LA RECENSIONE - Il viaggio. Istruzioni per l'uso
di GIGI SPINA*
Ho fra le mani un volumetto speditomi come gradito omaggio dall’A.I.N. Raffaele (Lello) Aragona. A.I.N. sta per Amico Ingegnere Napoletano, ma avrebbe potuto essere anche I.N.A. o A.N.I.
L’autore è Matteo Pelliti, il titolo è Cartoline di città, e fin qui tutto normale (anzi, in periodo Alinari sembra una bella coincidenza). Ma il sottotitolo mette in allarme: Codici di Avviamento Poetico. La spiegazione la dà la collana in cui è inserito il volumetto: è il numero 47 delle Biblioteca Oplepiana ed è stampato a Napoli il 15 marzo del 2021, 25 pagine. Per chi non lo conoscesse, l’OpLePo è l’Opificio di Letteratura Potenziale che ripropone, riproduce, traduce, installa, metamorfizza (scegliete voi) nell’Italia da nord a sud, partendo da Napoli, l’OuLiPo, il circolo di sperimentatori non solo francesi (Italo Calvino fra loro) del quale da decenni sono devoto. Non conosco Matteo Pelliti, ma leggendo le Cartoline viene voglia di conoscerlo.
(Sarzana)
Si tratta di 12 luoghi, introdotti da un esergo sul viaggio di Giorgio Manganelli, Viatico, da La favola Pitagorica, testo base per foglieviaggianti (col participio risolvo il problema del genere!): Le Havre, Milano, Venezia, Cremona, Torino, Alessandria, Sarzana, Pistoia, Pisa, Roma, Napoli, Capri. Ogni luogo una pagina con una poesia di dieci versi (4+4+2) e note a piè di pagina, ma numerate in continuità: da 1 a 21. Con questi sperimentatori, si sa, i numeri sono necessari e cruciali.
Infatti, non basta leggere una poesia, come, per esempio Sarzana, per fare omaggio alla patria dell’autore:
Alla città che mi donò i natali
invio una cartolina familiare,
agli avi devo incontri causali,
bisnonni necessari per constare.
Hai margini dolcissimi e fluviali
alle campagne scivoli dal mare
illumina la Magra i conviviali
assise di poeti a conversare.
Brilla sul foglio la parola piana
hai certo esilio al Padre in filigrana.
Le due note spiegano perché Sarzana è assise di poeti e che ha che fare il Padre Dante con Sarzana (ma la loro lettura la lascio a chi riuscirà a procurarsi, attraverso mille sperimentazioni, il volumetto).
Ma non finisce qui, perché, come
si sa, il mondo della sperimentazione oulipiana e oplepiana vive di contraintes, di regole ferree di
composizione, ferree ma liberamente scelte. E quindi le ultime sei pagine sono
di Glosse, nelle quali Pelliti spiega
la storia del CAP e la sua personale reinterpretazione della P come Poetico,
anziché Postale. E come ogni poesia derivi dalla contrainte del CAP (questa volta Postale), di come il codice
condizioni la lettera iniziale di ogni verso di ogni poesia.
E anche l’ordine in cui si susseguono le città segue un criterio scelto e rivelato dall’Autore.
Insomma, come già insegnava Edgar Allan Poe nella Filosofia della composizione, a proposito della sua famosa poesia Il Corvo, l’ispirazione del cor che detta dentro è una favola per bambini.
Solo che gli amici sperimentatori hanno avuto il coraggio di chiarirlo e di dichiararlo ogni volta.
E, vi assicuro, è un bellissimo viaggio nelle capacità umane di creare.
*GIGI SPINA (Salerno, 1946, è stato professore di Filologia Classica alla università Federico II di Napoli. Pratica jazz e tennis. Gli piace pensare e scrivere, mescolando passato e presente)
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