Grotte-case di Gravina di Puglia, i segreti delle caverne chiuse e dimenticate

di LUCA FORTIS*

Un gatto bianco dalle striature grigie cammina tra le case abbandonate del Rione Piaggio, a Gravina di Puglia.  Grotte, archi ormai sospesi nel nulla, frantoi, massicci portoni si spalancano davanti agli occhi come un merletto strappato dal tempo, ma che sa ancora regalare emozioni.

Attorno alla via principale si aprono come in un sipario palazzi scoperchiati, facciate con il niente dietro che svettano in alto come fossili del passato, interni di palazzi privi dell'esterno, cupole parzialmente crollate. 


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(Il rione Piaggio con la cattedrale             foto di Luca Fortis)


Sotto terra si nasconde un mondo ancora più complesso. Ogni palazzo antico di Gravina corrisponde in grandezza e altezza alla cava sotterranea che è stata utilizzata per costruirlo, una groviera di scavi di una pietra simile al tufo, nata dai sedimenti di un antico fondale marino. Ogni cava è collegata a quella vicina in una città sotterranea, un intrico di caverne grande quanto la città in superficie. Se i vicini erano parenti o amici, il passaggio tra una cava e l’altra era aperto, se non lo erano veniva chiuso da grate.

Sopra il rione crollato svettano la cattedrale medioevale della città, per fortuna intatta, e le zone del centro storico ancora abitate. Come a Matera, il Rione Piaggio fu abbandonato a seguito della legge De Gasperi del 1952, che vietava di vivere in case-grotte, considerate uno scandalo per la loro povertà e l'ambiente insalubre. Il quartiere fu poi gravemente danneggiato dal terremoto dell’Irpinia.

Quello che colpisce negativamente è che l’antica zona sia ancora transennata, pericolante e nemmeno puntellata, dopo più di quarant’anni dal sisma. Interpellati i cittadini nelle strade, c'è chi dice  che esistono progetti di risanamento;altri sostengono che il Piaggio in parte verrà abbattuto perché pericolante, altri ancora che lì sarà costruita una strada. Nel più classico stile italiano esistono mille versioni ma poche certezze;  e nel rione abbandonato, a parte un progetto per stabilizzare i terrazzamenti, finanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Puglia, non si vede cantiere o cartello che annunci una rinascita dell’area.


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(Il rione Piaggio         foto di Luca Fortis)


Gravina in Puglia è una seconda Matera, una sorella minore dimenticata e non valorizzata. Un vero gioiello da salvare e scoprire. Anticamente, la città greca e romana si sviluppava sul lato opposto della gravina, il canyon cittadino attraversato da un torrente. Della città antecedente l’anno mille d.C. rimangono le tombe, alcune chiese-grotta e molte case-grotta. La roccia da quel lato della città è piuttosto dura e le persone vivevano in case o anfratti naturali.

Nel Medioevo, intorno appunto all’anno mille, la popolazione comprese che l'altro lato della gravina era composto di una pietra simile al tufo, molto friabile; e decise di spostare lì gli insediamenti, perché la pietra era più facile da estrarre. Fu costruita fra l'altro una splendida chiesa romanica con un portale e un rosone in cui statue di persone, animali fantastici provenienti dal bestiario medioevale e simboli mistici catturano lo sguardo in un vortice mistico.


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(Il ponte acquedotto                       foto di Luca Fortis)


Sotto la cattedrale, lungo le scoscese pareti della gravina, si aggrapparono i quartieri popolari di una città che grazie alla produzione del vino e del grano aveva bisogno di moltissima manodopera. La popolazione nel Medioevo era infatti molto più grande di quella che aveva Bari.

I palazzi nobiliari si trovavano invece, insieme al castello, sulla cima della collina.

Solamente nel 1700 gli Orsini, feudatari locali, collegarono i due lati della gravina con uno splendido ponte acquedotto.

Per fortuna, se si vogliono visitare gli ipogei - visto che quelli di proprietà pubblica sono chiusi o fatiscenti - sopperisce alle carenze istituzionali l’associazione Gravina Sotterranea, fondata da Michele Parisi, che da anni convince i privati a riaprire ai visitatori le cave situate sotto le loro abitazioni. Le guide dell’associazione sono giovani molto appassionati di storia locale.


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(Dal sito "Gravina sotterranea")


Convincere i proprietari non è sempre facile, perché, raccontano le guide, gli abitanti della città non hanno una buona memoria della gravina sotterranea. Per centinaia d’anni i più poveri o vivevano nelle cave sotto terra o durante la stagione invernale, quando l’agricoltura non dava lavoro, scavavano lì dentro per costruire i palazzi. Molti morivano giovanissimi, spesso verso i quarant’anni, per le durissime condizioni di vita e lavoro.  Per questa ragione, appena si sono arricchiti, nel secondo dopoguerra, hanno murato gli ingressi degli ambienti ipogei e il mondo sotterraneo è scomparso.

Scopri il sito dell'associazione "Gravina sotterranea"

Le famiglie benestanti, si impara durante la visita degli ipogei, raccontavano di strane riunioni che facevano nelle cave i loro antenati e sconsigliavano alle signore “per bene” di scenderci. Nobili e borghesi pare utilizzassero le grotte non solamente per produrre e custodire l’olio e il vino, ma anche per tenervi riunioni di associazioni segrete o massoniche. Molto spesso, nelle grotte sono state trovate croci capovolte o piramidi, con diavoloni da un lato e dall’altro delle maschere apotropaiche protettive, che rappresentavano probabilmente l’equilibrio tra bene e male.


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(Dal sito "Gravina sotterranea")


Le guide raccontano che gli abitanti della città non avevano un buon rapporto con la famiglia Orsini, feudatari di origine romana che avendo un papa in famiglia controllavano sia la chiesa sia il potere temporale. Si dice che il motivo per cui la piazza davanti alla cattedrale è piccola, mentre la piazza che si apre al lato è molto grande, sia che la piazza piccola era riservata ai nobili e il clero e l’altra al popolo.

In uno dei siti gestiti dall’Associazione Gravina Sotterranea, in un gruppo di case-grotta, a seguito di un crollo parziale del soffitto a causa di un’infiltrazione, è stato trovato un teschio incastonato nella roccia. Durante la peste gli Orsini, per paura che il male dilagasse in città, proibirono di seppellire i morti e resero obbligatoria la cremazione. Gli abitanti si ribellarono perché la cremazione era considerata all’epoca non cristiana, e di nascosto invece seppellivano i congiunti in fosse comuni, ricoprendoli di calce. 


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(Dal sito "Gravina sotterranea")


L’associazione Gravina Sotterranea gestisce quattro siti, grazie a privati illuminati che hanno permesso la riapertura degli ambienti ipogei di loro proprietà. Ma tutta Gravina ne ha, in corrispondenza di ogni casa costruita fino agli anni Quaranta. Purtroppo, il patrimonio appartenente al Comune è attualmente chiuso per un motivo o l'altro. Progetti futuri a parte, nel 2021 le istituzioni nel loro complesso, al di là delle responsabilità tutte da appurare, sono state  incapaci di intercettare fino in fondo il potenziale immenso di Gravina in Puglia, ispirandosi al successo di Matera.  Gravina rimane perciò un piccolo segreto che merita di essere scoperto: e forse - chissà - saranno i visitatori e la forza delle guide locali a "convincere" le istituzioni a fare la loro parte.

*LUCA FORTIS (Mi considero un nomade, sono attratto dai percorsi irregolari, da chi sa infrangere le barriere e dalla scoperta dei tanti “altri”. Ho un pizzico di sangue iraniano. Sono giornalista freelance specializzato in reportage dal Medio Oriente e dalle realtà periferiche o poco conosciute dell’Italia. Lavoro anche nel sociale)


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