Capitale della Cultura 2024 / Viareggio e i suoi gioielli, da Puccini ai grandi yacht

Il 3 e 4 marzo si terranno le audizioni delle città che concorrono al titolo di Capitale della cultura italiana per il 2024 (quest'anno è Procida).

Le dieci "finaliste" sono Viareggio, l'Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento, Ascoli Piceno, Chioggia, Grosseto, Mesagne, Pesaro, Sestri Levante con il Tigullio, Siracusa e Vicenza.


di FRANCO DE FELICE*

(foto di Aldo Umicini)


Si può non assegnare il titolo di Capitale della Cultura nazionale ad una città candidata che si identifica con Giacomo Puccini, che qui ha vissuto per trent’anni e ha composto le sue opere più famose? Si può non votare per una città dove la creatività e le capacità imprenditoriali vanno al massimo, dove si costruiscono i carri del Carnevale e gli yacht più grandi e ambiti al mondo? Si può non scegliere una città che ha una Passeggiata lunga più due chilometri che è un concentrato di bellezze, architettoniche e naturali, dove basta un semplice movimento degli occhi per spaziare da un palazzo Liberty al mare, fosse pure solo per godersi un tramonto mozzafiato e arrivare a toccare le vette delle Apuane?


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(Canale Burlamacca e la Torre Matilde)


A Viareggio ci sperano. I testimonial eccellenti non mancano, a partire dai viareggini doc Stefania Sandrelli e Marcello Lippi, ma anche toscani che a Viareggio devono molto, essendo stata questa la città dei loro primi successi: Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni, Giorgio Panariello. Conti dalla Cittadella del Carnevale di Viareggio dal 2002 al 2004 ha condotto uno dei suoi programmi più famosi, “Baciami Versilia”. E poi Chef stellati come Cristiano Tomei;  Massimo Moratti ex presidente dell’Inter che ha la casa al mare a Viareggio da una vita; galleristi affermati come Stefano Contini; lo storico dell’arte Luigi Ficacci; stiliste di grido come Chiara Boni; giornalisti e storici come Paolo Mieli, che dal marzo scorso è anche presidente del Premio internazionale di letteratura Viareggio-Repaci, insieme al Bagutta, che lo precede di qualche mese, il più antico premio letterario italiano, fondato nel 1929 da Leonida Repaci, Alberto Colantuoni e Carlo Salsa (Alla cerimonia di inaugurazione della prima edizione del premio, che fu vinta a pari merito da Lorenzo Viani e da Anselmo Bucci, parteciparono Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli).  

Si sono schierati anche un direttore d’orchestra, Alberto Veronesi, e un impresario di eventi musicali, Mimmo d’Alessandro, che nel 2017 è riuscito a portare i Rolling Stones a Lucca Summer Festival, prestigioso appuntamento che organizza dal 1998.


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(Il Gran Caffè Margherita)


È per Viareggio Capitale anche Patti Smith. In un video l'ha elogiata soprattutto per la storia legata a Giacomo Puccini. Ha ascoltato per la prima volta, a dieci anni, “Un bel dì vedremo”, da Madama Butterfly. E da allora è stato amore. Patti Smith infatti, nella classifica delle quaranta canzoni che compongono la colonna sonora della sua vita, mette al primo posto proprio “Un bel dì vedremo”. La città di Viareggio e la Fondazione Festival Pucciniano le hanno conferito il Premio Puccini. La scorsa estate ha aperto la tournée italiana proprio a Torre del Lago Puccini e in quella occasione ha voluto testimoniare l'amore per il grande compositore eseguendo un fuori programma con il pianoforte sul quale Puccini compose le sue opere, con l’interpretazione dell'aria Vecchia Zimarra, una romanza della Boheme.

Tutti dunque a tifare perché Viareggio possa essere scelta come modello culturale da premiare, dove la cultura si sente (come recita lo slogan della candidatura). L'ingresso fra le dieci finaliste è stato salutato con entusiasmo, il sindaco Giorgio Del Ghingaro ha commentato: “È un primo importante risultato che conferma quanto la nostra città sia creativa, attraente, innovativa".

Ma per l'esito più ambito, ossia il riconoscimento di Capitale della cultura per il 2024, senza nulla togliere ai personaggi che abbiamo citato Viareggio punta su un testimonial d’eccellenza, di cui proprio nel 2024 si celebra il centenario della scomparsa: Giacomo Puccini appunto, nato a Lucca ma che a Viareggio ha vissuto per trent’anni, e che ogni anno viene celebrato con un Festival all’aperto, tra le più prestigiose rassegne liriche del mondo. Il Festival è nato quasi come esecuzione testamentaria del Maestro. La rassegna di Torre del Lago è infatti frutto di un desiderio che Puccini espresse in una delle ultime lettere, scritta dalla tenuta all’amico Giovacchino Forzano nel novembre 1924, pochi giorni prima della morte: “… Io vado sempre qui davanti e poi con la barca vado a cacciare i beccaccini … Ma una volta vorrei andare qui davanti ad ascoltare una mia opera all’aperto …”. 



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(Villa Puccini)


Ci piace immaginare che idealmente affiancheranno il Maestro le eroine protagoniste delle sue opere più conosciute. A Viareggio sono state composte Tosca (1900), Madama Butterfly (1904), la Fanciulla del West (19109, La Rondine (1917) e il Trittico (1918). Il luogo magico di tanta ispirazione è la casa che si affaccia sul lago di Massaciuccoli. Puccini amava quello specchio d’acqua così intensamente perché gli permetteva di coltivare le sue due passioni più grandi, la caccia e la musica. La casa oggi è diventata Museo, meta di turisti e studiosi da tutto il mondo. Torre del Lago si identifica con Puccini, a tal punto che ha perfino cambiato nome in Torre del Lago Puccini.

Fra pochissimi giorni si conoscerà il nome della città scelta. In attesa della proclamazione è forte e fondata la convinzione che Viareggio abbia tutte le carte in regola per convincere la giuria. Spiega ancora il sindaco: “Viareggio punta sull’eccezionalità della propria azione contemporanea, con la fantasia e la leggerezza, quelle sì, tipiche della nostra città “.  La città inoltre, sostiene il primo cittadino,  è “giovane, con una quantità incredibile di qualità: un passato recentissimo che da subito l’ha vista al centro della vita culturale italiana, precorrendo i tempi con i primi stabilimenti balneari e poi punto di riferimento per la letteratura, il cinema, la musica, la pittura. Negli ultimi 150 anni artisti da tutta Italia si sono dati appuntamento a Viareggio, crocevia di mondi e sensibilità”.  



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(Il teatro all'aperto Puccini)


Puccini, la Torre Matilde, simbolo della città, uno dei primi baluardi dell’antico borgo marinaro. E poi la Passeggiata, tappa fissa per i visitatori. Viareggio è la città di belle testimonianze liberty, case, negozi, caffè, ben conservati e ancora abitati e vissuti. È difficile riscontrare altrove tanta concentrazione di Art nouveau come lungo la Passeggiata: dal Teatro Eden, che risale al 1930, al Bagno Balena, ai Magazzini Duilio 48, dove si vendeva tutto a 48 centesimi, con le ringhiere in ferro battuto e le finestre a tulipano. Sulla Passeggiata c'è anche il Gran Caffè Margherita, uno dei simboli cittadini, nulla da invidiare ad altri famosi caffè letterari, luogo d’incontro per uomini di cultura, intellettuali, artisti e protagonisti delle cronache mondane. La costruzione originaria era in legno, come tutti gli altri edifici del lungomare. Nel 1917 uno spaventoso incendio li distrusse completamente. L’anima della città fu spazzata via dal fuoco in poche ore. Il Caffè fu ricostruito nel 1928 in muratura. Al progetto lavorarono due dei maggiori esponenti del liberty, l’ingegnere-architetto Alfredo Belluomini e il pittore decoratore Galileo Chini. La facciata d'ingresso ha uno stile arabeggiante, con due torrette simmetriche che ne caratterizzano la silhouette, coronate da cupole a cipolla impreziosite da ceramiche gialle e verdi.


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(Il varo di uno yacht CODECASA)


Viareggio è anche la città di Villa Paolina, residenza della sorella di Napoleone Bonaparte, che la scelse come sua dimora negli ultimi anni di vita; è la città della GAMC, la Galleria di arte moderna e contemporanea che si trova all’interno del Palazzo delle Muse: una collezione di oltre 3000 opere, di 700 artisti del XX secolo, tra le quali 50 tele di Lorenzo Viani, nato e vissuto a Viareggio, esponente dell’espressionismo europeo. E poi le due pinete, quella di Ponente e quella di Levante, e infine l’anima marinara della città, il polo nautico. Quello viareggino registra un terzo del fatturato mondiale dei grandi yacht. Quasi la metà degli scafi extralusso di tutto il mondo (stando alla classifica di SuperYacht Times, il 44 per cento delle imbarcazioni sopra i 30 metri costruite dal 2016 a oggi) sono realizzati in questa cittadina di sessantamila abitanti. Un boom di vendite che non si è fermato nemmeno durante i mesi più bui del lockdown per la pandemia. Per la cerimonia di presentazione della candidatura non a caso è stato scelto il cantiere navale Codecasa, tra i cantieri storici della città, insieme, per ricordarne altri, al gruppo Azimut-Benetti, Cerri, Overmarine, Perini Navi. 

Gli Yacht sono accomunati ai fantastici carri del Carnevale - altro segno distintivo della città - da un particolare: a Viareggio il grande piace, riesce bene, scorre nel sangue dei protagonisti. Sono giganteschi i Carri e sono grandissimi, quasi un primato mondiale ad ogni imbarcazione consegnata, gli yacht a vela e a motore che escono dai cantieri della Darsena. Tra l’altro, i carri del Carnevale così come sono concepiti e congegnati, in particolare per quanto riguarda i movimenti, non sarebbero mai esistiti senza l’aiuto dei carpentieri della nautica. Un’industria fiorente soprattutto del XIX secolo, in cui Viareggio è riuscita a primeggiare anche grazie all’invenzione di alcune tipologie di imbarcazioni: una tradizione che viene da lontano, dagli inizi dell’800, dalla tartana “San Pietro” costruita da Valente Pasquinucci insieme al calafato Pasquale Bargellini. Nel 1811 la flotta viareggina vantava 19 barche da trasporto e 24 da pesca.


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Ma l’invenzione per eccellenza che ha fatto conoscere e apprezzare nel mondo i costruttori di barche viareggini è il Barcobestia, l’antesignano dei superyachts di oggi. Si tratta di un veliero molto diffuso, una nave goletta la cui produzione è andata avanti dai primi del Novecento fino a metà del secolo scorso. Misurava dai 30 ai 40 metri e prevedeva tre alberi, di cui il primo armato con vele quadre, gli altri due con vele auriche, con una stazza compresa fra le 800 e le 1500 tonnellate. La caratteristica più evidente era la prua più alta della poppa, quest’ultima sottile e slanciata, dalla elegante rotondità ovale. Gli inglesi, che di navi e navigazione si intendono, non esitarono a definirla “the best bark” (il miglior veliero a palo). A Viareggio lo ribattezzarono barcabest, poi diventato barcobestia.

E insomma, nell'attesa Viareggio ci spera davvero: come si fa a non premiare una città come questa?

 

 *FRANCO DE FELICE  (Del 1949, nativo sambenedettese e con la passione del mare. Studi classici, ingegnere meccanico mancato per colpa del giornalismo. Ho cominciato nel 1975 con l’Unità, da San Benedetto del Tronto ad Ancona, a Bologna a Roma. Ho lasciato l’Unità nel dicembre del 1988 per la Rai, ricominciando di fatto lo stesso percorso, da Ancona a Bologna, poi a Firenze, dove per dodici anni sono stato a capo della redazione toscana. La mia residenza è ancora in provincia di Firenze, ma il cuore è rimasto a San Benedetto del Tronto)
 


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