Il pavimento nascosto nella città del Palio

di MARCELLA CIARNELLI*

Un immenso tappeto di marmo, che con le sue figure sollecita la mente rievocando, come in un lungo racconto, un itinerario lontano nei secoli ma alla base dell’umanità di ognuno. E parla al cuore, che si emoziona davanti ad un’opera dell’ingegno così maestosa, non immaginabile se non la si vede, nella quale disperazione e gioia, cultura e potere si alternano alle scene di varia umanità, di crudeltà, di dominio e di sottomissione, di una forte religiosità. 

Tutte queste sensazioni e molte altre, esclusiva del vissuto di ogni singolo visitatore, esplodono d’improvviso non appena si supera la soglia e si muovono i primi passi all’interno del Duomo di Siena, splendido esempio di romano-gotico dedicato alla Vergine Assunta, che ti accoglie all’improvviso bianco e nero a dominare la sua piazza che si conquista in salita. Un attimo per tirare il fiato e lo sguardo viaggia in alto attirato dalla volta azzurra, poi viene definitivamente imprigionato dal pavimento, una delle opere più straordinarie del Rinascimento, aperto alle visite solo in un breve periodo dell'anno, per preservarne l'integrità. 

lupa simbolojpg

(La lupa simbolo della città       foto di Paola Cadorin)

Il pavimento è un  racconto dell’umanità che si dipana attraverso le immagini di 56 tarsie, componendo “il pavimento più bello… grande e magnifico che mai fusse fatto”, come ebbe a scrivere Giorgio Vasari. L’opera nel suo complesso ha come padri decine di importanti artisti senesi a cominciare, secondo le ricostruzioni, da Duccio di Buoninsegna e poi Matteo di Giovanni, Giovanni di Stefano, Guidoccio Cozzarelli, il Sassetta. Ma anche tanti venuti da fuori a dare un contributo: Donatello, Michelangelo e Bernini, Nicola e Giovanni Pisano, Pinturicchio.

Il capolavoro senese ha avuto bisogno, per essere quello che è, di ben sei secoli di lavoro, dal Trecento all’Ottocento, fino al definitivo assetto che ora può essere ammirato con il rispetto e le limitazioni che si devono ad un’espressione massima della cultura. Un po’ affascina, un po’ intimorisce. Certo sorprende. E consente un viaggio policromo che partendo dall’inizio della conoscenza umana arriva all’antichità classica, passando per sacrifici come fu la strage degli innocenti fino alle Sibille, la Ruota della Fortuna e la Lupa senese circondata dai simboli delle città solidali.

la gemperanzajpeg

(La Temperanza      foto di Paola Cadorin)

Di solito il pavimento del Duomo viene liberato dalla copertura di difesa in masonite studiata per evitarne l’usura una volta all’anno, subito dopo il Palio dell’Assunta, in agosto, per un paio di mesi. Ma questo periodo strano che stiamo vivendo, tra virus, paure, mascherine e distanziamento sociale ha fatto saltare anche lo sperimentato appuntamento estivo, così come è accaduto per la gara dei cavalli che solo nel 1944 in tempi recenti non era stata effettuata. A sostituire la scopertura tradizionale è stata organizzata un’apertura straordinaria fino al 7 ottobre. Il bilancio è andato oltre le più ottimistiche previsioni. 360.000 visitatori in cinquanta giorni che non si sono fermati davanti alle difficoltà delle comunicazioni, degli spostamenti, degli alloggi e dalle comprensibili ansie.

sibilla cumeajpeg

(La Sibilla cumea       foto di Paola Cadorin)

Tant’è che è stato poi deciso, nell’anno 2020 delle straordinarietà, di programmare altre due aperture, dal 4 al 26 novembre e dal 10 al 20 dicembre. C’è dunque la possibilità di visitare ancora questo tesoro dell’arte frutto di due tecniche diverse: il graffito, che prevede il tratteggio su marmo bianco di solchi poi riempiti di stucco nero e il commesso marmoreo, con il marmo o le pietre dure di tonalità anche contrastanti che vengono tagliate e poi composte. Se bianche e nere, capaci di trasmettere la sensazione del chiaro-scuro. "Come in cielo così in Terra" è il percorso, fragile e meraviglioso, che accoglierà dunque altre migliaia di persone invitate a compiere un viaggio simbolico alla ricerca dei valori dello spirito umano. Un viaggio tra i personaggi di un mondo lontano secoli, quello delle Sibille e dei filosofi, dei simboli, delle persecuzioni, della sapienza e dei sacrifici. Delle virtù. 

strageinnocentimatteo di giovannijpeg

(Matteo Di Giovanni, la strage degli innocenti              foto di Paola Cadorin)

Un viaggio nell’umanità e nell’arte che diventa completo visitando gli altri luoghi di questa città medioevale rimasta intatta, nei colori dei palazzi, nella bellezza delle sue opere. Il Battistero, la Cappella Piccolomini, il museo dell’Opera del Duomo, la basilica cateriniana di San Domenico e la casa della santa, il Museo civico dove ci è di insegnamento attualissimo l’allegoria del Cattivo e del Buon governo dipinta nella metà del ‘300 da Ambrogio Lorenzetti. E ancora gli 88 metri della torre del Mangia e piazza del Campo in forma di conchiglia a nove spicchi. Da più di settecento secoli è luogo di incontri e di mercato, di festa e di corsa dei cavalli.

Alla fine, per ristorare non solo gli occhi e la mente ma anche il fisico, scenderanno in campo caciotte e salumi, pici e crostini, ribollita e pappa al pomodoro, e poi ricciarelli e cantuccini senza tralasciare panforte e panpepato. Si cammina molto, a Siena.


*MARCELLA CIARNELLI (Romana di ritorno, napoletana per sempre. Giornalista per passione sempre all’Unità. Una vita a seguire le istituzioni più alte fino al Quirinale senza perdere la curiosità per ogni altro avvenimento. Tante passioni: il cinema, il teatro, i libri, il mare, i viaggi, la cucina, gli umani nelle loro manifestazioni più diverse…e la squadra del Napoli)

clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram