Hic sunt leones, l'invasione degli animali metropolitani

di FABIO ZANCHI*

“Hic sunt leones”. Una volta se la cavavano con poco. Disegnavano la mappa del mondo a loro conoscenza e, dove non sapevano, mettevano quella scritta.

Ora, ai tempi nostri, tutto è molto più complicato.

A Roma ci sono i cinghiali: “Hic sunt apri”. Ma anche gabbiani (“mergis fulicisque…”), come quello che alla fontana di Trevi, poco prima che arrivassero i G20 a lanciare la monetina, ha banchettato con una taccola, sbudellandola senza ritegno. O anche i pappagalli che infestano gli alberi intorno al Quirinale.

Altrove non è meglio. All’inizio di ottobre in Valsabbia, nel Bresciano, è stato avvistato un orso a poca distanza dalle abitazioni. Qualche settimana prima ne era stato visto un altro in Valcamonica. Un lupo è stato avvistato da una signora, morta di paura, mentre portava a passeggio i suoi due cani a Marina di Cecina, in Toscana.


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Ormai i siti on line sono affollati di interviste a esperti che suggeriscono come comportarsi se si incontra un orso, un lupo, un cane randagio, e in tutte le regioni sono stati attivati numeri di telefono per segnalare la presenza di animali potenzialmente pericolosi. Da tempo, ormai, proliferano sui siti web consigli del tipo: “Cosa fare se si incontra un lupo”, “Cosa non fare se si incontra un orso” e via dicendo. Un ricco prontuario che pare orientato in senso inverso rispetto al progresso tecnologico della razza umana. Perché la Natura non si rassegna a essere ignorata.

La pandemia, a quanto sembra, ha in qualche modo accentuato il fenomeno: a lungo l’uomo ha dovuto limitare i propri spostamenti e la natura, sotto forma di animali selvatici, ha riconquistato terreno. In alcuni casi, a Roma per esempio, l’incuria e l’abbandono di immondizia ha attirato intere famiglie di cinghiali che, superata la diffidenza per l’uomo, addirittura si comportano meglio di lui scorrazzando allegramente per la città in fila indiana, evitando auto e motorini.


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(Dalla pagina Facebook: I gabbiani di Roma)


Un altro scherzo della natura è quello annunciato proprio da poche settimane. A Londra, nel Tamigi, sono state avvistate “diverse tipologie” di squali (“Londinii sunt galeorhini galei…”). Buon segno, dicono i naturalisti, perché vuol dire che il Tamigi, un tempo dato per morto, è tornato a nuova vita e le sue acque, grazie a un miglior filtraggio degli scarichi, sono più pulite. Sarà anche così, ma fa una certa impressione, lo squalo sotto il Tower Bridge. Comunque pare che i londinesi non si siano scomposti più di tanto, alla notizia: da anni nel loro fiume sono state avvistate foche e ripescati cavallucci marini.

Se il programma di autorecupero della natura va avanti, non è lontano il momento in cui il Lambro, uno dei fiumi più inquinati della Lombardia, tornerà a ospitare i gamberi. Come un tempo, quando al mercato risuonava il richiamo: “Bei gamber del Lamber!”

Altri tempi, certo. Ma anche adesso a Milano la natura bussa alla porta del cittadino, sebbene in forma più gentile rispetto a Roma o alla Toscana. Con Londra, poi, non c’è paragone alcuno. Negli anni, sopra e sotto la Madonnina, si sono alternate varie presenze. Tralasciando quella inquinante dei piccioni - buoni per i turisti affollati in piazza del Duomo, ma sommamente fastidiosi per il resto della popolazione - hanno preso possesso dei parchi cittadini stormi interi di storni e di cornacchie, il cui divertimento maggiore è il saccheggio dei cestini della spazzatura. Operazione che questi uccelloni praticano con rigore scientifico, spargendo lo spargibile ovunque, per la soddisfazione dei netturbini dell’Amsa. Il Castello sforzesco, in pieno centro, è il rifugio preferito di rondini e rondoni. Nelle zone più periferiche da tempo si sono avvistati gabbiani, in genere ammassati in prossimità delle discariche, ma anche il fetido Olona, là dove scorre a cielo aperto, pare ospitarne parecchi.

Il capitolo che riguarda le presenze notturne è talmente generoso da far felici gli ornitologi, professionisti e non. Secondo gli esperti, affollano le notti milanesi ben cinque specie, dalla civetta che pare prediligere – ovviamente – il Cimitero Monumentale, al gufo comune, all’allocco, all’assiolo e al barbagianni. Anche in questo campo il web aiuta, offrendo addirittura dei tutorial che insegnano a distinguere il canto dei vari rapaci.


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(Scoiattolo a Milano)


Un’esperienza straordinaria, anche un po’ emozionante, l’ho vissuta quando – in preparazione dell’Expo 2015 – mi è capitato di lavorare al Pirellone. Il mio ufficio era al 28° piano. Già il panorama era incredibile, soprattutto nelle giornate di sereno, quando si potevano vedere Monte Rosa, Grigne e Resegone con una limpidezza da togliere il fiato. Ogni giorno, sempre alla stessa ora, poco prima di mezzogiorno volava davanti ai miei finestroni un falco pellegrino. Puntualissimo e bellissimo. Passava una volta, poi un’altra e un’altra ancora. Per me era diventato quasi un portafortuna, una presenza amica. Quel falco e la sua compagna – ho poi scoperto sul web – avevano nidificato sotto il tetto del Pirellone. Qualcuno ha avuto l’ottima idea di installare una webcam, che in seguito ha permesso a tanti di seguire la posa delle uova e la crescita dei neonati, fino a seguirli nel primo volo. La coppia di falchi pellegrini, a sua insaputa, ha avuto anche un nome: Giò&Giulia.

Di recente il bestiario milanese si è arricchito di nuove presenze. Non c’è giardino o parco pubblico, infatti, in cui non si vedano scoiattoli. Piccoli, scattanti, per niente intimoriti dalla presenza dell’uomo. Negli asili e nelle scuole elementari dotate di verde sono adottati dalle scolaresche, che li nutrono a noci e noccioline. Come a Central Park a New York, qualcuno dei più sfrontati si avvicina senza paura ai passanti, soprattutto a chi ha tra le mani qualcosa da mangiare. I bambini li trattano da amici. Con gentilezza e allegria.


*FABIO ZANCHI (Da piccolo guidava trattori e mietitrebbie. Da giornalista, prima all’Unità e poi a Repubblica, ha guidato qualche redazione. Per non annoiarsi si è anche inventato, con Nando dalla Chiesa e altri spericolati, il Controfestival di Sanremo, a Mantova)

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