entrate di petto nella storia, come la partigiana Angela o la sfortunata Annalisa Durante. Tutte però sono l’esempio e l’incarnazione di quell’idea di Alfonsina di andare dritti a inseguire le proprie passioni, senza tradire i desideri profondi che ci animano.


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E mentre pedalavamo a caccia di storie, abbiamo scoperto un’Italia totalmente diversa, un’Italia bellissima e sconosciuta, che nessuna delle due aveva mai visto così. Sin da giovane ho preferito i viaggi intercontinentali verso mete “lontane”, considerando la nostra Italia troppo piccola, troppo vicina. La bicicletta è stata il mezzo più giusto per riscoprirla. Non solo mete turistiche imperdibili come Firenze, Roma o Napoli, ma anche e soprattutto i piccoli borghi che hanno saputo regalarci la bellezza autentica. Abbiamo visitato chiese e musei, assaggiato i piatti tipici, sperimentato l’ospitalità genuina delle persone. Abbiamo goduto della bellezza del nostro paese come mai prima. Il nostro giro d’Italia – che è raccontato nel libro “Cicliste per caso – L’Italia in bici sulle tracce di Alfonsina Strada” – è dedicato a tutte le Alfonsine che ci hanno accolte e che ci hanno raccontato la loro storia.

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Mentre scrivo, manca ormai pochissimo al nostro prossimo viaggio in Andalusia. Lo spirito di questo viaggio sarà quello di sempre, c’è anzi forse ancora un po’ più di voglia di partire, visto l’anno complicato che tutti abbiamo vissuto.

“Dilatare il tempo, rallentarlo, starci dentro, Forse è questo il senso, per noi, di metterci in viaggio in bicicletta. Essere ancora quella bambina che ha imparato ad andare senza rotelle; essere Alfonsina quella prima volta che si è sentita padrona del mondo con il vento in faccia, essere ogni bambina al mondo nel momento esatto in cui trova il coraggio di alzarsi dalla sella e scattare sui pedali veloce come il vento, più veloce dello scirocco, più veloce del maestrale.”

 

Seguite i nostri viaggi su www.ciclistepercaso.com e sui nostri profili social.

 

*SILVIA GOTTARDI (padovana - ex cestista nazionale, giornalista, fotografa/videomaker - insieme a Linda Ronzoni - milanese, graphic designer e art director  - ha dato vita a Cicliste per caso. Grandi amanti della bici, hanno viaggiato in mezzo mondo e lo hanno raccontato. E’ appena uscito il loro libro sulle strade del Giro d’Italia - Ediciclo Editore)

 

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