LA RECENSIONE - Isolario italiano, da uno scoglio all'altro

di MARCELLA CIARNELLI*

C’è chi le ama. E allora è passione autentica. C’è chi le odia. In questo caso non c’è niente fa fare. Parliamo delle isole, scogli grandi e piccoli disseminati nei mari che per Truman Capote erano grosse navi tenute permanentemente all’àncora su cui, se ci si approda, “si è subito presi da un senso di meraviglioso isolamento e sembra che lì niente ci possa raggiungere e nulla ci possa accadere, né di brutto né di spiacevole”. Impossibile con certezza assoluta avere con esse un rapporto neutro. Non è previsto dalla legge dei rapporti umani e da quella dell’avventura nella natura. 

La certezza dell’impossibile neutralità la svela Fabio Fiori, marinaio, girovago e scrittore, col suo “Isolario italiano, storie, viaggi e fantasie” pubblicato con  Ediciclo editore nell’aprile del 2021 e scritto in piena pandemia.  Conseguenza pure il libro di “un anelare la possibilità di ritorno alle isole” ma anche consapevolezza che il Covid può essere “un’occasione per fermarsi a riflettere facendo tesoro di un’esperienza che regola silenzi dimenticati”.

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(Ischia   foto da pixabay)

 Il libro è un intreccio di vite, attualità, politica, immaginario. C’è il virus che ci ha condizionato la vita, accenni alla politica, il rapporto con i figli e gli altri umani di terra e di mare che si incontrano per una volta e non si dimenticano più. C’è il girovagare per mare, affrontando tempeste violente e dolci albe. C’è il rapporto con terre vulcaniche o di tufo, di granito, di calcare bianco,  di sabbia che compaiono all’improvviso alla vista. Piccole e grandi che siano, sempre altere in mezzo al mare, visione che potrebbe indurre alla solitudine ed invece, quando ci metti piede, trasmette una serenità che altrove è impossibile provare. O, se non sei insulomane, cioè capace di cogliere l’irresistibile ebbrezza che un isola trasmette, spinge ad una fuga precipitosa.

L’itinerario di Fiori si snoda sul nostro mare, entro i nostri confini nel rispetto delle indicazioni per contrastare l’epidemia. Isole grandi come l’Elba che è la terza d’Italia e scogli fiammeggianti come Stromboli oppure terre quasi disabitate ed altre da salvare da quel turismo selvaggio che ne snatura la bellezza almeno in certe stagioni. Isole da camminare, da scalare, da conquistare in sella a una bicicletta. Isole come Procida che sembra quasi “un quartiere andato alla deriva di Napoli”, la città cui è più vicina delle altre del Golfo e che è prima tra le isole ad essere designata Capitale della cultura per il 2022. L’isola ocra, vicina alla Verde che è Ischia e a quella azzurra che è Capri, “una scialata dalla bellezza spudorata”. Navi di pietra qual è San Nicola, adriatica isola delle Tremiti, per anni colonia penale, destino condiviso con altre sorelle di mare. 

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(Faraglioni di Ponza    foto pixabay)

Isole immaginarie figlie di fantasie e leggende che consentono l’incontro e lo scambio. Protagoniste di storie antiche, di una epopea che prosegue da secoli ricca di eroi. Arcipelaghi sottomarini In cui il verosimile vale più del vero. E le storie consuete, ognuna originale a suo modo, degli eroi tanto reali ma poco mitologici di questa epoca. Pescatori e contadini. Perché le isole paradossalmente, a dispetto della loro collocazione in mezzo al mare, hanno sempre storie di terra da raccontare. Di quello che coltiva le vigne per trarne vino e malvasia. Di quello che cura i capperi, gli orti, i pomodori. Di quelli come Silverio a Ponza che coltiva le menti facendo il libraio. Di chi ti nutre dell’essenziale, formaggio, pane, olive, vino. Storie di luoghi dell’addio come il cimitero di Ponza, “luogo di straziante bellezza tra onde e venti” o quello di Stromboli adagiato sul fianco di Iddu che tiene al riparo le memorie e gli affetti. 

Centottantatrè pagine per quindici isole reali ma anche utopiche. Un “isolario sentimentale” quasi facilitato dall’isolamento inaspettato della pandemia che traccia un percorso “sentimentale” dell’autore ordinato “per esperienze vissute, per apparizioni notturne, per navigazioni reali o fantastiche, assecondando i voleri capricciosi del vento”. Un percorso a bordo di una barca di modeste dimensioni ma un legno d’affezione, fatto a piedi o in bicicletta. “Alcune isole le abitiamo, altre le visitiamo. Ci sono poi quelle che sogniamo o studiamo. In alcune sbarchiamo conoscendo già tutto, altre capita di scoprirle casualmente, magari spinti da un vento imprevisto”.

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(titolo: Isolario italiano. Storie, viaggi e fantasie di Fabio Fiori    Ediciclo editore  pagg 192   13,3 euro)

Partire è come nascere un’altra volta, ha scritto Nicolas Bouvier - ci ricorda Fiori. Partire è un diritto umano. Viaggiare è un istinto. Questi giorni di “quarantena del XXI secolo, mirabolante, oziosa, digitale, comunque disturbante” hanno portato ad “anelare” il viaggio. E quindi l’isola, le isole. Fiori  porta alla scoperta di Stromboli, a San Nicola, a Elettride, Asteria, San Francesco del deserto, Capri, Tino, Utopia, Gallipoli, Elba, Capraia, Ferdinando, Ponza, Procida, San Pietro. E, in chiusura, ci spiega che “in antico la nesografia era la scienza che si occupava della descrizione delle isole, nesos in greco. Invece questa nesografia è uno zibaldone di frammenti insulari miei e altrui, su cui sono fortuitamente approdato, da cui spesso sono ostinatamente ripartito”. Accade a tutti gli insulomani.


*MARCELLA CIARNELLI (Romana di ritorno, napoletana per sempre. Giornalista per passione sempre all’Unità. Una vita a seguire le istituzioni più alte fino al Quirinale senza perdere la curiosità per ogni altro avvenimento. Tante passioni: il cinema, il teatro, i libri, gli animali, il mare, i viaggi, la cucina, gli umani nelle loro manifestazioni più diverse…e la squadra del Napoli)

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