Il mostro Pogacar

di ANDREA SATTA*

Più che altro è una sfinge, pare che non soffra, quasi irrida gli avversari. Non lo odio, è uno che fatica e la maglia gialla la onora. Mi chiedo se siamo di fronte ad una era nuova, la sua.

Mi stupisce invece come moltissimi nomi illustri stiano correndo un Tour da anonimi comprimari. Di alcuni si poteva prevedere, di tanti altri forse no. Senti che “parterre de roi” non pervenuto: Froome, Miguel Angel Lopez, Fuglsang, Gerraint Thomas, Nairo Quintana, Richie Porte e quelli che si son ritirati da Nibali a Yates. 

Puoi perdere a Luz Ardiden come è successo ieri, nella ultima tappa pirenaica, a Rigoberto Uran, puoi tenere duro oltre i 40 anni come Alejandro Valverde ed è bello vederlo salire comunque con primi sui Pirenei, ma non correre neppure un giorno per lottare come ha fatto Theo Goghegan Hart per tutto il Tour, lui che lo scorso anno, anzi lo scorso ottobre, ha vinto il Giro d’Italia, è ben bizzarro.


*ANDREA SATTA (Cantautore, scrittore e voce dei Têtes de Bois, ogni giorno fa il pediatra nella periferia romana. A 8 anni viene selezionato per lo Zecchino d’Oro, ma la sobrietà familiare fa naufragare il progetto. Ripiega sul ciclismo, la geografia, la medicina. Nel 1992 fonda i Têtes de Bois. Tra i principali eventi ideati e in cui ha svolto il ruolo di direttore artistico “narrante”: il “Palco a Pedali”, “Stradarolo”, “Mamme Narranti”. Con i Têtes de Bois è stato premiato con la Targa Tenco 2002 (come interprete) con “Ferré, l’amore e la rivolta”, nel 2007 con “Avanti Pop”, e nel 2015 con “Extra”. Ha scritto I riciclisti , Ci sarà una volta, Officina millegiri, Mamma quante storie!, Pise e Pata) 


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