Cianciotto, la guida disabile: "I veri limiti sono dentro di noi"
di MASSIMO RAZZI*
“Stavo facendo una
passeggiata a Buggerru, vicino a casa, sulla Costa delle miniere. Dalla parete
di roccia calcarea si è staccato un blocco di roccia, grande come un piccolo
frigorifero ma pesante 800 chili. Era roccia antica e rispettabile che stava lì
da 530 milioni di anni. Purtroppo mi è caduta proprio sulla gamba destra”. Lino
Cianciotto, sardo, 58 anni, esperta guida di turismo sostenibile, racconta così,
con grande semplicità, l’incidente che nel 2012 gli ha cambiato la vita.
“All’ospedale, quando mi hanno spiegato che la gamba era compromessa, sono
stato io a chiedere di amputarla. In testa avevo gli impegni presi con tante
comitive di turisti camminatori e volevo saltarne il meno possibile. Volevo
capire se avrei potuto continuare a fare il mio mestiere”.
Cianciotto, che è anche un apprezzato fotografo (sue le foto di questo servizio) è riuscito a proseguire il suo lavoro. Ha un arto artificiale al posto della gamba destra ma a vederlo e conoscerlo non ti viene neanche in mente che quest’uomo possa smettere di camminare e di guidare altre persone sui percorsi bene impressi nella sua mente e nel suo cuore. “Solo, in questi anni, ho aggiunto al concetto di sostenibilità quello di accessibilità unito alla massima attenzione alla sicurezza. Penso che tutti possano percorrere i sentieri della mia Sardegna e sono io che devo aiutare le persone che mi cercano a valutare cosa davvero vogliono vedere, capire e sentire e cosa sono in grado di fare in base alle loro condizioni fisico-psichiche e alle capacità tecniche. Una strada si trova sempre”.
Dall’incidente in poi Lino ha ripreso ad andare: camminare, arrampicarsi, nuotare sott’acqua per fare snorkeling: con la sua protesi e la sua volontà, tutto è possibile. Nel 2017 ha fatto la UTSS (Ultratrack Supramonte Seaside): 17 chilometri a piedi dal Supramonte alla costa. E nell’aprile del 2019 diventa il primo atleta disabile a completare in autonomia (con altri 4 compagni di viaggio) il Selvaggio Blu di Baunei: 30 ore di cammino dalla Pedra Longa verso l’interno passando per bricchi e fosse, grotte, cale, falesie, sentieri di pastori e carbonai, pernottando negli ovili o in spiaggia e scendendo poi di nuovo al mare a Cala Luna. Dicono che sia il percorso di trekking più bello d’Europa. Spiega Cianciotto: “Potrei dire di conoscere a fondo la Sardegna e in particolare il Sud Ovest che è la mia specialità. Ma non devo mai smettere di percorrerla e di approfondire la mia conoscenza del territorio. Non solo dei percorsi, ma delle cose evidenti e nascoste da capire e da vedere. Solo così le persone che si affidano alla mia organizzazione porteranno a casa un’esperienza soddisfacente. Perché il problema non è vedere, ma capire e sentire dentro. Al ritorno, a casa loro, non avranno solo foto di luoghi meravigliosi, ma pensieri sui quali riflettere e crescere”.
L’organizzazione di Lino Cianciotto si chiama Naturalmente Sardegna (linocianciotto.it): “Offriamo viaggi, quindi ‘prodotti’ che ci facciamo pagare abbastanza. Ma questi prodotti devono essere tecnicamente perfetti e assolutamente personalizzati. La gente, a volte, viene con un’idea di quello che vorrebbe vedere, ne parliamo e, insieme, costruiamo un percorso magari diverso da quello che avevano in testa ma molto più soddisfacente”.
Cianciotto è convinto che il turismo sostenibile non debba passare attraverso i divieti: “Non toccare la sabbia, non cogliere un fiore… i divieti creano ansia. La conoscenza e la comprensione creano invece consapevolezza. Le dune sabbiose di Portixeddu (sulla Costa delle miniere tra i comuni di Fluminimaggiore, dove Lino è nato, e di Buggerru; ndr) esistevano ventimila anni fa ed erano frequentate da piccoli mammouth. Questo pezzo di Sardegna si è formato 550 milioni di anni fa e si trovava, più o meno, dove adesso c’è l’Antartide… Quando gli racconti queste cose e gli fai capire quanta strada ha fatto questa terra prima di emergere dal mare, il rispetto nasce spontaneo e, se qualcuno coglie un fiore o si mette in tasca una manciata di sabbia, non è un delitto. Ma lo fanno in pochi e quei pochi, appunto, sono sostenibili….”.
Così Lino costruisce viaggi specialistici (“Non più di un centinaio di giornate all’anno perché ho bisogno di tempo per continuare ad approfondire la mia conoscenza del territorio”) per gruppi di turisti e scolaresche: “I ragazzi sono spugne: vedono, capiscono e non dimenticano. Guidare gruppi di studenti è un piacere e un divertimento”. Ma anche con i turisti più agiati si creano rapporti veri e duraturi, magari cementati da spuntini a base di “cozze e birra” a un chioschetto sul mare che fanno conoscere e apprezzare le persone anche più dell’inevitabile cena al ristorante di grido.
Lino Cianciotto nei prossimi giorni (12-19 settembre), parteciperà con altri nove atleti disabili al Tor in Gamba sui sentieri di montagna della Valle d’Aosta. Partenza e arrivo a Courmayeur (Villeneuve), percorso di 342 km con 24 mila metri di dislivello, diviso in 30 tappe. Cianciotto camminerà insieme a Massimo Coda, Loris Milone, Massimo Cavenago, Francis Desandré, Moreno Pesce, Andrea Lanfri, Davide Bendotto, Cesare Galli e Salvatore Cutaia, tutti portatori di protesi agli arti. Ciascuno sarà accompagnato da un atleta normodotato. Lino camminerà, correrà e scalerà per oltre 65 chilometri (5 tappe) con la trekker Luigia Marini: “Ancora una volta spero di verificare quello che ho sempre pensato: i limiti importanti non sono quelli tecnici o quelli dati dalla disabilità. Quello che ci frena è quasi sempre dentro di noi. E anche per questo è superabile”.
*MASSIMO RAZZI (Sono un giornalista genovese - l’Unità, Corriere Mercantile, Il Lavoro, La Repubblica, Kataweb - trapiantato a Roma. Dal 1999 mi sono molto divertito a creare insieme a tanti altri colleghi Repubblica.it. Credo ci abbiano lasciato fare quello che volevamo anche perché nessuno ci capiva granché. E questo, nell’unica vita che hai, vi assicuro che non è poco)
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