Cani, scogli, sputi e schizzi tornando da Vulcano

di ANNAMARIA GALLO*

Quando le vedi sulle carte sono solo scogli, quando poi ci passi in mezzo sono piccole isole, cioè grandi scogli.

Questa è un'alba lattiginosa, densa e spessa. Di aspettative. C'è la bella coppia toscana in viaggio di nozze col cane. C'è il gay diabetico, anche lui ha un cane e lo accarezza mentre le isole appaiono e spariscono nella nebbia. Salina, lì c'è Alicudi e più avanti Lipari col suo cimitero monumentale affacciato sul mare. Proprio lì, sul porto, a sinistra una bella cattedrale e davanti, maestosamente inesorabile e terrazzato, il cimitero. Memento morì, anche se stai andando in vacanza.

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(foto di Annamaria Gallo)

Il gay calvo parla e parla, delle sue diagnosi, di suo fratello che è un medico malvagio e metà di me lo ascolta e interloquisce, addirittura. Io intera sto andando in vacanza, dovevo essere sul Balaton, in cerca degli Antichi Cristiani (secondo Rumiz sono i migliori giardinieri d'Europa... Bisogna andare in primavera, massimo fine estate) e poi sulla Transiberiana. Invece navigo verso un vulcano perché nella vita non si può mai dire e la mia nuova vita è stata scompaginata dal virus.

Tropici italiani. Papà, mamma ed una figlia con un bel viso che, però, stazza intorno ai 90 kg e, se così non fosse, non sarebbe qui. A Milwaukee sarebbe a spassarsela con una manciata di BBW, big beautiful women mezze sbronze, allegramente a caccia di giovanotti da strizzare tra le grandi tette. Ma sta qui, desolata, coi pantaloncini che le attanagliano le cosce, e hanno ordinato cinque cornetti e due brioche col gelato in tre. Una strage di famiglia.

Eucalipti e palme, niente di autoctono. Ai tempi degli antichi romani, evidentemente, i siculi erano così piccini da sdraiarsi all'ombra dei capperi. Il Vulcano, bisogna proprio salire. È inevitabile, sono qui per questo visto che lì dentro tutto inizia, poi finisce e ricomincia di nuovo; è un luogo terapeutico.

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(foto di Annamaria Gallo)

Mela si chiama Maria Elena e l'ho conosciuta nelle acque ribollenti, sotto il ridicolo castello del Capitano Stevenson, un irlandese che all'inizio del diciannovesimo secolo compro' più di metà dell'isola, ne sfruttò le risorse minerarie ed iniziò a coltivare vigne "solforose"; potenziò la coltura dei gelsi ed inventò un modo di invecchiare il vino prima in botti di legno e poi nell'acciaio. Qui sull'isola cresce anche una pianta unica, pare esista solo qui (il nome non me lo ricordo perché ho bevuto, appunto, il vino solforoso del Capitano Stevenson) e non so proprio a cosa possa servire questa essenza vegetale. Il ridicolo castello del Capitano ospita una boutique, look cosiddetto stile eoliano, tipo Sorrento Style, cose così, e giace accanto alle pozze fangose che andavano proprio bene, facevano così bene che da giugno le hanno sequestrate.

Mela ha la faccia tutta tatuata ma non è Maori, viene dalla Balduina, in realtà si chiama Maria Elena, ha le labbra bordate in vinaccia e palpebre e sopracciglia nere bluastre. Non le ho chiesto perché va in giro così combinata perciò mi ha invitato ad andare con la sua barca alle piscine di Venere, carina. Peccato che il giorno dopo è arrivata in ritardo e sbronza. Alle piscine di Venere non ci siamo mai arrivate, dopo aver tamponato una barca ed un gommone e comunque le avremmo trovate chiuse causa Covid.  "Coviddi nunn'è" ma invece pare che ci sia. Non mi ero accorta che la proprietaria, marinaia, barcaiola nonché timoniera fosse ciucca perché se no non mi sarei così divertita, lì alle sabbie nere la conoscono tutti, è uno spasso, ma decisi che il giorno dopo sarei andata in giro per fatti miei anche se avevo capito perché è tanto sola. "Ognuno sta solo nel cuor della terra"... D'accordo, ma io non ero andata fin laggiù a fare l'infermiera, al limite la baby sitter a un poderoso, giovane marinaio. Sordomuto, ove possibile. 

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Salgo, salgo... Sono la più mattiniera, non c'è nessuno e sta tuonando, Efeso è al lavoro... Il più antico tra gli operai specializzati, ma se mi becco un fulmine non c'è nemmeno un francese tignoso a chiamare i carabinieri. Un mucchietto di cenere puzzolente, tra le fumarole. 600 metri, la lava cambia colore e adesso è gialla, tutto ciò che rimane dei cespugli è nero, che palette: cielo bianco, rocce gialle, rami neri... Niente insetti (troppo zolfo) e quindi niente uccelli, sali, salgo ma chi me l'ha fatto fare. Navigare Necesse, lì dentro, qui sotto, tutto inizia, tutto finisce e poi ricomincia. L' ho insegnato per quarant'anni, perciò ci devo andare e dopo il tornante il vento mi fredda la maglietta ma si vedono tutte le Eolie. 200 metri al cratere, bisogna stare attenti a non cadere, se respiri un po' di questa nebbiolina mefitica entri davvero nell'Ade ma io non ho tempo di andare a salutare tutti i miei cari estinti perché devo andare a Venezia con i miei nipoti. La ricordo specchiata negli occhi di Benedetta e lo stupore di Carlotta, Venezia... Ce li devo assolutamente portare. 100 metri e arrivano due coppie giovani, daje, adesso posso inciampare.

Il banano sventola le sue grandi foglie sfilacciate, sembrano le bandiere di Surf and Music alla fine dell'estate e di questo si tratta perché siamo quasi all'equinozio d'autunno. Fino a oggi questi erano i giorni del mio capodanno perché iniziava la scuola ma mentre gli altri fanno riunioni e contano le mascherine io vado alle sabbie nere. Poi farò colazione, ne faccio sempre una da sola con un cappuccino comprato la sera prima, i mattinieri devono sapersi organizzare. Ab Insulam, la pena per le adultere ai tempi dell'antica Roma; se fosse ancora in vigore da Ventotene a Capraia, passando per Marettimo a Filicudi, sarebbe come Corso Sempione a Milano. Meno male che le fedifraghe vengono punite sui social sennò nelle piccole isole non si troverebbe una stanza manco a morire.

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Un'isola piccola è meglio, ha poco dietro e tanto davanti e ciò è bene. Panarea, per esempio, è piccola ma era la più grande, esplosa e sprofondata anch'essa e Vulcano, il vulcano primordiale antichissimo e ancora così attivo e Filicudi dove, da quando pare sia morto l'ultimo somaro, sono nei guai per via di tutte quelle scale. Ci sono parecchi spiaggiati qua, una di Torino, un veneto che "ho ripreso a bere da poco"..., "I primi anni non toccavo un goccio, ogni tanto mio figlio viene a trovarmi"... Per lui è tempo di cambiare paesaggio, Alaska o terra del Fuoco, la piccola isola non basta più. Che poi, in fondo, niente basta mai se la malmostosità te la porti dentro. Il magone non si scioglie nemmeno nelle acque termali, ci vogliono le gocce.

Sono francesi, lei non vede bene anche con gli occhiali molto seri che porta, la figlia la tiene leggera leggera per il gomito, chi tiene chi all'imbarco per Alicudi? Sono belle, solo a Parigi vestono così... Eleganti, niente di superfluo, mai. Solo un tocco, labbra rosse oppure un piccolo foulard. Poco: less is better anyway.

vulcano7jpg(foto di Annamaria Gallo)

Lo sapevo, accidenti a me. Tutti buttati sul ponte scoperto, tutti urlano per parlarsi, tutti senza mascherina e gli sputi si mischiano agli schizzi; oggi 19 settembre 2020 col secondo picco che si affaccia. Gli sputi e gli schizzi in un allegro vociare. Lady Panarea siede in un concept store piuttosto fico, roba di Indonesia o giù di lì; ha un abito blu e bianco e la stessa fantasia ce l'ha in faccia sotto forma di mascherina. Sente poco ma le chiedo se è contenta della sua creatura e mi risponde che cerca ancora di migliorarla. Sempre. Che tempra.


*ANNAMARIA GALLO (Roma, 1957. Insegna geografia da quarant'anni e negli ultimi lo ha fatto in carcere. Viaggia sola, col marito, con le figlie... Tra poco coi nipoti)

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