Cicerchiata e chiacchiere, i dolci del Carnevale abruzzese

di GABRIELLA DI LELLIO* 


Come qualsiasi festa che si rispetti, anche il Carnevale porta con sé i suoi dolci tipici. In Abruzzo è la cicerchiata -  mucchio di cicerchie - più comune nelle zone della provincia di Chieti e Pescara, poi diffuso in tutto il centro Italia, che nasconde il significato dei grani e il potere germinale dei semi, mentre la forma circolare allude all’eterno rinnovarsi del ciclo naturale.

La cicerchia è un legume coltivato in Abruzzo e nelle regioni vicine, riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tipico. La forma è a ciambella, composta da tante palline di impasto che vengono fritte nell’olio d’oliva - rigorosamente abruzzese - cosparse di miele caramellato e poi ricoperte da confettini colorati come coriandoli.



 La cicerchiata visitareabruzzoitjpg
(La cicerchiata, foto da visitareabruzzo.it) 


E poi ci sono le Chiacchiere - o frappe, crostoli, bugie o cenci - il nome cambia in base alla regione di provenienza, che vantano l’antichissima tradizione d’epoca romana dei cosiddetti “frictilia”, i dolci fritti nel grasso di maiale preparati in grande quantità per i Saturnalia. Sono sfoglie rettangolari fritte e poi cosparse con abbondante zucchero a velo. In ultimo le Castagnole, comuni anche in altri luoghi in Italia, ormai consuetudine anche in Abruzzo, le morbidissime frittelle sferiche il cui segreto di bontà è nella frittura dorata, chiara e asciutta.    

Se i festeggiamenti  anche quest’anno non ci saranno, sicuramente non mancheranno  i dolci.


*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")


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