Le strade bianche, Gianni Mura e il ciclismo che ritrova l’anima

di GIANCARLO BROCCI*

 A volte ci si rende conto subito che sta passando la Storia e ti ci ritrovi dentro. E qui non è neanche il caso di dirsi quanto quella Storia con la maiuscola, per quanta parte, hai contribuito a scriverla. Montalcino, 15 maggio 2010; arriva il Giro d'Italia da Carrara e non sarà una tappa usuale in nessun caso, ci sono due tratti bianchi, le strade de L'Eroica a segnare il percorso ed un bel pezzo di nuovo ciclismo.

Sto salendo a piedi, ho parcheggiato ben lontano, quando passa Renato Di Rocco con auto presidenziale, si ferma per un gradito strappo, che tra l'altro piove. Appena arriviamo ci accolgono Sindaco e vice; neanche fatti due passi fuor di portiera che esternano ansia, dubbi sulla fattibilità stessa di quelle strade sotto meteo inclemente. Mi vien di dire, da toscano a toscani: "Voi non sapete il culo che avete, questo fango la renderà memorabile, ancor di più". Intanto arriva Paolo Alberati in bici, uno che se ne intende; si è fatto Castiglion del Bosco, compreso il ristoro eroico, ha schizzi di melma ovunque ma conferma che sarà un'apoteosi. 

Screenshot_2021-03-29 Il fango eroico della tappa di Montalcino al Giro dItalia del 20102 - Copiapng

Il resto diventa leggenda quasi subito. Posso raccontarla in diretta perché buona parte la scrive un certo Gianni Mura davanti a me, io son là, come in romanzo d'appendice. Succede che ho un appuntamento con Auro Bulbarelli, a breve ci sarà il secondo Giro Bio e dobbiamo concordare la copertura Rai e la produzione. Quell'anno Mura, credo con fatica e senza trasporto, era opinionista fisso al Processo alla Tappa, dove Alessandra De Stefano e compagnia avevano coinvolto anche lui sulla litania di una frazione improvvida in una corsa a tappe, capace di cambiarne drasticamente il destino in virtù di chissà quale incidente. Onore al merito di Pippo Pozzato, che ricordo bene aver espresso opinione altra, trovando quel tipo di spettacolo capace di riavvicinare il ciclismo alla gente. 

Gianni finisce in tv e arriva nel caravan di Auro, quello fumatori, siamo 3 in tutto e mi sembra di raccontar novelle. Gli stessi tre che, quattro anni dopo, diedero vita a un indimenticabile “Dedicato a Bartali” su RaiSport. 

Screenshot_2021-03-29 Il fango eroico della tappa di Montalcino al Giro dItalia del 20103png

Conosco Gianni, gli dico la mia (e ti pareva), con ovvia deferenza, mi collego al parere di Pozzato, sostengo come quel tipo di ciclismo possa riuscire a coinvolgere il 90 per cento che, di norma, non lo segue più, che guardando alle sue radici quel grande sport può pensare al suo futuro. Parola autorevole, se permettete: Mura sa benissimo che sono mie L'Eroica e le Strade Bianche, nate come Eroica Pro e l'idea in generale di riportare il ciclismo da strada fuori dall'asfalto. Vedo che condivide, appena uscito dal salotto buono, anche Auro è entusiasta delle immagini che ha trasmesso al mondo. Mura accende una sigaretta e si mette a battere sulla sua vecchia Olivetti. Quasi subito gli arriva la telefonata dal giornale: "Avevi ragione - mi dice - dovevo fare trenta righe, mi hanno chiesto di raddoppiarle perché pare che in redazione a Repubblica oggi tutti abbiano guardato la tappa". 

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Ne escono pezzi memorabili, roba che avrebbe meritato estratti per lo speciale-spettacolo che Sky Arte ha dedicato al degno erede di Brera ad un anno dalla morte. "Arrivano senza faccia, gli buttano coperte addosso, gli ripuliscono gli occhi... come sul Bondone nel '60, sul Gavia nell'88; ma qui siamo a 554 metri... E' l'epica vera, questa, e porta la tappa direttamente dalla cronaca alla storia...

Sono bravi tutti e nessuno del pubblico in momenti così si fa domande sul doping, l'antidoping, i reticolociti... questo ciclismo che torna all'antico recupera improvvisamente l'innocenza perduta e una dimensione umana che unisce tutto il gruppo...

Lo si potrà chiamare il paradosso di Montalcino; quanto più va all'indietro, tanto più il ciclismo va avanti, riempie gli occhi e tocca il cuore".


*GIANCARLO BROCCI (Da Gaiole in Chianti. Cominciò a sentir parlare e leggere di ciclismo quando ancora Coppi inseguiva i suoi ultimi traguardi. Laureatosi in Medicina e Chirurgia, ha sempre fatto altro. Prima la politica, interrotta con il libro “Ridatemi il Pci” - estate ’88, prefazione di Michele Serra -. Poi lo sport, lottando contro i professionisti e il business che si stavano rubando ogni giocattolo. Ma è oggi soprattutto l’inventore de L’Eroica. Altri suoi libri: “Bartali, l’ultimo eroico” e “Bartali, mito oscurato”, “L’Eroica, storie, imprese e sogni sulle strade bianche”)


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